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Scarica il Libro Completo - Istituto Sperimentale per la Floricoltura

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Le specie con adattamenti agli incendi sono dette pirofite e possono<br />

essere distinte in passive o attive secondo <strong>la</strong> seguente tipologia:<br />

- pirofite passive: mostrano adattamenti che consentono <strong>la</strong><br />

sopravvivenza dell’individuo (es. <strong>la</strong> corteccia ispessita e suberizzata<br />

come in Quercus suber);<br />

- pirofite attive vegetative: dopo gli incendi si rigenerano <strong>per</strong> polloni,<br />

spesso radicali (es. generi Erica e Arbutus);<br />

- pirofite attive generative: dopo <strong>il</strong> fuoco si possono rinnovare in<br />

massa <strong>per</strong> seme (es. Pinus halepensis, P. pinaster, numerose specie del<br />

genere Cistus, Thymus capitatus e altre).<br />

Le pirofite attive sono spesso anche fortemente infiammab<strong>il</strong>i e quindi<br />

capaci di mantenere <strong>la</strong> predisposizione all’incendio delle cenosi in cui<br />

abbondano. L’infiammab<strong>il</strong>ità è associata al<strong>la</strong> presenza di terpeni ed altre<br />

sostanze aromatiche che, d’altra parte, rendono <strong>la</strong> pianta inappetib<strong>il</strong>e e<br />

quindi resistente al pasco<strong>la</strong>mento.<br />

Le pirofite attive, inoltre, sono in molti casi dotate di semi piuttosto<br />

leggeri, provvisti di ampie ali come in alcuni pini, fac<strong>il</strong>mente trasportab<strong>il</strong>i<br />

dal vento e quindi in grado di colonizzare le aree bruciate. In queste specie<br />

<strong>la</strong> germinazione del seme e <strong>la</strong> sopravvivenza dei semenzali sono spesso<br />

favorite dal microclima determinato dal fuoco, in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> quanto<br />

riguarda <strong>la</strong> grande disponib<strong>il</strong>ità di luce. Nel caso di alcuni pini (ad es. P.<br />

halepensis) si deve sottolineare <strong>la</strong> presenza di 'coni serotini', cioè strob<strong>il</strong>i <strong>la</strong><br />

cui a<strong>per</strong>tura è resa possib<strong>il</strong>e soltanto da alte tem<strong>per</strong>ature che, distruggendo <strong>il</strong><br />

rivestimento di resina, <strong>per</strong>mettono alle scaglie di aprirsi e di r<strong>il</strong>asciare i<br />

semi.<br />

Tem<strong>per</strong>ature re<strong>la</strong>tivamente basse (19°C) associate al<strong>la</strong> stagione più fresca<br />

e umida dell’anno, favoriscono <strong>la</strong> germinazione del<strong>la</strong> maggior parte delle<br />

specie del<strong>la</strong> vegetazione mediterranea. Specie adattate a stagioni estive<br />

molto calde si sono evolute, quindi, verso una condizione fisiologica che<br />

consente <strong>la</strong> germinazione generalizzata nel <strong>per</strong>iodo in cui <strong>la</strong> disponib<strong>il</strong>ità<br />

idrica è massima. Alcune specie, ai fini di una germinazione più veloce e<br />

completa, beneficiano del<strong>la</strong> più marcata alternanza di tem<strong>per</strong>ature notturne e<br />

diurne che si viene a creare nei mesi più freschi dell’anno nel terreno<br />

denudato dal fuoco.<br />

Il ruolo dei terpeni<br />

Nei climi di tipo mediterraneo i terpeni sembrano rivestire un importante<br />

ruolo nel fenomeno degli incendi e non soltanto <strong>per</strong>ché, come già accennato,<br />

favoriscono <strong>la</strong> combustione. Tra i metaboliti secondari, i terpenoidi (terpeni<br />

o isoprenoidi) costituiscono <strong>il</strong> più vasto gruppo di composti vegetali e<br />

risultano partico<strong>la</strong>rmente diffusi nelle conifere e in diverse piante<br />

aromatiche ricche di oli essenziali tipiche del<strong>la</strong> macchia mediterranea. Negli<br />

ultimi anni numerose indagini hanno messo in evidenza <strong>il</strong> significato<br />

ecofisiologico di molti composti terpenici e, in partico<strong>la</strong>re, <strong>il</strong> loro ruolo<br />

fondamentale nelle allelopatie, nelle re<strong>la</strong>zioni pianta-patogeno, piantainsetto<br />

e nei rapporti pianta-pianta. Il fuoco, distruggendo le sostanze<br />

inibitrici accumu<strong>la</strong>te nel terreno e nel fogliame caduto, rende possib<strong>il</strong>e<br />

l’insediamento di erbacee annuali. Successivamente l’area può essere<br />

colonizzata da arbusti aromatici che determinano condizioni avverse <strong>per</strong><br />

altre specie. L’azione inibitoria dei terpeni contenuti in arbusti aromatici<br />

(Salvia leucophyl<strong>la</strong>, S. apiana, S. mellifera, Artemisia californica) è stata<br />

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