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bigger than hip hop - Autistici

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giovani delle comunità nere non era nulla di nuovo, l’avevano già<br />

sentito fare dai papponi e dagli spacciatori della zona. La loro reazione<br />

era: “Lo faceva mio padre... lo posso fare sicuramente anch’io”.<br />

La scena <strong>hip</strong> <strong>hop</strong> nella West Coast era totalmente differente<br />

da quella newyorkese, molto più rivolta al funk. Nel ballo si privilegiava<br />

non il breakin quanto il robotic e lo tuttin, 1 fenomeni collegati<br />

alla profonda influenza della cultura del pappa in quest’area del paese.<br />

A New York sei vuoi incontrare dei pappa devi sapere dove andare;<br />

un giovane non saprebbe neanche riconoscerlo. Dovrebbe dirigersi<br />

sulla Quarantaduesima o a Hell’s Kitchen, uscendo dal proprio<br />

habitat abituale. A Oakland, invece, i magnaccia erano popolarissimi.<br />

Il ballo, gli atteggiamenti e persino la camminata della gente era<br />

profondamente influenzata da quei personaggi che esercitavano un<br />

fascino fortissimo sui giovani. Era praticamente tutto differente: la<br />

gente non impazziva per il breakbeat, i giovani non roteavano sulle<br />

loro teste e l’abbigliamento era completamente diverso.<br />

La differenza profonda tra le due scene mi spinse ad approfondire<br />

l’aspetto del Dj’ing. Mi comprai i piatti e un mixer e iniziai a fare i primi<br />

party. Nel 1982 avevo già formato un collettivo di Dj, la cui popolarità<br />

ci permise di pagarci gli studi. Dopo essermi laureato iniziai a<br />

lavorare per una radio universitaria chiamata Kalx e dopo un po’ di<br />

tempo riuscii ad avere un mio programma <strong>hip</strong> <strong>hop</strong>, grazie soprattutto<br />

a un ragazzo di origine irlandese, Billy Jam, che proponeva nella sua<br />

trasmissione un mix insolito di rap e punk rock. All’epoca il management<br />

della radio aveva grossi pregiudizi riguardo al rap, non lo si considerava<br />

vera musica. Il suo stile unico e il rispetto per la sua profonda<br />

conoscenza del punk rock gli permisero di ottenere una sorta di<br />

salvacondotto e di trasmettere rap. Nel mio programma trasmettevo<br />

un mix di rap e di ciò che ora è conosciuto come latin freestyle, un genere<br />

molto popolare all’epoca. Iniziai a farmi un nome e nel 1986 lanciai<br />

una newsletter “The Davey D Beat Report” che riscosse un certo<br />

successo in quanto faceva circolare informazioni allora introvabili<br />

sulla musica in voga nella West Coast. Questo rapporto settimanale<br />

mi fece conoscere nella scena musicale, mi aprì la porta per un altro<br />

programma radiofonico con la Kpfa e mi permise di entrare in contatto<br />

con altri giornalisti radiofonici <strong>hip</strong> <strong>hop</strong> della Bay Area.<br />

Avendo vissuto praticamente la storia dell’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> dalle origini sino ad<br />

oggi, da fenomeno locale a settore significativo dell’economia america-<br />

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