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ganizzazioni religiose integrazioniste nere e considerato eresia da tutti i<br />
media nazionali; per gran parte dell’opinione pubblica evocò l’immagine<br />
dei guerriglieri pronti a portare la violenza dei riot nelle zone residenziali<br />
bianche.<br />
Il grido Black Power fu accolto positivamente nella comunità nera.<br />
Esso esprimeva la rabbia non ancora organizzata di molti neri, soprattutto<br />
giovani, poveri e urbanizzati, facendo prevalere i temi nazionalisti<br />
su quelli integrazionisti. Il nazionalismo nero, come il Black Power, non<br />
era facilmente definibile: i gruppi e i leader che si identificarono nello<br />
slogan pur dividendosi sul significato da attribuirgli, sulle linee politiche<br />
e sui programmi, erano unificati da una serie di istanze comuni e<br />
dall’influenza di pensatori neri, tra cui dominava Malcolm X.<br />
Per il nazionalismo i neri dovevano controllare politicamente ed<br />
economicamente la propria comunità, sviluppare organizzazioni autonome<br />
e liberarsi dal condizionamento dei bianchi. La gente nera doveva<br />
cercare alleati nelle nuove nazioni africane o nei popoli del Terzo mondo<br />
che si stavano liberando dal giogo coloniale. Come ultimo corollario<br />
del credo nazionalista veniva ribadita e generalizzata la necessità dell’autodifesa.<br />
Questo era il terreno di crescita nazionalista, pieno di fermento,<br />
conflittualità e radicalismo, da cui ebbe origine l’esperienza delle<br />
Pantere nere.<br />
Il movimento nero esploso con le lotte per i diritti civili agli inizi degli<br />
anni Sessanta, dimostrò dunque di volere andare al di là degli iniziali<br />
obiettivi di integrazione nel sistema, ma anche di avere la capacità di<br />
ispirare e catalizzare altri movimenti sociali, da quello delle altre “nazioni<br />
oppresse” a quello degli studenti e, successivamente, delle femministe<br />
e dei gay. La rabbia dei ghetti e delle grandi fabbriche, soprattutto<br />
nel Nord, entrò nel movimento e ne cambiò la sostanza: non più azioni<br />
non violente per l’integrazione nella società americana, ma la sollevazione<br />
spontanea e spesso armata contro lo stato e i suoi simboli. Alla conflittualità<br />
urbana che spesso raggiungeva livelli da guerra civile, si aggiungeva<br />
ora l’emergere di nuove organizzazioni che avevano l’obiettivo<br />
di trasformare l’insurrezione spontanea in un progetto politico non<br />
più integrazionista, ma rivoluzionario. 2<br />
Gli anni tra il 1968 e il 1972 rappresentano uno dei periodi di repressione<br />
più violenti della storia americana contemporanea. Se il partito<br />
delle Pantere nere si proponeva come avanguardia rivoluzionaria di<br />
quel nuovo movimento, le operazioni Cointelpro – termine utilizzato<br />
per designare operazioni “coperte” dell’Fbi volte a distruggere tutte le<br />
forme di dissenso interno – rappresentarono la risposta governativa alle<br />
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