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Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, 2003 - contra-versus

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56<br />

MAURO BONAIUTI<br />

costituiscono i possibili «rimedi» all'attuale crisi ecologica e sociale.<br />

In altre parole essi indicano la direzione verso la quale è possibile<br />

muoversi per delineare un assetto economico e sociale ecologicamente<br />

e socialmente sostenibile. Si tratta evidentemente di un<br />

compito enorme rispetto al quale si potranno solo indicare alcuni<br />

possibili percorsi. Ciò che più importa, e per il quale si è cercato<br />

qui di fornire un contributo, è individuare un criterio metodologico<br />

generale: qualsiasi intervento che compensi in qualche modo<br />

le dinamiche autoaccrescitive prima descritte muove nella giusta<br />

direzione. ~<br />

Il primo circolo vizioso che abbiamo analizzato è queilo che porta,<br />

attraverso il progresso tecnologico, dalla rincorsa dell'efficienza a<br />

un aumento delle ineguaglianze economiche e sociali.54<br />

A titolo esemplificativo, la presenza sul territorio di ricchezze e<br />

conoscenze tecnologiche relativamente diffuse, il formarsi di un<br />

forte sindacato, la presenza di un sistema di tassazione progressivo,<br />

l'aumento delle spese sociali, la presenza di istituti previdenziali e<br />

assistenziali. sono tutti fattori di retroazione negativa che Dossono<br />

complessivamente mitigare gli effetti della «naturale» polarizza-<br />

zione della ricchezza prodotta dallo sviluppo economico. Alcuni di<br />

questi fenomeni, quali l'autorganizzazione dei lavoratori (sindaca-<br />

lizzazione), tendono a prodursi spontaneamente laddove (come nei<br />

paesi del Sud del mondo) le condizioni di lavoro sono particolar-<br />

mente dure e i salari vicini ai livelli di sussistenza. Altri invece,<br />

quali l'introduzione di sistemi di ridistribuzione del reddito a<br />

livello internazionale. richiedono la creazione di istituzioni oer le<br />

quali non esiste alcun significativo precedente storico. Dovremo<br />

pertanto attenderci, in assenza di opportuni interventi, un ulte-<br />

'4 È opportuno sottolineare come questa conclusione sia profondamente diversa da quella<br />

sostenuta dalla teoria standard. L'economia tradizionale infatti (non solo di matrice neoclassica<br />

ma anche keynesiana) crede nel cosiddetto effetto di ricaduta, secondo cui l'aumento di reddito<br />

nei paesi (o negli strati sociali) più favoriti si trasferisce nel tempo a qiielli più poveri. Questa<br />

tesi, in definitiva, pretende di -tendere a livello globale ciò che è accaduto in determinati con-<br />

testi storici e istituzionali interni all'Occidente (per esempio alle classi medie in Italia negli anni<br />

cinquanta-settanta, dove si è effettivamente osservato un significativo aumento del reddito pro<br />

capite). Il discorso non è di poco conto poiche è evidente che la legittimazione ultima di ogni<br />

politica di crescita e sviluppo risiede innanzitutto nel suc,cesso che queste hanno avuto nell'ele-<br />

vare il tenore di vita deìie dassi inferiori (John Rawls). E evidente inoltre che i'aumento delle<br />

dimensioni complessive della torta (crescita economica) è ciò che ha reso possibile accantonare,<br />

almeno provvisoriamente, l'eterno problema della sua distribuzione (giustizia).<br />

-<br />

riore allargamento della forbice del reddito tra Nord e Sud nei pros-<br />

simi anni. Qualunque nuovo strumento che compensi gli effetti<br />

polarizzanti della forbice dei redditi, consentendo una qualche<br />

ridistribuzione internazionale della ricchezza, muove dunque nella<br />

giusta direzione.55 Dovrebbe tuttavia essere chiaro che nessuno<br />

strumento, nessuna soluzione tecnica, potrà prodursi senza la dif-<br />

fusione della consapevolezza che nel contesto attuale i mercati,<br />

lasciati a se stessi, non conducono spontaneamente verso condizio-<br />

ni di massimo benessere sociale. Come si è detto, questo non esclude<br />

che la ricetta liberista possa aver «funzionato» in determinati con-<br />

testi storici e bioeconomici, in particolare in condizioni espansi-<br />

ve.>' Queste tuttavia non sono più le condizioni prevalenti nell'at-<br />

tuale contesto bioeconomico globale, in cui gli ecosistemi presentano<br />

un alto grado di saturazione.<br />

La crescente consapevolezza di queste condizioni di disequili-<br />

brio ecologico e sociale ha recentemente dato luogo a numerosi fe-<br />

nomeni di autorganizzazione spontanea della società civile. Tali<br />

variegate esperienze, che riassumiamo qui sotto il nome di econo-<br />

mia solidale e sostenibile, sono portatrici di istanze sociali, ambien-<br />

tali, partecipative che, a Nord come a Sud, vanno sperimentando<br />

soluzioni economiche altre rispetto all'economia standard.<br />

Pur nella pluralità delle definizioni, possiamo affermare che le<br />

diverse esperienze di economia solidale perseguono obiettivi che<br />

vanno oltre il tradizionale comportamento autointeressato degli<br />

agenti. Esse trovano fondamento nel principio di reciprocità. La<br />

reciprocità costituisce un aspetto importante del comportamento<br />

umano: non sempre siamo disposti a interagire con altri al solo<br />

scopo di conseguire determinati obiettivi; quanto a dire che l'inte-<br />

razione non è solo pura attività strumentale (Caillé 1994; Godbout<br />

1996). La relazionalità è, cioè, una risorsa che può essere consuma-<br />

ta senza vincoli di scarsità: più ampia la cerchia dei «consumatori<br />

77 La proposta di introduzione di una tassa sulle transrzioni finanziarie (uTahin Taxn) da<br />

destinare al sostegno delle economie più povere rappresenta un primo interessante tentativo in<br />

questa direzione.<br />

'' I1 fatto che questa limitazione non venga colta daila teoria standard è l'ovvia conseguenza<br />

del riduzionisrno metodologico cht: la caratterizza: assumendo, per ipotesi, di trascurare gli ef-<br />

fetti sistcrnici indotti dal processo economico, è evidente che rion ri pussono cogliere le ricadute<br />

negative sugli equilibri ecologici e sociali, né le trasformazioni che caratterizzano l'attuale con-<br />

testo bioeconomico.

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