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Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, 2003 - contra-versus

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46 MAURO BONAIU~?<br />

cosi l'ipertrofismo della megamacchina tecnoscientifica nelle mo-<br />

derne società occidentali, che si mostra ancora in continua crescita.<br />

Questo processo, accelerato daila globalizzazione dei mercati,<br />

produce un'evidente emergenza sul piano distributivo: dati gli at-<br />

tuali sistemi di distribuzione del reddito e delle proprietà, il pro-<br />

cesso autoaccrescitivo della tecnologia porta con sé una crescente<br />

differenziazione dei redditi. In altre parole i ricchi divengono sem-<br />

pre più ricchi e i poveri sempre più poveri (spirale o forbice dei red-<br />

diti). L'evidenza empirica a questo riguardo è robusta. Un solo<br />

dato per tutti: il reddito annuale delle 225 persone più ricche del<br />

pianeta supera la somma dei redditi annuali del 47 per cento della<br />

popolazione mondiale (2 miliardi e 500 milioni di persone).43<br />

La progressiva concentrazione del progresso tecnologico nei paesi<br />

occidentali e nelle mani di poche imprese transnazionali comporta<br />

l'emergere di una crescente ineguaglianza nella distribuzione del<br />

reddito. Il ragionamento può essere articolato a vari livelli (di sin-<br />

golo mercato o aggregato) sino a comprendere interi Stati-nazione.<br />

Chi può oggi francamente aspettarsi che il Bangladesh entri nella<br />

corsa tecnologica, si metta a produrre telefonini o anche solo auto-<br />

mobili o prodotti di medio livello tecnologico a prezzi competitivi?<br />

Queste economie più povere sono ormai escluse dalla competizione<br />

internazionale, sono ormai, per dirla con Latouche, «buone per la<br />

rottamazione».<br />

E importante notare che l'ineguaglianza, oltre a essere l'effetto<br />

della ricerca spasmodica dell'efficienza, ne è anche, in qualche<br />

modo, la causa. In altre parole l'ineguale distribuzione dei redditi<br />

(e dunque la presenza di individui disposti a offrire il proprio la-<br />

voro a salari estremamente bassi) è funzionale alla minimizzazione<br />

dei costi per le imprese e consente perciò di mantenere o di accre-<br />

scere nuovamente l'efficienza. I1 circuito dunque si chiude e si au-<br />

toalimenta (anche) lungo questa via.<br />

43 Si vedano in particolare le edizioni annuali del Rapporto rullosviluppu umano, da cui risulta<br />

inoltre che negli ultimi decenni il divario di reddito tra il quinto più ricco della popolazione del<br />

eianeta e il quinto più povero è cresciuto dalla proporzione di 30: 1 nel 1960 a 74: 1 del 1997.<br />

E stato anche fatto notare che le ricchezze dei tre miliardari primi in classifica sono maggiori<br />

della somma del prodotto nazionale lordo di tutti i paesi meno sviluppati e dei loro 600 milio-<br />

ni di abitanti. Cfr. UNDP 1999, p. 19.<br />

In conclusione, la dinamica sistemica del progresso tecnologico<br />

porta non solo a una drastica riduzione di benessere per i più po-<br />

veri e gli esclusi, ma anche alla diffusione dell'idea che l'economia<br />

capitalista è profondamente ingiusta. E poiché, come credo, la per-<br />

cezione di aver subito un'ingiustizia strutturale, prima ancora della<br />

povertà stessa, è fonte di infelicità per tutti coloro che ne hanno<br />

la consapevolezza, ecco che inseguire esclusivamente l'efficienza<br />

porta, oltre all'allargamento delle varie forme di emarginazione, a<br />

una progressiva diffusione del malessere sociale !globale.<br />

2. La spirale autoaccrescitiva dei consumi e del lavoro<br />

Tutti noi, come cittadini delle opulente società occidentali, siamo<br />

sempre più consapevoli che un aumento ulteriore dei nostri livelli<br />

di consumo non porterebbe, <strong>contra</strong>riamente a quanto assume la<br />

teoria economica tradizionale, ad alcun aumento significativo della<br />

nostra «felicità». Ma se le cose stanno in questi termini perché mai<br />

i consumi continuano ad aumentare? Un po' tutti, a questo proposito,<br />

abbiamo l'impressione di essere «parte di un ingranaggio più<br />

grande di n~i»~%el quale, al di là delle apparenze, risulta difficile<br />

~omprendere verso quali esiti questo processo ci stia conducendo.<br />

E sempre più evidente che per comprendere un fenomeno complesso<br />

come il circolo vizioso dei consumi, occorre andare oltre le analisi<br />

strettamente economiche, allargando il nostro sguardo a comprendere<br />

fenomeni di natura psicologica e sociale.45<br />

I1 teologo e psicoterapeuta Eugen Drewermann ritiene fondamentale,<br />

per comprendere la condizione e il comportamento dell'uomo<br />

moderno, il concetto di angoscia.46 La paura della morte e la rottura<br />

44 A questo prqposito risultano molto interessanti le riflessioni di Rateson sul comportamen-<br />

to degli alcolisti. E fondamentale per la guarigione che I'alcolista raggiunga la consapevolezza<br />

di «essere parte di iin sistema più grande di lui». La pretesa dell'autocontrollo, in questo senso,<br />

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