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Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, 2003 - contra-versus

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60<br />

MAURO BONAIUTI<br />

scendono oltre un certo livello, il gioco cominci a farsi pericoloso,<br />

giustificando un cambiamento di atteggiamento da parte dei sogget-<br />

ti (da competitivo a cooperativo) richiede ipotesi diverse da quelle<br />

ortodosse, che non si possono ricondurre al criterio dell'azione<br />

autointeressata.<br />

La teoria dei sistemi dimostra che il comportamento ottimale per<br />

i soggetti operanti sul mercato non deriva dalla massimizzazione<br />

degli atteggiamenti competitivi, quanto piuttosto dalla compre-<br />

senza di atteggiamenti competitivi e cooperativi, certamente in<br />

proporzioni diverse in relazione alla particolare morfologia di quel<br />

mercato. Ecco che l'approccio bioeconomico richiama lo sviluppo<br />

di una morfologia dell'impresa e del mercato, cosi come la biologia<br />

ha sviluppato un'anatomia (e un'anatomia patologica!) del mondo<br />

animale e vegetale. Questa arte tassonomica, descrittiva, applicata<br />

all'universo economico è probabilmente ciò che Marshall immagi-<br />

nava quando parlava della biologia come «la Mecca dell'economi-<br />

sta». Lo sviluppo di questa morfologia economica muove evidente-<br />

mente in direzione opposta rispetto alla tendenza, oggi dominante,<br />

ad applicare modelli microeconomici, di chiara derivazione mecca-<br />

nicistica, indipendentemente dal contesto ambientale, sociale, di<br />

mercato e dalla morfologia dell'impresa. Certo è normale che si<br />

siano scoperte prima le leggi della fisica classica, con il loro carat-<br />

tere universale, ma poi, anche per le scienze naturali, è venuta l'èra<br />

della termodinamica e della biologia, con il loro portato di evolu-<br />

zione, diversità, qualità, descrizione.<br />

Una prima conclusione (ma è evidente che l'applicazione di stru-<br />

menti di derivazione biologica all'analisi delle forme di mercato<br />

richiede ben più ampie ricerche) è che le tipologie di mercato più<br />

adeguate a consentire il mantenimento degli equilibri ecologici e<br />

sociali non sono né quelle in cui la concorrenza è spinta verso un<br />

massimo (concorrenza perfetta), né quelle in cui si realizzano le<br />

forti concentrazioni tipiche dei mercati oligopolistici. Infatti queste<br />

forme di mercato «intermedio» consentono, da un lato, a imprese<br />

di dimensioni generalmente medio-piccole di disporre di margini<br />

più ampi rispetto ai mercati perfettamente concorrenziali (permet-<br />

tendo quindi di corrispondere salari maggiori e di fare un pi6 limi-<br />

tato ricorso all'outsourcing), e dall'altro di evitare le limitazioni<br />

dell'offerta e soprattutto la forbice dei redditi caratteristica dei<br />

mercati dominati daile grandi imprese transnazionali. Queste forme<br />

di mercato potrebbero essere incentivate incoraggiando una mar-<br />

cata differenziazione del «prodotto» ottenuta, anziché attraverso<br />

i tradizionali strumenti pubblicitari (che innescano le spirali della<br />

competizione posiziopale), con una marcata differenziazione qua-<br />

litutiva dell'offerta. E noto che alcune aree dell'Europa e soprat-<br />

tutto del Mediterraneo sono espressione di una struttura econo-<br />

mica già caratterizzata in questo senso. Tale differenziazione può<br />

essere ottenuta in molti modi: attraverso la produzione di beni<br />

relazionali, di per se stessi differenziati se non «unici», attraverso<br />

l'offerta di beni o servizi «locali», cioè legati a un determinato terri-<br />

torio quale espressione di una certa cultura o tradizione; attraverso<br />

la produzione di beni a elevata qualità ambientale (certificazioni<br />

EMAS, Ecolabel, prodotti biologici ecc.); attraverso relazioni di<br />

lavoro democratiche e partecipative adeguatamente certificate; o<br />

infine attraverso la produzione di prodotti non standardizzati a ele-<br />

vato contenuto di conoscenze/informazione. In sostanza, creando<br />

un mondo ricco di qualità e diversità che, come ci insegnano le<br />

scienze della vita, è l'unico contesto in cui un certo grado di com-<br />

petizione diviene veicolo di ulteriore ricchezza e non la causa del-<br />

l'appiattimento globale e della distruzione reciproca.

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