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Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, 2003 - contra-versus

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Tevzo, le scarsità, coperte nell'ultimo secolo dall'abbondanza dei<br />

giacimenti mineralogici disponibili, sono ora venute alla luce. L'em-<br />

bargo petrolifero ci ha fatto capire il problema soltanto all'ultimo<br />

momento. E quando la scarsità arriva, il perdente è inevitabilmen-<br />

te il più povero. I paesi sviluppati, grazie alla loro immensa capa-<br />

cità industriale, hanno anche maggiore potere d'acquisto. Possono<br />

dominare il mercato petrolifero escludendo totalmente i paesi sot-<br />

tosviluppati. Ed è un guaio, perché il petrolio è ancora più neces-<br />

sario in questi paesi, se non altro per sostenere la loro produzione<br />

agricola attraverso la meccanizzazione e le varietà ad alta resa. Dato<br />

il potere monopsonistico dei paesi avanzati sul mercato delle ri-<br />

sorse naturali, è ragionevole attendersi che il gap tra i paesi sottosvi-<br />

luppati poveri di materie prime e le nazioni avanzate diventi sem-<br />

pre più grande. E questo succederebbe anche se le nazioni avanzate<br />

non incrementassero il loro livello di benessere.<br />

Un abitante dei paesi avanzati può consumare in media centinaia<br />

di volte di più di un abitante di certe nazioni deil'Africa occiden-<br />

tale. Gli Stati Uniti, che rappresentano il 5 per cento della popo-<br />

lazione mondiale, assorbono circa un terzo del consumo mondiale<br />

di risorse naturali. Per assicurare lo stesso livello di benessere aila<br />

loro popolazione in crescita, le nazioni avanzate dovranno mettere<br />

all'angolo i poveri in ogni mercato in cui l'offerta è anelastica a causa<br />

della scarsità reale di risorse.<br />

Ciò che occorre per ridurre le maligne diseguaglianze di un mondo<br />

che sembra avere raggiunto i suoi limiti ecologici, non è dunque un<br />

programma basato sulla meccanica della domanda e dell'offerta in<br />

un mercato ormai disumanizzato, ma un cambiamento di valori sia<br />

nei paesi sviluppati sia in quelli sottosviluppati. I primi devono<br />

rinunciare a tutto quel che affossa la vita sotto una montagna di<br />

gadget inutili, i secondi (i paesi sottosviluppati) devono riconoscere<br />

l'illusione nascosta nella mania della crescita e ridurre la popola-<br />

zione più dei primi.<br />

7. La mania della crescita è ancora molto forte, almeno tra gli<br />

economisti e i cosiddetti tecnocrati. Essi affermano che la tecno-<br />

logia deve continuare a crescere in modo esponenziale. «Accada<br />

quel che accada, la tecnologia troverà una soluzione». Coloro che<br />

condividono questa fede, scelgono di ignorare i più elementari<br />

IuEGUAGLIANZA, LIMITI E CRESCITA DA UN PUNTO U1 VISTA BIOECONOMICO<br />

principi della natura. Affermano per esempio che il ereattore autofertilizzante»<br />

è una fonte illimitata di energia, sostenendo contro<br />

tutti i principi della termodinamica che quel reattore produce più<br />

energia di quanta ne consuma. E non si chiedono se lo sforzo necessario<br />

per costruire e alimentare quel reattore è sostenibile in<br />

termini di energia e materia. Equazioni astratte bastano a nutrire<br />

la -~ loro fede.<br />

Né sono interessati a considerare il fatto che le risorse naturali<br />

presentano una certa gerarchia in relazione ai bisogni esosomatici<br />

dell'umanità e anche rispetto aila loro disponibilità. Si ode ancora<br />

il grido di vittoria per la possibilità tecnologica di produrre proteine<br />

alimentari dal petrolio greggio. La parola «eureka» sarebbe<br />

più appropriata, invece, a commentare il processo con cui in molti<br />

paesi, durante la seconda guerra mondiale, si produceva, dall'avena<br />

e dal legno, il carburante per il trasporto.<br />

In ultimo, costoro ignorano che spesso il progresso tecnologico<br />

ha rappresentato un movimento contro il risparmio delle risorse.<br />

Si possono citare, in proposito, la guida automatica, il carburatore<br />

(super) e (guai a dimenticarsene) l'automobilina per il golf.<br />

Ma il caso più strabiliante, sotto questo profilo, è quello dell'agricoltura<br />

meccanizzata e delle sue varietà ad alta resa. Entrambe rappresentano<br />

una sostituzione delle radiazioni solari, sostanzialmente<br />

libere, con una risorsa scarsa - l'energia terrestre. Per non parlare<br />

del degrado materiale causato dall'uso del trattore, dai pesticidi e<br />

dai fertilizzanti chimici. Ma l'agricoltura intensiva andrà avanti,<br />

non perché è profittevole ai prezzi prevalenti nei paesi avanzati,<br />

ma perché le alte rese sono necessarie a sfamare la popolazione<br />

mondiale in crescita.<br />

Questo punto prelude a un imperativo immediato: la popolazione<br />

globale deve diminuire al livello della capacità di carico del<br />

globo, e cioè al livello in cui può essere nutrita con la sola agricoltura<br />

biologica. Naturalmente questo livello è abbastanza piccolo,<br />

perché nell'agricoltura biologica l'uomo deve dividere il suolo coltivabile<br />

con gli animali da lavoro: ci devono essere cibo per gli umani<br />

e mangime per gli animali.<br />

8. Come spero di avere dimostrato con questa analisi, la crisi<br />

multipla che fronteggia l'umanità alla fine del xx secolo richiede,<br />

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