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Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, 2003 - contra-versus

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218<br />

CAPPrOLO NONO<br />

data col tempo, ma non dice quanto. I1 corollario di questa indeterminatezza<br />

temporale è rappresentato dal fatto che le strutture<br />

viventi accelerano la degradazione entropica rispetto alla situazione<br />

in cui esse non fossero presenti. Ognuno di noi dovrebbe notare<br />

questo caso unico, dove l'assenza o la presenza di vita assume rilevanza<br />

in una legge naturale. Invertendo il ragionamento essa ci<br />

dice che, laddove non c'è energia disponibile, non ci sarà nemmeno<br />

vita. Possiamo, perciò, scegliere di aumentare l'uso dell'energia e<br />

della materia disponibile, oppure di ridurlo, entro un certo limite.<br />

In virtù di questi effetti della legge di entropia, una legge naturale,<br />

sarebbe cosa sensata proporre, come ho fatto, un programma fatti-<br />

~ -<br />

bile di conservazione, per assicurare la sopravvivenza della nostra<br />

specie su questo pianeta il più a lungo possibile. Questo programma<br />

dovrebbe rappresentare, appunto, il principale scopo dell'ecologia<br />

scientifica, poiché non ha alcun senso parlare di massimizzare la<br />

sopravvivenza senza un progetto di conservazione.<br />

Tre anni prima dell'embargo petrolifero del 1973-74 e l'anno precedente<br />

l'uscita di The Limits to Growth, proposi un programma<br />

bioeconomico specifico, per quanto possa esserlo un programma del<br />

genere. Tuttavia la sua specificità non avrebbe dovuto essere ignorata,<br />

visto che ne costituiva l'aspetto caratterizzante. A questo proposito<br />

non concordo con i miei avversari; credo fermamente che<br />

qualsiasi progetto inteso a mantenere un'esistenza tollerabile per<br />

tutta l'umanità in futuro, debba intervenire principalmente dal lato<br />

della domanda, e non da quello dell'offerta, come in voga al giorno<br />

d'oggi.<br />

Occorre sbarazzarsi: 1) del desiderio di utilizzare mezzi mastodontici<br />

come i Concorde, oppure macchine talmente grandi da occupare<br />

due garage, o che possono arrivare a 100 miglia all'ora prima che<br />

si scaldi l'accendi sigaretta; 2) dell'infatuazione per la moda, vera<br />

e propria malattia della mente delle donne e degli uomini moderni;<br />

3) dell'ebbrezza di usare congegni <strong>contra</strong>ddittori, come l'automobilina<br />

elettrica per il golf; 4) delle nostre abitudini nei confronti<br />

dell'eccesso: troppo veloce, troppo fresco, troppo riscaldato ecc.<br />

In poche parole, il mio programma bioeconomico richiedeva la<br />

rinuncia a tutti i lussi e anche a qualche comfort. Come ho detto,<br />

questo programma non è stato accolto dai miei colleghi in maniera<br />

positiva. Cosi, quando fu richiesta la seconda ristampa del mio<br />

I<br />

1<br />

Q110 VAUIS HOMO SAPIEXS-SAPIENS? 219<br />

pamphlet, ne fui eccitato e sorpreso insieme. L'anno successivo la<br />

Harvard University Press mi fece l'onore di pubblicare un'analisi<br />

estesa della teoria bioeconomica e del legame indissolubile tra la<br />

legge di entropia e i1 processo economico e le derivanti conseguen-<br />

ze. La monografia ottenne critiche entusiastiche, e oggi, dopo molte<br />

ristampe, è ancora disponibile presso la casa editrice, pur non es-<br />

sendo nel catalogo di vendita.> Ciò significa forse che il programma<br />

bioeconomico ha ottenuto un insolito successo? Stranamente e sfor-<br />

tunatamente per me, devo dire di no! Ha ricevuto sì molti elogi<br />

dagli intellettuali, ma pochissima attenzione e sostegno dalla gente<br />

comune, nessun esplicito consenso o dissenso, solo un pacato e gen-<br />

tile silenzio, o un fin de non recevoir, come il mio caro amico Ste-<br />

-<br />

fano Zamapni l'ha definito. Sono state molte le cause di auesto<br />

atteggiamento, che perlopiù attengono alla sociologia degli scienziati."<br />

Tanto oer cominciare. l'incredibile fanfara che il Club di Roma<br />

ha organizzato per promuovere il testo The Limits to Growth ha<br />

condizionato il modo in cui il problema dell'insufficienza delle risorse<br />

naturali è stato trattato da quel momento in poi. Aver presentato,<br />

per la prima volta, il problema dell'insufficienza delle risorse<br />

in termini giornalistici, ha portato la gente a pensare che chiunque<br />

potesse esprimere un giudizio al riguardo, esattamente come accade<br />

per le questioni politiche. I problemi dell'ambiente si sono trasformati<br />

in argomenti da bar o Kaffeehaus, come direbbero i viennesi.<br />

A coloro che affrontavano il problema in modo analitico, rivelando<br />

cosi l'inconsistenza degli argomenti delle nuove leve di ecologisti,<br />

veniva impedito di prendere la parola in ogni modo e in ogni luogo.<br />

I1 solito gruppo di persone, sempre impegnato a trovare nuovi<br />

argomenti - non tecnici - per sostenere le proprie ambizioni,<br />

cominciò un'incursione verso quella che, prima di allora, era terra<br />

di nessuno. E la corsa è ancora in atto. Oggi le biblioteche strari-<br />

pano di libri che trattano ogni sorta di problema ecologico. I più<br />

venduti sono proprio quelli che esprimono maggior ottimismo. [...l<br />

Gli economisti si sono distinti come la categoria più estranea al<br />

problema della scarsità delle risorse naturali. Alcuni si sono aggrap-<br />

i Dico questo non per mancanza di niodestia, ma perche vorrei ritornarci sopra in seguilo.<br />

C Ltieorgescu-Roegcn prla di «sociologia degli scienziati. e tiori di esociologia della scienza»<br />

~ichk<br />

non ritiene che la escietizafi costituisca in alcun modo una .società», N d. T.].

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