Scarica il Libro Completo - Istituto Sperimentale per la Floricoltura
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(Quercus suber, Q. <strong>il</strong>ex, Q. pubescens) sono <strong>per</strong>tanto più limitate le<br />
possib<strong>il</strong>ità di fuochi altamente dannosi.<br />
Il fuoco distrugge ogni anno migliaia di ettari di vegetazione mediterranea.<br />
(foto ©Roberto Iezzi, NDN , Corpo Forestale dello Stato).<br />
Il fuoco può influire sul<strong>la</strong> composizione e sul<strong>la</strong> struttura delle comunità<br />
vegetali ed animali, condizionando <strong>la</strong> loro evoluzione e <strong>la</strong> loro<br />
<strong>per</strong>petuazione: se gli incendi avvengono a intervalli <strong>per</strong>iodici, gli ecosistemi<br />
<strong>per</strong>fettamente adattati sono in grado di ricostituirsi in tempi re<strong>la</strong>tivamente<br />
brevi; tuttavia, sotto <strong>la</strong> pressione delle attività umane, gli incendi hanno<br />
spesso raggiunto dimensioni catastrofiche e frequenze così alte da non<br />
consentire <strong>la</strong> ripresa del<strong>la</strong> vegetazione e da non provocare alcun beneficio<br />
dal punto di vista ecologico.<br />
Le alte tem<strong>per</strong>ature del fuoco possono avere effetti negativi sulle<br />
proprietà fisico-chimiche del suolo: in certi casi arrivano a cambiare <strong>la</strong><br />
struttura del terreno rendendolo meno <strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e e, quindi, più esposto a<br />
processi erosivi.<br />
Attività agropastorali e sovrapasco<strong>la</strong>mento<br />
L'esercizio dell'attività zootecnica è ritenuta una delle più importanti<br />
cause di desertificazione nelle regioni a clima arido e semiarido, e le foreste<br />
sono quelle cenosi dove si ritiene l'impatto sia più forte. Ciò è<br />
partico<strong>la</strong>rmente evidente in alcune aree del Mediterraneo in cui <strong>la</strong> pratica<br />
seco<strong>la</strong>re del sovrapasco<strong>la</strong>mento, che impedisce, tra l'altro, <strong>la</strong> rinnovazione<br />
naturale delle specie forestali, associata al<strong>la</strong> distruzione del bosco <strong>per</strong><br />
guadagnare terreni da destinare al bestiame ed all'impiego del fuoco <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
'pulizia' dei pascoli, ha comportato una forte riduzione del<strong>la</strong> fert<strong>il</strong>ità del<br />
suolo o, addirittura, l'inster<strong>il</strong>imento di vaste p<strong>la</strong>ghe. Si tenga anche conto<br />
che <strong>la</strong> presenza praticamente costante del bestiame condiziona <strong>la</strong> naturale<br />
distribuzione delle specie confinando in luoghi inaccessib<strong>il</strong>i quelle non<br />
adattate al pascolo <strong>per</strong>chè prive di spine o di altri meccanismi di resistenza<br />
e/o adattamento.<br />
Le attività zootecniche, con i modelli che sono stati adottati da secoli ed<br />
improntati ad uno sfruttamento incontrol<strong>la</strong>to delle risorse forestali,<br />
provocano un decremento del<strong>la</strong> composizione del<strong>la</strong> flora che favorisce<br />
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