Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, 2003 - contra-versus
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18 MAURO BONAIUTI<br />
più tecnico e servono a garantire la deducibilità, date certe pre-<br />
messe, di alcune conclusioni «desiderate» (unicità, stabilità dell'e-<br />
quilibrio ecc.). Insieme costituiscono l'intelaiatura assiomatica su<br />
cui si regge l'intero edificio neoclassico. Vorrei dunque passare cri-<br />
ticamente in rassegna alcune di queste ipotesi caratterizzanti, radu-<br />
nando le critiche che sono state portate dai bioeconomisti e da altri<br />
studiosi, per poi delineare i tratti essenziali di un nuovo approccio<br />
bioeconomico alla teoria del consumatore. Questo consentirà di ca-<br />
pire meglio perché, e in quale senso, le proposte qui avanzate pos-<br />
sono costituire le premesse di una teoria altra rispetto all'economia<br />
neoclassica, e quali invece sono compatibili con il mainstream.<br />
Stendi il tuo braccio e cogli la mela: critica all'ipotesi<br />
della razionalità<br />
L'homo oeconomicus è razionale. Tutta la scienza economica è<br />
informata dal principio di razionalità. Come vedremo essa affonda<br />
le proprie radici molto lontano. Cercherò di chiarire in che senso,<br />
secondo la teoria dei sistemi, questa concezione dell'uomo non solo<br />
è irrealistica ma è anche estremamente pericolosa.<br />
In un senso molto generale è razionale quel comportamento che,<br />
dati certi fini, individua i mezzi più appropriati a conseguirli: dato<br />
un fine C, se B consente di ottenere C, e A consente di ottenere B,<br />
allora l'individuo razionale perseguirà l'obiettivo A per ottenere C.<br />
In questo senso la razionalità è strumentale.<br />
I1 serpente disse alla donna:<br />
Non morirete affatto! Anzi Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprireb-<br />
bero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male.<br />
Aiiora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e<br />
desiderabile per acquistarc saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne<br />
diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò (Genesi 3, 4-7).<br />
Questa pagina biblica dà il senso di quanto sia antica e radicata<br />
la razionalità strumentale. Essa riflette il modo in cui si è andato<br />
evolvendo, quantomeno nella tradizione ebraico-cristiana, il rap-<br />
porto dell'essere umano con le cose, con il mondo che le circonda,<br />
in altre parole con l'ambiente naturale.<br />
INTRODUZIONE 19<br />
Secondo alcuni antropologi è ragionevole ipotizzare che i mammiferi<br />
superiori e in particolare I'homo sapiens abbiano sviluppato<br />
sin da tempi molto remoti un pensiero razionale di questo genere.<br />
La razionalità strumentale è il vero braccio, il vero strumento con<br />
cui l'uomo ha trasformato e sottomesso l'ambiente che lo circondava.<br />
L'intera evoluzione della nostra specie è stata segnata da uno<br />
sforzo continuo di trasformazione e sottomissione dell'ambiente<br />
naturale, percepito come ostile, alla ricerca di nuove soluzioni, secondo<br />
quanto l'essere umano percepiva come meno minacciante e più desiderabile:<br />
« ... dominerai sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo,<br />
e su ogni essere vivente che striscia sulla Terra» (Genesi 2, 28).'"<br />
Tuttavia le condizioni che caratterizzano l'ambiente naturale in<br />
cui l'homo sapiens è costretto a vivere oggi non sono più quelle degli<br />
albori dell'evoluzione. Proprio a causa dell'agire della razionalità<br />
strumentale esse sono profondamente mutate. Non vi sono più gli<br />
spazi sterminati capaci di assorbire gli effetti sistemici indotti dalla<br />
volontà manipolatrice del sapiens. Egli continua tuttavia a percepire<br />
solo «archi di circuiti». Solo le brevi catene causali necessarie<br />
a perseguire razionalmente i propri fini. In altre parole, come ha<br />
osservato Bateson, le conseguenze sistemiche dell'agire razionale<br />
dell'essere umano tendono a rimanere inconsce."<br />
L'uomo contemporaneo ha ormai raggiunto una capacità di intervento<br />
sugli ecosistemi assolutamente sconosciuta ai suoi predecessori.<br />
I1 quadro è ora completamente mutato. La potenza della<br />
tecn~logia'~ è tale da poter compromettere la capacità degli ecosi-<br />
" Pare inoltre che la specie rapienr fosse particolarmente aggressiva e capace di perseguire i<br />
propri fini con maggiore efficacia rispetto al coevo homo neanderthaknrix. Questa maggiore aggressiviti<br />
e spregiudicatezia gli avrebbe fornito significativi vantaggi competitivi, portando ali'estinzione<br />
deli'homo neanderthaknris. Cfr. Delbruck 1986 (trad. it., pp. 109-15).<br />
Ir Sembra infatti che