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A RITROSO SCRIVENDO

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nerario scientifico alla ricerca dei grandi monasteri costruiti molti<br />

secoli prima nelle valli dell’Himalaya, ma anche un grande viaggio<br />

iniziatico. Entrava negli stupa, consultava i sacri testi della tradizione<br />

lamaica, dibatteva in sanscrito con i monaci i misteri della fede<br />

e meditava con i pellegrini che si aggiravano solitari attraverso i<br />

grandi silenzi tibetani. Farà da allora altri sette viaggi in Tibet e quattro<br />

in Nepal: 18.000 chilometri a piedi e quattro in tenda dove volle<br />

«sperimentare le liturgie sottili che sommuovono tutto l’io, liberano<br />

aspettazioni stupefatte e pavide». L’iniziazione risale al 1935 e<br />

avvenne sotto la guida spirituale dell’abate di Saskya. Di lì a poco<br />

cominciarono a piovere su di lui i riconoscimenti delle più prestigiose<br />

società accademiche d’Europa. l’incontro con il fascismo<br />

avvenne quando Tucci volle che anche l’Italia avesse un grande<br />

istituto dedicato agli studi sul medio e l’estremo Oriente. La pratica<br />

si perdette nei labirinti della burocrazia romana fino a quando il<br />

«buddista» entusiasta e impaziente decise di bussare alla porta di<br />

Giovanni Gentile, allora considerato «filosofo del regime». Gentile<br />

capì l’importanza del progetto, scrisse lo statuto della nuova istituzione,<br />

ottenne l’approvazione di Mussolini e creò l’Ismeo di Palazzo<br />

Brancaccio: un centro di ricerche filologiche e studi asiatici, uno<br />

dei migliori biglietti da visita culturali dell’Italia nelle regioni a cui<br />

Tucci aveva dedicato la sua vita. Fu anche un istituto del regime al<br />

servizio della politica estera italiana? Sappiamo che l’archeologia<br />

e le spedizioni scientifiche furono spesso negli ultimi centocinquant’<br />

anni, per tutti i Paesi occidentali, il «proseguimento della politica<br />

con altri mezzi». E sappiamo che Tucci fu il regista degli incontri che<br />

Mussolini ebbe con Chandra Bose, leader del nazionalismo indiano<br />

anti-britannico, prima e durante la Seconda guerra mondiale. Ma<br />

Tucci, divenuto ormai accademico d’Italia, fu fascista con lo stile e<br />

il distacco del grande intellettuale a cui premeva soprattutto creare<br />

rapporti culturali e spirituali con le grandi fonti del pensiero orientale.<br />

La politica non gli chiese mai quello che egli non avrebbe<br />

potuto dare, ed egli dette alla politica soltanto ciò che era compatibile<br />

con il rigore e l’obiettività degli studi.<br />

Sergio Romano<br />

Corriere della Sera (10 giugno 2008)<br />

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