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Lettere al Corriere<br />
AFGHANISTAN<br />
Produzione di oppio<br />
Caro Romano, in Afghanistan il 2008 sarà un’annata d’oro<br />
per la produzione d’oppio. Dopo il boom del 2007 si constata inoltre<br />
che oltre all’oppio grezzo quel Paese sarà in grado anche di<br />
esportare direttamente morfina ed eroina raffinate in laboratori<br />
clandestini. Ma come è possibile che, nonostante la presenza delle<br />
truppe internazionali, anche quest’ anno si registri un boom della<br />
produzione di droghe in quel Paese? Come può accadere che<br />
impegnate come sono nella lotta ai talebani le forze Nato non<br />
siano riuscite minimamente a ridurre tale mercato? Personalmente<br />
considero che l’intervento in Afghanistan fosse necessario e dovuto<br />
sin dalla distruzione dei Buddha di Bamiyan, e prima ancora<br />
dell’11 settembre quindi, per aiutare quel popolo a uscire dallo<br />
stato in cui si trova. Capisco pure che certe «abitudini» contadine,<br />
come quella della coltivazione della coca in America latina, siano<br />
difficili da estirpare, ma l’apprendere che oltre un terzo dell’economia<br />
afghana dipenda ancora, con un ulteriore incremento negli<br />
ultimi due anni, dalla produzione di droga, mi lascia perplesso.<br />
Mario Taliani<br />
Ciò che sta accadendo è possibile perché le forze della Nato<br />
controllano a malapena metà del territorio afghano.<br />
Sergio Romano<br />
Corriere della Sera (25 febbraio 2008)<br />
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