A07nterno:ACTAORDINIS 16/5/07 16:36 Page 44 AN. CXXVI – IANUARII-APRILIS 2007 – FASC. IVita in Cristo, 648) di quello che ha portatoil Figlio di Dio ad unirsi a noi fino al puntodi soffrire come proprie le conseguenze deinostri delitti?“Colui che hanno trafitto”Cari fratelli e sorelle, guardiamo a Cristotrafitto in Croce! È Lui la rivelazione piùsconvolgente dell’amore di Dio, un amorein cui eros e agape, lungi dal contrapporsi,si illuminano a vicenda. Sulla Croce è Diostesso che mendica l’amore della sua creatura:Egli ha sete dell’amore di ognuno dinoi. L’apostolo Tommaso riconobbe Gesùcome “Signore e Dio” quando mise la manonella ferita del suo costato. Non sorprendeche, tra i santi, molti abbiano trovato nelCuore di Gesù l’espressione più commoventedi questo mistero di amore. Si potrebbeaddirittura dire che la rivelazione dell’erosdi Dio verso l’uomo è, in realtà, l’espressionesuprema della sua agape. Inverità, solo l’amore in cui si uniscono il donogratuito di sé e il desiderio appassionatodi reciprocità infonde un’ebbrezza che rendeleggeri i sacrifici più pesanti. Gesù hadetto: «Quando sarò innalzato da terra, attireròtutti a me» (Gv 12,32). La risposta cheil Signore ardentemente desidera da noi èinnanzitutto che noi accogliamo il suo amoree ci lasciamo attrarre da Lui. Accettare ilsuo amore, però, non basta. Occorre corrisponderea tale amore ed impegnarsi poi acomunicarlo agli altri: Cristo “mi attira asé” per unirsi a me, perché impari ad amarei fratelli con il suo stesso amore.Sangue ed acqua«Volgeranno lo sguardo a Colui che hannotrafitto». Guardiamo con fiducia al costatotrafitto di Gesù, da cui sgorgarono“sangue e acqua” (Gv 19,34)! I Padri dellaChiesa hanno considerato questi elementicome simboli dei sacramenti del Battesimoe dell’Eucaristia. Con l’acqua del Battesimo,grazie all’azione dello Spirito Santo, sidischiude a noi l’intimità dell’amore trinitario.Nel cammino quaresimale, memori delnostro Battesimo, siamo esortati ad uscireda noi stessi per aprirci, in un confidente abbandono,all’abbraccio misericordioso delPadre (cfr S. Giovanni Crisostomo, Catechesi,3,14 ss.). Il sangue, simbolo dell’amoredel Buon Pastore, fluisce in noi specialmentenel mistero eucaristico: «L’Eucaristiaci attira nell’atto oblativo di Gesù…veniamo coinvolti nella dinamica della suadonazione»” (Enc. Deus caritas est, 13).Viviamo allora la Quaresima come un tempo‘eucaristico’, nel quale, accogliendo l’amoredi Gesù, impariamo a diffonderlo attornoa noi con ogni gesto e parola. Contemplare“Colui che hanno trafitto” cispingerà in tal modo ad aprire il cuore aglialtri riconoscendo le ferite inferte alla dignitàdell’essere umano; ci spingerà, in particolare,a combattere ogni forma di disprezzodella vita e di sfruttamento dellapersona e ad alleviare i drammi della solitudinee dell’abbandono di tante persone. LaQuaresima sia per ogni cristiano una rinnovataesperienza dell’amore di Dio donatociin Cristo, amore che ogni giorno dobbiamoa nostra volta “ridonare” al prossimo, soprattuttoa chi più soffre ed è nel bisogno.Solo così potremo partecipare pienamentealla gioia della Pasqua. Maria, la Madre delBell’Amore, ci guidi in questo itinerarioquaresimale, cammino di autentica conversioneall’amore di Cristo. A voi, cari fratellie sorelle, auguro un proficuo itinerarioquaresimale, mentre con affetto a tutti inviouna speciale Benedizione Apostolica.Dal Vaticano, 21 novembre 2006BENEDICTUS PP. XVI[© Copyright 2006 - Libreria Editrice Vaticana]2. Pace e BenePiazza San Pietro, Angelus,lunedì, 1° gennaio 2007Cari fratelli e sorelle!All’inizio del nuovo anno sono lieto dirivolgere a tutti voi, presenti in Piazza SanPietro, e a quanti sono collegati con noi mediantela radio e la televisione i più cordiali
