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bigger than hip hop - Autistici

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Questi ragazzi sono svegli e sanno di avere le capacità di gestire una<br />

propria casa discografica, di poter essere dei bravi impresari. È una<br />

situazione completamente differente rispetto al passato. E se da un<br />

lato tutto ciò è positivo poiché permette di trovare spazi di agibilità<br />

all’interno del mercato, dall’altro è decisamente criticabile per il fatto<br />

che perpetua il sistema che ha creato le tragiche condizioni nelle<br />

quali ci troviamo.<br />

Possiamo considerare l’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> come una reazione creativa contro un<br />

sistema che sembrava avere definitivamente condannato le comunità<br />

di colore nelle aree urbane. Si parte da forme di svago e divertimento<br />

per giungere a gruppi caratterizzati da forte messaggio politico e nazionalista<br />

per passare alla situazione attuale in cui l’industria discografica<br />

sembra sponsorizzare la formula violenza-sesso per ovvi interessi commerciali.<br />

Come possiamo ritornare a fare capire ai giovani l’importanza<br />

della componente sociale e politica e a non volere essere necessariamente<br />

il prossimo Jay Z o 50Cents?<br />

È interessante notare come l’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> politicizzato o message rap<br />

abbia manifestato sin dalle origini una contraddizione intrinseca: i<br />

testi, pur criticando il sistema del potere, non chiamano in causa mai<br />

il capitalismo. Questo elemento non è peculiare solo all’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> ma<br />

riguarda tutta la storia della politica liberal dei gruppi neri. La proposta<br />

politica di queste organizzazioni è da sempre stato il capitalismo<br />

nero, usando le medesime strategie del “padrone”. L’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong><br />

rappresenta la forma più elevata di capitalismo nero. La politica dell’<strong>hip</strong><br />

<strong>hop</strong> è come un boomerang che, sebbene ci illuda di andare<br />

avanti, finisce inevitabilmente per tornare indietro. Questi giovani<br />

stanno nutrendo un movimento che ha fatto del materialismo un elemento<br />

prioritario. Alcuni gruppi musicali hanno risolto questa contraddizione,<br />

ma sono pochi. I Coup, per esempio, affermano di volere<br />

distruggere il sistema capitalista per creare una nuova società dalle<br />

sue ceneri. Finché non si risolverà questa contraddizione non<br />

avremo mai una reale politica rivoluzionaria per la generazione dell’<strong>hip</strong><br />

<strong>hop</strong>. Oltretutto in questi anni le proposte politiche antagoniste<br />

non sono mancate, ma non sono riuscite a entrare in relazione con la<br />

musica e i giovani delle inner city. Sono state organizzate conferenze<br />

e dibattiti sull’<strong>hip</strong> <strong>hop</strong> e su come mobilitare politicamente questa generazione.<br />

Abbiamo potuto ascoltare interessanti analisi sulle sue<br />

potenzialità politiche. C’è solo un piccolo problema. Chi organizza e<br />

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