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Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, 2003 - contra-versus

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la rappresentazione analitica valida. Se infatti fossero equivalenti,<br />

si potrebbe passare dall'una all'altra con pure operazioni logiche. I1<br />

risultato delle mie ricerche fu che esse non sono equivalenti se non<br />

sotto l'assunzione assurda che i processi di produzione sono indif-<br />

ferenti alla dimensione di scala (<strong>Georgescu</strong>-<strong>Roegen</strong> 1976a, capp. 4,<br />

5 e 10). Ma questo non dice se almeno una delle due esprime ade-<br />

guatamente il processo di produzione."l problema resta dunque<br />

quello di capire ce e come il processo di produzione può essere rap-<br />

presentato analiticamente.<br />

«Processo» è il termine più abusato nella letteratura scientifica.<br />

Si può cercare finché si vuole, ma difficilmente si troverà una defi-<br />

nizione della parola «processo» in letteratura. Poiché è difficile<br />

distinguere tra processo e cambiamento, e dato che quest'ultimo è<br />

un concetto fondamentale della realtà, la parola processo è sempre<br />

stata usata nella convinzione che non avesse bisogno di alcuna<br />

precisazione. Non aiuta neanche la letteratura filosofica.' Indub-<br />

biamente, nessun altro concetto è così carico di complicazioni epi-<br />

stemologiche, tanto da non poterne parlare senza coinvolgere la<br />

nozione ancora più complessa di «cambiamento». Da quando Era-<br />

clito - «il tenebroso,) - sconcertò i suoi contemporanei insegnan-<br />

do loro che «non si può nuotare due volte nella stessa acqua», l'op-<br />

posizione analitica irriducibile tra essere e divenire ha continuato a<br />

tormentare la mente di ogni grande filosofo.<br />

Tuttavia la scienza è costretta ad accettare il dualismo analitico,<br />

riconoscendo sia l'essere che il divenire: l'acqua per esempio si tra-<br />

sforma in ghiaccio. La scienza si occupa solo in minima parte del<br />

divenire, e lo fa attraverso un processo particolare. Per parlare di<br />

questo processo, bisogna innanzitutto definirne la frontiera sia ri-<br />

"Un esempio chiarirà 1c queitioni. L'oggetto X 6 definito da A come un quadrilatero i cui lati<br />

opposti sono eguali Lo stesso oggetto è definito da B come un quadrilatero simmetrico in diagonale.<br />

Ovviamente le due definizioni non sono equivalenti: la prima dcfiniscc un parallelograrnnlii;<br />

la seconda, ha la forliia di un aquilolie. Sarebbero equi\ralenti se e soltainto se tutti gli<br />

oggetti Xfossero romhnidali. Inoltre, poiché le definizioni non sono eqiiivalenti, al massimouna<br />

delle due definisce X corrcttarnente (conit: quando, per esempio, X t un parallelogra~iiriia!. Ma<br />

se X è un qnadrato, nessuna definizione la esprime<br />

' Ncppurc Alfrcd North Whitchcad, I'aurorc dcl grandc rcsto filosofico Puocersand Reaiity,<br />

ha fornito una definizione di «processo» utilizzabile dalla scienza IIa però sostenuto che «il<br />

principio che definisce un processo» è che l'essere faccia parte del suo divenire (Whitehrad<br />

1960, pp. 34~35). e che uii prufesso è - per eseinpio - «uii [atto foiidaineiitale della nostra esperienza*<br />

(Whirehead 1158, p. 71).<br />

KICETTE PATTIRTI.1 CONTRO TECNOT OGIE VITALI<br />

spetto al tempo sia rispetto alle entità di ogni tipo che vi partecipano.<br />

Analiticamente: non vi è alcun processo senza una frontiera.<br />

Inoltre, la frontiera deve essere aperta per ipotesi, altrimenti<br />

invece di avere un processo parziale, con il suo ambiente che è<br />

anch'esso un processo parziale, si avrebbe un terzo processo -<br />

quello che si realizza all'interno della frontiera. Oltre a questa complicazione,<br />

ciò comporterebbe una regressione senza fine, con nuove<br />

frontiere in mezzo alle pre~edenti.~ Grazie a una frontiera aperta,<br />

è sempre possibile sapere se per esempio l'automobile A al tempo<br />

t faceva parte del processo P o del suo ambiente.<br />

Ma la frontiera identifica semplicemente il processo. Non ci dice<br />

niente circa un aspetto fpndamentale, precisamente cosa accade all'interno<br />

del processo. E noto che dentro la frontiera qualcosa si<br />

muove continuamente. Ma identificare questi eventi implica adottare<br />

un punto di vista dialettico. L'analisi richiede che si faccia un<br />

ulteriore passo eroico, e cioè che si ignorino le conseguenze immediate<br />

del processo. Una volta identificato un processo mediante una<br />

frontiera, implicitamente abbiamo rinunciato a osservare quel che<br />

accade all'interno della frontiera. Quel che il processo fa, può dunque<br />

essere descritto solo attraverso quel che accade sulla frontiera.<br />

Per sapere quel che succede al suo interno, non abbiamo altro modo<br />

che tracciare altri confini che dividono il processo iniziale in molti<br />

altri processi (<strong>Georgescu</strong>-<strong>Roegen</strong> 1979, cap. la).<br />

La rappresentazione analitica di ciò che si compie all'interno di<br />

un processo è dunque ridotta a quel che accade lungo la sua frontiera,<br />

e ciò può comprendere solo i fattori che la attraversano in<br />

una direzione o nell'altra. Immaginari funzionari di dogana riferiranno<br />

in quale quantità ciascun fattore ha attraversato la frontiera<br />

lino al tempo t, con O < t < T, dove T è la durata del processo che<br />

per definizione inizia al tempo t = O. La descrizione analitica completa<br />

di un processo (non necessariamente di un processo di produzione)<br />

è dunque il vettore delle funzioni,<br />

* I1 pu~ito richiama il ragionamento erroneo secondo cui tra «la preferenza» e via non-prc-<br />

feteiizau debba pcr/vrza esserci rl'iiidiffcrcnza» In base aiia stessa logica, dovrcbbe esserci un<br />

altrn sra~o mcntale intermedio tra «l'indifferenza» C «la preferenze*, e così di aeguitoadinfinitum.<br />

'97

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