A07nterno:ACTAORDINIS 16/5/07 16:36 Page 5EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS5auguri di pace e di bene! La luce di Cristo,Sole apparso all’orizzonte dell’umanità, illuminiil vostro cammino e vi accompagnilungo l’intero 2007!Con felice intuizione, il mio veneratoPredecessore, il Servo di Dio Paolo VI, havoluto che l’anno si aprisse sotto la protezionedi Maria Santissima, venerata comeMadre di Dio. La Comunità cristiana, che inquesti giorni è rimasta in orante adorazionedinanzi al presepe, guarda oggi con particolareamore alla Vergine Madre. Si immedesimacon Lei mentre contempla il Bambinoappena nato, avvolto in fasce e deposto nellamangiatoia. Come Maria, anche la Chiesaresta in silenzio, per cogliere e custodirele risonanze interiori del Verbo fatto carne enon disperdere il calore divino-umano chesi sprigiona dalla sua presenza. E’ Lui laBenedizione di Dio! La Chiesa, come laVergine, non fa altro che mostrare a tuttiGesù, il Salvatore, e su ciascuno riflette laluce del suo Volto, splendore di bontà e diverità.Quest’oggi contempliamo Gesù, nato daMaria Vergine, nella sua prerogativa di vero«Principe della Pace» (Is 9,5). Egli «è lanostra pace», venuto ad abbattere il «murodi separazione» che divide gli uomini e ipopoli, cioè «l’inimicizia» (Ef 2,14). Perquesto, sempre Paolo VI, di venerata memoria,volle che il 1° gennaio diventasseanche la Giornata Mondiale della Pace: perchéogni nuovo anno incominci nella lucedi Cristo, il grande pacificatore dell’umanità.Rinnovo quest’oggi il mio augurio dipace ai Governanti e ai Responsabili delleNazioni e degli Organismi internazionali ea tutti gli uomini e le donne di buona volontà.Lo faccio particolarmente con lo specialeMessaggio che ho preparato insiemeai miei collaboratori del Pontificio Consigliodella Giustizia e della Pace, e che quest’annoha per tema: «La persona umana,cuore della pace». Esso tocca un punto essenziale,il valore della persona umana, cheè la colonna portante dell’intero grande edificiodella pace. Oggi si parla molto di dirittiumani, ma spesso si dimentica che essihanno bisogno di un fondamento stabile,non relativo, non opinabile. E questo nonpuò che essere la dignità della persona. Il rispettoper questa dignità comincia dal riconoscimentoe dalla tutela del suo diritto avivere e a professare liberamente la propriareligione.Alla Santa Madre di Dio rivolgiamo confiducia la nostra preghiera, perché si sviluppinelle coscienze il sacro rispetto per ognipersona umana e il fermo ripudio dellaguerra e della violenza. Aiutaci, Maria, Tuche hai dato al mondo Gesù, ad accogliereda Lui il dono della pace e ad essere sincerie coraggiosi costruttori di pace.BENEDETTO XVI3. Omelia a conclusione della settimanadi preghiera per l’unità dei cristianiPatriarcale Basilica di San Paolo fuori le Mura,25.01.2007Cari fratelli e sorelle!Durante la “Settimana di preghiera”, chequesta sera si conclude, si è intensificata,nelle varie Chiese e Comunità ecclesiali delmondo intero, la comune invocazione al Signoreper l’unità dei cristiani. Abbiamo meditatoinsieme sulle parole del vangelo diMarco proclamate poc’anzi: «Fa udire i sordie fa parlare i muti» (Mc 7,37), tema biblicoproposto dalle Comunità cristiane delSud Africa. Le situazioni di razzismo, di povertà,di conflitto, di sfruttamento, di malattia,di sofferenza, nelle quali esse si trovano,per la stessa impossibilità di farsi comprenderenei propri bisogni, suscitano inloro un acuta esigenza di ascoltare la paroladi Dio e di parlare con coraggio. Essere sordomuto,non poter cioè né ascoltare né parlare,non può infatti essere un segno di mancanzadi comunione e un sintomo di divisione?La divisione e l’incomunicabilità,conseguenza del peccato, sono contrarie aldisegno di Dio. L’Africa ci ha offerto quest’announ tema di riflessione di grande importanzareligiosa e politica, perché “parlare”e “ascoltare” sono condizioni essenzialiper costruire la civiltà dell’amore.Le parole «Fa udire i sordi e fa parlare imuti» costituiscono una buona notizia, che
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