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Qualche riflessione particolare su quelle esperienze a distanza di<br />
trent’anni?<br />
Oggi, a distanza di trent’anni, riflettendo su tutte queste esperienze<br />
e sulle sensazioni a esse associate, mi rendo conto che un unico<br />
messaggio sembrava esplodere in quelle manifestazioni culturali a<br />
opera di giovani provenienti dal ghetto di New York ed era: “Guardatemi!<br />
Sono qui, esisto e ho diritto alla mia dignità!”. La cosa che<br />
più mi affascina dell’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> è che con due piatti e un microfono abbiamo<br />
creato un’industria da svariati miliardi di dollari. La necessità<br />
è la madre di tutte le invenzioni. E qui possiamo cogliere l’inventiva,<br />
la creatività del sottoproletariato nero urbano ma allo stesso tempo<br />
anche la potenza della cultura afro-americana, la sua forza nell’uso<br />
del linguaggio, della musica e dei graffiti murali.<br />
Una chicca da lasciarmi in ricordo? Qualcosa di particolare che possa<br />
veicolare il senso di innovazione di quella fase?<br />
Ok. Ascolta questo. Ti racconto quale fu uno degli stimoli che<br />
portò i primi Dj a creare le apparecchiature necessarie per mixare. È<br />
una storia molto buffa che nasce dal break (quell’effetto ritmico in<br />
cui il tutto decresce a favore del beat) e dalla possibilità di isolarlo attraverso<br />
apparecchiature di registrazione. Numerosi Dj radiofonici<br />
iniziarono a campionare e mettere in successione break sempre più<br />
brevi nei loro programmi e i ragazzini che ascoltavano quelle trasmissioni<br />
erano convinti che quelle routine fossero create al momento,<br />
dal vivo. Così iniziarono a ragionare su come fosse possibile realizzare<br />
qualcosa di simile e non smisero finché non inventarono l’apparecchiatura<br />
che permise loro di preascoltare un disco, mentre il<br />
pubblico ne ascoltava un altro, al fine di ottimizzare il mixaggio.<br />
Questi ragazzi pensavano: “Se loro sono in grado di farlo, lo possiamo<br />
fare anche noi!”. Così inventarono nuove forme musicali senza<br />
neanche rendersene conto. Uno dei primi a operare in questo senso<br />
fu Grand Master Flash, mentre per quanto riguarda gli scratch dobbiamo<br />
assegnare la paternità a Grand Wizard Theodore.<br />
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