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A RITROSO SCRIVENDO

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Lettere al Corriere<br />

CONFLITTI E STRATEGIE<br />

La lotta non violenta<br />

Caro Romano, nella sua risposta sulla visita di Gandhi a Roma<br />

del 1931 lei ha menzionato la Satyagraha, la forma di resistenza<br />

passiva con cui l’India ottenne l’indipendenza. Mi permetto di<br />

porle un quesito su un possibile paragone con il conflitto israelopalestinese.<br />

Mi sono spesso chiesto quale sarebbe stata la reazione<br />

del popolo israeliano, ma ancor di più dell’opinione pubblica<br />

occidentale, ad una forma di lotta non violenta adottata dai palestinesi.<br />

Se i loro «martiri» anziché immolarsi nell’assassinio altrui avessero<br />

adottato la Satyagraha, non avrebbero ottenuto maggiori<br />

risultati? O è l’appartenenza ad una certa cultura che ha reso<br />

inconcepibile una strategia del genere?<br />

Mario Taliani Noceto (Pr)<br />

Quella «certa cultura» che ha ispirato la resistenza dei palestinesi<br />

mi sembra essere la stessa che ha ispirato gli irlandesi dell’Ira<br />

e i baschi dell’Eta. Può essere criticata e deplorata, ma non può<br />

essere considerata né tipicamente musulmana né tipicamente cristiana.<br />

Sergio Romano<br />

Corriere della Sera (2 agosto 2009)<br />

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