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bigger than hip hop - Autistici

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portunità stessa di tale impegno nella società statunitense contemporanea.<br />

Questa differenza rappresenta la crisi interna alla comunità nera,<br />

duramente segnata da un vero e proprio gap generazionale semiparalizzante<br />

che va ad aggiungersi ad altre preoccupanti dinamiche che la riguardano:<br />

dallo stato di costante repressione e brutalità poliziesca alle<br />

altissime percentuali di suicidio e di carcerazione dei suoi membri, dalla<br />

“guerra tra i sessi” che ne lacera la coesione interna alla massiccia disoccupazione<br />

che ne logora le forze residue. È stato così che, poco alla volta,<br />

ho iniziato a comprendere a fondo le conseguenze della distruzione<br />

del Movimento di liberazione nero avvenuta tra la fine degli anni Sessanta<br />

e i primi anni Settanta e, soprattutto, della profonda trasformazione<br />

delle forme di produzione e del mercato del lavoro. La crescente segregazione,<br />

l’invasione delle droghe pesanti, la distruzione del sistema<br />

del welfare, la guerra alla droga e le leggi repressive aiutano a comprendere<br />

la diversità tra le condizioni di vita dei protagonisti di questa cultura<br />

e delle loro produzioni della fine degli anni Settanta e quelle di oggi e<br />

a comprendere la trasformazione dei testi rap dall’impegno della Golden<br />

Age (1988-1993) alla violenza del gangsta rap per giungere alla superficialità<br />

dell’ostentazione del lusso, il bling bling contemporaneo.<br />

Come denuncia Chuck D, leader storico della formazione dei Public<br />

Enemy, “i numerosi eventi organizzati negli ultimi anni hanno ampiamente<br />

dimostrato che esiste una forte esigenza di discutere di musica e<br />

delle sue implicazioni politiche e sociali. La nostra conversazione è un<br />

esempio dell’ampio dibattito che coinvolge migliaia di persone in tutto<br />

il mondo. Un dibattito che va oltre l’importanza dei singoli artisti e si<br />

svolge in maniera differente nei diversi paesi. Tutto ciò dimostra che la<br />

cultura <strong>hip</strong> <strong>hop</strong> e la musica rap possono scatenare discussioni che vanno<br />

ben oltre ciò che potessimo immaginare. Quello che però accade<br />

ora, in un periodo in cui il rap non solo è accettato ma pubblicizzato e<br />

promosso in maniera industriale, è che la discussione è inesistente e, dove<br />

esiste, è tristemente superficiale. Quando la comunicazione degli artisti<br />

verso il pubblico passò dall’impegno e coerenza dei primi anni Novanta<br />

all’incoerenza della metà e della fine degli anni Novanta, il pubblico<br />

di giovani che ballava ai concerti e cantava con i propri idoli si è<br />

trasformato in unità di vendita. Il rap ha profitti da capogiro. Dunque<br />

nessuna discussione riguardo la musica poiché la nostra cultura è stata<br />

trasformata in a viable commodity – in un prodotto da vendere. Allo stesso<br />

tempo, il governo e le istituzioni tagliano tutti i finanziamenti per l’educazione<br />

e le arti. Ci troviamo di fronte a una massa di persone che<br />

non sa nulla, che non conosce la propria storia. Anche quando i giovani<br />

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