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di organizzazioni vecchie e nuove, con l’appoggio prudente ma efficace<br />
del governo federale e una certa simpatia dell’opinione pubblica moderata,<br />
soprattutto nel Nord degli Stati uniti. È innegabile che il movimento<br />
non solo innescò una stagione d’impegno politico generale ma<br />
contribuì anche a fare uscire la popolazione nera dalla sua lunga sottomissione<br />
materiale e psicologica.<br />
L’obiettivo di Martin Luther King era l’integrazione dei neri a pieno<br />
titolo nella società americana. Il dottor King credeva nel “sogno americano”,<br />
nella vocazione democratica e nella tradizione protestante del<br />
paese. Attraverso la disubbidienza civile non violenta e la sua superiorità<br />
morale di fronte all’ingiustizia che combatteva, il pastore di Atlanta<br />
pensava di “costringere” il governo federale, i moderati del Sud, i progressisti<br />
del Nord e la comunità bianca che faceva capo alle varie chiese<br />
a estendere il “sogno” alla comunità nera, prevalendo sulla parte reazionaria<br />
e razzista degli americani che voleva impedirlo. L’integrazionismo<br />
impersonato da Martin Luther King non era però l’unica soluzione al<br />
“problema nero” che circolava all’interno della comunità afro-americana.<br />
A esso si contrapponeva il nazionalismo che aveva in Malcolm X il<br />
suo più lucido e influente esponente.<br />
Malcolm non nutriva la stessa fiducia di King negli anticorpi antirazzisti<br />
della democrazia americana, non credeva nella possibilità dell’integrazione:<br />
il sistema che aveva relegato la popolazione nera in una situazione<br />
di inferiorità, dopo averla strappata all’Africa e sfruttata come<br />
schiava, non era “strutturato” per dare piena cittadinanza agli afroamericani.<br />
Malcolm vedeva il “sogno americano” dalla parte delle vittime<br />
e lo chiamava “l’incubo americano”. Essere nazionalisti significava<br />
rigettare una cittadinanza “bianca” di seconda classe e affermare orgogliosamente<br />
le proprie radici africane, rivendicare il diritto a una storia<br />
e una cultura propria, a sentirsi parte di una nazione nera dispersa geograficamente<br />
ma non sradicata. 1<br />
Nel 1966 il fronte delle organizzazioni del Movimento per i diritti civili<br />
si sfaldò, una sua parte intraprese la strada della radicalizzazione. Le<br />
differenti istanze presenti nel movimento vennero a maturazione e pubblicamente<br />
dichiarate durante la marcia di Meredith, nel giugno del<br />
1966. Quella manifestazione di protesta nel Mississippi riunì insieme<br />
per l’ultima volta il fronte organizzativo del Movimento per i diritti civili.<br />
Durante la marcia venne lanciata una nuova parola d’ordine: Black<br />
Power, Potere nero. Non era la prima volta che quel binomio di parole<br />
veniva utilizzato ma questa volta, dopo la rivolta di Watts, era un’espressione<br />
che faceva paura. Il Potere nero venne condannato dalle or-<br />
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