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bigger than hip hop - Autistici

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in grado di esprimere una politica indipendente, tutti questi sforzi<br />

non potranno avere successo. Ci troviamo, infatti, in una situazione<br />

in cui centinaia di organizzazioni operano a livello locale senza sviluppare<br />

legami reciproci. Negli ultimi dieci anni ho avuto l’occasione<br />

di viaggiare per il paese, prima presentando il mio libro Rap on Gangsta<br />

Rap poi come redattore capo di “The Source”. Ho così avuto modo<br />

di incontrare attivisti e artisti di cui non conoscevo sia il lavoro sia<br />

l’impegno. L’accumularsi di queste esperienze mi ha reso consapevole<br />

dell’esigenza di un’organizzazione politica attiva a livello nazionale<br />

in grado di raccogliere le istanze delle varie esperienze locali. Ho così<br />

iniziato a discutere della cosa con altri intellettuali e attivisti con i<br />

quali abbiamo progettato la prima National Hip Hop Political Convention.<br />

L’idea di base era quella di creare un’organizzazione con caratteristiche<br />

precise. Prima di tutto doveva trattarsi di una struttura<br />

senza un leader, poiché questa fu una delle cause che contribuirono<br />

alla distruzione dei gruppi militanti degli anni Sessanta. A quel punto<br />

abbiamo sollecitato la partecipazione dei rappresentanti delle varie<br />

realtà locali affinché potessero esprimere i loro punti di vista e collaborare<br />

alla redazione di un’agenda politica collettiva. Questo era il<br />

progetto. Poi sono iniziati i problemi. Alcuni attivisti appartenenti al<br />

gruppo originario hanno iniziato a fare dei giochetti politici e a prendere<br />

accordi personali. Evidentemente non erano realmente interessati<br />

ad un progetto decisionale collettivo. Questo è un problema.<br />

Non credo che un’organizzazione nazionale dell’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> generation,<br />

possa avere un impatto significativo senza una rappresentanza<br />

di base che rifletta e articoli le diverse istanze sul territorio, senza un<br />

sistema attraverso il quale le decisioni siano prese collettivamente. Le<br />

decisioni non possono andare dall’alto verso il basso; deve accadere il<br />

contrario. Questo è al momento il problema più urgente. Dovremo<br />

lavorare duramente per riportare l’organizzazione verso l’idea originaria<br />

di una rappresentanza e partecipazione collettiva. Non possiamo<br />

permettere che pochi individui pensino di far accettare alla base<br />

le loro decisioni. Un’aggregazione di tal genere non andrà da nessuna<br />

parte e io non ne farei certamente parte. Questa è una delle caratteristiche<br />

distintive di questa generazione: se i giovani non vedono una<br />

possibilità concreta di cambiamento, non avranno nulla a che fare<br />

con quell’organizzazione. La rifiuteranno totalmente.<br />

Un altro elemento critico è rappresentato dal fatto che la nostra<br />

organizzazione deve essere necessariamente multiculturale. Non<br />

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