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Nicholas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, 2003 - contra-versus

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CAPITOLO SESTO<br />

modo di prescindere dalle impossibilità enunciate dalla legge di<br />

Nernst o da quella di Planck.<br />

È la legge di Planck sulla materia che ci fornisce un potente stru-<br />

mento analitico contro il dogma energetico, che forzatamente<br />

implica la possibilità di un viciclaggio completo e dello sfruttamento<br />

minerario di qualsiasi roccia.<br />

5. Anche la matevia conta<br />

Dato che un riciclaggio completo è impossibile, le «transazioni»<br />

fra il processo economico e l'ambiente devono necessariamente in-<br />

cludere, anche in stato stazionario, una certa quantità di materia<br />

disponibile per compensare la materia che viene continuamente e<br />

irrevocabilmente dissipata. Come ha osservato Harrison Brown<br />

(1954), se nel 1950 fosse stato ancora utilizzabile tutto il ferro pro-<br />

dotto negli Stati Uniti fra il 1870 e il 1950 (circa 2 miliardi di t),<br />

ci sarebbero state 13,5 t pro capite, quasi il doppio della quantità<br />

effettiva, e la differenza sarebbe ancor più impressionante se si fa-<br />

cesse un confronto con tutta la produzione passata. Sappiamo tutti<br />

dove è andata a finire la quantità mancante: «L'ossidazione da<br />

parte degli agenti atmosferici, la corrosione dovuta ai liquidi e altre<br />

usure generali, certamente l'attrito e la fatica metallica hanno esat-<br />

to pesanti balzelli» (ivi), e come sempre accade, parte del ferro<br />

viene «perduta» anche durante il processo di produzione. Sebbene<br />

non sia possibile valutare la quantità di ferro «che è andata defini-<br />

tivamente perduta», Brown, Bonner e Weir (1957) calcolano che<br />

sia circa il 10 per cento del ferro utilizzato per la produzione del-<br />

l'acciaio sia quello che rimane, in cent'anni diventi materia non di-<br />

sponibile. Solo per conservare la quantità di ferro esistente nel<br />

1954 (senza alimentare una crescita economica), sarebbe stato ne-<br />

cessario un flusso di minerale di circa 0,3 t per persona.<br />

Naturalmente il flusso di mantenimento varia da sostanza a<br />

sostanza, non solo per motivi tecnologici, ma anche a seconda delle<br />

dimensioni dello stock esistente nel processo. Nel caso dell'oro,<br />

questo flusso è naturalmente piccolo per diversi motivi: la sua resi-<br />

lienza chimica, l'uso particolare che se ne fa e la quantità relativa-<br />

l<br />

ANALISI ENERGETICA E VALUTAZIONE ECOKOMICA<br />

mente piccola esistente; tuttavia non è certo esatto sostenere che<br />

«la maggior parte dell'oro estratto nel corso del tempo è ancora<br />

disponibile» (Skinner 1969); milioni e milioni di braccialetti, collane,<br />

monete ecc. del passato non sono certo stati conservati a Fort Knox.<br />

I1 fatto che i1 flusso di materia dissipata aumenti con l'aumenta-<br />

re dello stock materiale deve essere riconosciuto come un elemento<br />

importante a favore della tesi sostenuta in questo articolo, perché<br />

spiega, da un lato, come l'effetto di alcuni limiti, sia pure così bassi<br />

da essere difficilmente individuabili in laboratorio, non possa, alla<br />

lunga e su scala planetaria, essere ignorato; d'altro canto chiarisce<br />

perché si sia portati a credere nella perennità dei cosiddetti cicli<br />

naturali di ossigeno, carbonio, azoto ecc. che adornano tutti i testi<br />

di ecologia.*'<br />

Per quanto concerne il processo economico, non va ignorata la<br />

consistente dissipazione di materia dovuta non a fenomeni pura-<br />

mente naturali, ma ad attività di creature viventi, soprattutto del-<br />

l'uomo. E questa la dissipazione di alcuni elementi vitali provocata<br />

dal consumo di cibo e legname da parte dell'uomo, lontano dalla<br />

fattoria e dalla foresta che li hanno prodotti; tale pratica - conse-<br />

guenza dell'elevato e crescente livello di urbanizzazione in tutte le<br />

parti del mondo - provoca anche uno spreco di energia disponibile.<br />

Stranamente, di questo spreco ce ne rendiamo conto, ma non di<br />

quello di materia disponibile, ed è a questa differenza che si deve<br />

l'errore di ritenere che le foreste possano fornire «una riserva illi-<br />

mitata di legno» dato che il flusso di luce solare è praticamente il-<br />

limitato (Nash 1978); le foreste non possono essere perenni più di<br />

quanto il suolo agricolo non possa conservare per sempre le proprie<br />

caratteristiche senza un intervento esterno.<br />

E di Jonathan Swift la frase: «Chiunque riesca a far crescere due<br />

pannocchie di granturco o due fili d'erba dove prima ne cresceva<br />

uno solo, dovrebbe essere un benemerito dell'umanità». Secondo<br />

quanto adesso ci insegna la quarta legge della termodinamica,<br />

sarebbe un miracolo anche far crescere nello stesso punto, anno dopo<br />

2' È l'immensità di ognuno di questi stock n far si che la quantità che abbandona continua-<br />

mente il ciclo non sia evidente su periodi brevi. Uno dei sintomi rivelatori è che praticamente<br />

tutto il carbonio depositato sul fondo degli oceani come carbonato di calcio non rientrerà nel<br />

cosiddetto ciclo del carbonio; e questo è solo un fattore di disturbo minore neila circolazione glo-<br />

bale del carbonio ambientale (Woodwell e altri 1978).<br />

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