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CHI SONO I «MODERATI»: UNA PAROLA CON MOLTI SENSI<br />
Ultimamente nella politica nazionale, al pari di quella locale,<br />
è tutto un «correre dietro» ai moderati. Come ai tempi del proporzionale,<br />
è questo il bacino su cui si gioca la vittoria in qualunque<br />
competizione elettorale. Ed è tutto un affannarsi a chiamarsi tali.<br />
Dal presidente del Consiglio al sindaco del più piccolo consiglio<br />
comunale difficilmente ormai non ci si definisce così. Ma che significa,<br />
oggi, essere moderati? E che cosa ha significato esserlo negli<br />
anni scorsi nel nostro Paese quando esisteva un partito come la Dc<br />
che era il partito moderato per antonomasia? Personalmente, non<br />
riesco a non sorridere nell’assistere a questo affanno, pur considerando<br />
me stesso un moderato!<br />
Mario Taliani<br />
Caro Taliani, «moderato» è una delle parole più usate e<br />
bistrattate del linguaggio politico italiano. Il suo significato cambia<br />
a seconda delle circostanze, del contesto storico e persino del<br />
tono di voce con cui la parola viene pronunciata. Nel Risorgimento<br />
i moderati sono quelli che vogliono l’unità d’Italia, ma temono le<br />
derive repubblicane o socialiste e vedono nella monarchia dei<br />
Savoia una garanzia anti-rivoluzionaria. Nel regime fascista i moderati<br />
sono quelli che temono la «seconda ondata», vale a dire i rigurgiti<br />
rivoluzionari del movimento, e vedono nell’ala radicale del corporativismo,<br />
non senza qualche ragione, una specie di comunismo<br />
strisciante. Nell’Italia democristiana sono quelli che si oppongono<br />
al centrosinistra, al compromesso storico, ai governi di solidarietà<br />
nazionale. Ma possono essere moderati anche quelli che si piegano<br />
alla necessità di un accordo con le sinistre e fanno del loro<br />
meglio per svuotarlo dei suoi aspetti più pericolosi. Per i loro oppositori<br />
di sinistra o di destra questi moderati sono quindi ignavi, opportunisti,<br />
ipocriti. Più recentemente la parola è stata spesso usata per<br />
definire quella parte del mondo musulmano che non ha una concezione<br />
totalitaria dell’esistenza, che non è «jihaddista», che non<br />
vuole distruggere l’Occidente, che crede nell’adattamento<br />
dell’Islam alla modernità e nella pacifica convivenza di culture religiose<br />
diverse. Ma i nemici delle comunità multietniche sono con-<br />
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