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progetto andò in porto e divenne la Grande enciclopedia italiana,<br />
generalmente nota come «la Treccani». Ma fu realizzato da Gentile<br />
dopo uno scontro tra il ministro e l’editore che si concluse con l’estromissione<br />
del secondo dalla direzione della Leonardo. Formiggini<br />
si vendicò con un pamphlet satirico contro Gentile, intitolato «La<br />
ficozza filosofica del fascismo», che apparve nell’ottobre del 1923<br />
e fu più volte ristampato. Aveva un temperamento polemico, una<br />
penna pungente, un umorismo bonario e goliardico. La sua maggiore<br />
iniziativa editoriale, del resto, fu una collana intitolata «I classici<br />
del ridere» che esordì nel 1913 con il Satyricon di Petronius<br />
Arbiter e pubblicò 86 volumi fra cui opere di Boccaccio, Carlo<br />
Porta, Claude Tiller, Charles de Coster, Alessandro Tassoni, Sholom<br />
Aleichem, Giordano Bruno, Laurence Sterne, Terenzio, Chamfort,<br />
Rabelais, Teofilo Folengo, Apuleio, Jonathan Swift, Courteline,<br />
Diderot, Edgar Allan Poe, Hoffmann. La copertina era in «simil-pergamena<br />
», ornata da disegni e fregi di Alfredo De Karolis, pittore<br />
molto amato da Gabriele D’Annunzio. Ogni libro era illustrato da un<br />
buon disegnatore, le traduzioni delle opere straniere erano generalmente<br />
buone. Dietro queste iniziative culturali ed editoriali vi era<br />
un uomo generoso, cresciuto nella cultura positivista dei primi del<br />
Novecento e ispirato dai grandi ideali umanitari del socialismo riformista.<br />
Era nato in una famiglia di ebrei modenesi entusiasticamente<br />
risorgimentali (un antenato, Mosé Formiggini, aveva preso posto<br />
fra i centumviri della Repubblica Cispadana dopo la ventata giacobina<br />
che scese dalla Francia con il generale Bonaparte). Ma il<br />
suo distaccato ebraismo fu sempre molto meno importante del<br />
sentimento nazionale e degli ideali umanitari. È questa la ragione<br />
per cui sentì le leggi razziali come un evento incomprensibile. Il 29<br />
novembre 1938 prese il treno per Modena, salì sulla torre della<br />
Ghilardina e si gettò nel vuoto. Pochi giorni prima aveva scritto a<br />
sua moglie: «Io debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti<br />
razzisti richiamando l’attenzione sul mio caso che mi pare il<br />
più tipico di tutti». Ricordò di appartenere a una famiglia «in cui<br />
molti rami sono cattolici da generazioni remote» e aggiunse:<br />
«Sopprimendo me, affranco la mia diletta famigliola dalle vessazioni<br />
che potrebbero derivare dalla mia presenza: essa ridiventa<br />
ariana pura e sarà indisturbata. Le cose mie più care, cioè il mio<br />
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