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bigger than hip hop - Autistici

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ficate il fenomeno lentamente scomparve. Gli artisti che incontravo<br />

erano per lo più neri e latini ma a New York il fenomeno del graffitti<br />

writing aveva condizionato trasversalmente i giovani in tutta la città,<br />

c’erano bianchi, cinesi, ebrei, praticamente tutti. Questa cultura underground<br />

era composta da una gioventù talmente variegata da rendere<br />

il fenomeno sorprendentemente meno razzista della società che<br />

aveva prodotto quelle divisioni. Durante l’epoca delle gang la città<br />

era divisa per lo più su basi di razza. Quando il fenomeno dei graffiti<br />

si diffuse non c’era alcun tipo di antagonismo su basi di razza. Per<br />

quanto riguarda la mia presenza come bianco in un quartiere di questo<br />

tipo, ogni volta che andavo a trovare un artista, le persone che vivevano<br />

nel palazzo pensavano sempre che fossi o uno sbirro o un<br />

prete. Non riuscivano proprio a immaginare un bianco passare il<br />

proprio tempo in quel luogo.<br />

Il rapporto con quegli artisti ti ha condotto ad aprire le porte del tuo<br />

studio per farli lavorare ed esibire le proprie produzioni...<br />

Nel 1980 mostrai le mie fotografie a un mercante d’arte che impressionato<br />

dalla bellezza di quei pezzi decise di affidarmi la direzione<br />

artistica di una mostra. L’esposizione si tenne sulla West Broadway<br />

e durò una settimana in cui l’afflusso fu continuo. C’erano circa una<br />

trentina di foto. Avevo passato la notizia ad alcuni artisti che conoscevo<br />

e all’esibizione si presentarono in moltissimi, fu forse la prima<br />

volta in cui tutti i writer della città si riunirono. Conobbi moltissimi<br />

artisti che invitai a venirmi a trovare nel mio studio ormai diventato<br />

un luogo di ritrovo per un numero incredibile di giovani. Era molto<br />

affascinante e durò fino alla fine degli anni Ottanta. Al momento<br />

della mia prima mostra il mondo dell’arte stava iniziando a interessarsi<br />

ai graffiti: Lee Quinones e Fab Five Freddy avevano esposto le<br />

loro opere alla galleria Medusa di Roma nel 1979 e i media inziavano<br />

a pubblicare i primi articoli sul fenomeno. Sempre in quel periodo<br />

Zephyr aveva conosciuto una ragazza, figlia di un noto uomo d’affari,<br />

Sam Essys, che praticamente pagò tutte le tele di quella generazione<br />

degli artisti. Gli individui che frequentarono il suo studio nell’estate<br />

del 1980 erano Futura, Zephyr, Crash, Kase, Duro, Shy, T<br />

Kid, Kel e molti altri. La sua idea era quella di portare questi ragazzi<br />

e la loro arte all’interno del mercato artistico mainstream. Sistemò<br />

uno studio provvisorio e finanziò totalmente le opere di quei giovani<br />

artisti. Le cose non andarono proprio così ma quella era la sensazio-<br />

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