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bigger than hip hop - Autistici

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dizionali mentre la nascita dell’economia dei servizi mutò radicalmente i<br />

rapporti e le modalità del lavoro nelle comunità urbane nere, creando in<br />

questo modo la prima generazione di sottoproletari, una sottoclasse percepita<br />

dalla popolazione come deviata, pericolosa, criminale e, per lo<br />

più, nera. Verso la metà degli anni Settanta, la crisi evidente di ciò che<br />

un tempo era la comunità nera sarebbe diventata l’esempio più eclatante<br />

del decadimento urbano in corso, com’è magistralmente cantato nelle<br />

produzioni degli allora giovanissimi Gil Scott-Heron e Stevie Wonder.<br />

Queste erano le condizioni in cui nacque nelle strade e nei parchi del<br />

South Bronx la cultura <strong>hip</strong> <strong>hop</strong>. I primi protagonisti di quella scena, i<br />

vari Futura, Red Alert, Kool Herc, Crazy Legs e Flash, diplomatisi in<br />

istituti tecnici e professionali per lavorare in settori già coperti dall’automazione<br />

o in fabbriche che si trovavano ormai disseminate in altri<br />

luoghi, facevano parte a tutti gli effetti di quella prima ondata di sottoproletari<br />

neri ai margini della società. Per lungo tempo si è creduto che<br />

questa generazione avrebbe goduto dei vantaggi e dei benefici derivanti<br />

dalle lotte per i diritti civili. Non fu così. Se proviamo a muoverci tra le<br />

più recenti statistiche noteremo come la popolazione afro-americana viva<br />

in quartieri e abitazioni povere e prive di servizi base, soffra di disoccupazione<br />

cronica, sia vittima di suicidi e Aids – con percentuali che superano<br />

quelle di numerosi paesi del Terzo mondo – e destinata a passare<br />

buona parte della propria esistenza in prigione.<br />

L’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> è nato come espressione culturale, giovanile e alternativa<br />

della nuova identità nera, esprimendo sia gioia e voglia di divertirsi, sia<br />

esperienze di marginalità, di mancanza di opportunità e di oppressione<br />

che hanno caratterizzato la storia e l’identità afro-americana. Cultura<br />

nata e plasmatasi nelle condizioni di disperazione che scandiscono il<br />

quotidiano nel ghetto nero, l’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> si è appropriato della tradizione<br />

culturale africana e dei suoi tentativi di adattamento e trasformazione<br />

in terra americana L’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> ha utilizzato strumentazioni elettroniche<br />

– tratte da materiale destinato alla distruzione e all’inutilizzo – per<br />

creare un movimento culturale che ha comunità di adoratori e adepti<br />

in tutto il mondo, una sorta di virus diffusosi a livello planetario, una<br />

nuova, straordinaria energia creativa esplosa dai bassifondi della società<br />

americana.<br />

L’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> crea nuovi significati dalle esperienze della vita urbana e si<br />

appropria simbolicamente dello spazio cittadino attraverso il campionamento,<br />

gli effetti sonori, il flow, la danza, lo stile e l’attitudine. La cultura<br />

<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> si fonda sui 4 elements, sulle quattro forme artistiche universalmente<br />

riconosciute come espressione di questo movimento cultu-<br />

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