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spostamenti <strong>del</strong> mouse sul desktop (registrati dal sistema operativo, ma<br />
normalmente celati dalla Gui) vengono in primo piano nella forma di<br />
coordinate numeriche. Mettendo in discussione l’opac<strong>it</strong>à <strong>del</strong>la Gui, Jodi<br />
sposta la relazione tra utente e macchina in una zona d’indeterminazione,<br />
aperta all’errore e a una sua rappresentazione visiva molto più dinamica<br />
e divertente.<br />
Fare e disfare interfacce di navigazione<br />
La software art ha <strong>il</strong> pregio di aprire una riflessione sui molteplici modi<br />
di scrivere e interpretare un’istruzione. Si pensi all’evoluzione <strong>del</strong> Web.<br />
All’inizio, nel 1993, <strong>il</strong> linguaggio di marcatura ipertestuale (Html) era un<br />
codice aperto, indipendente dagli strumenti di navigazione atti a decodificarlo.<br />
Poi con <strong>il</strong> rapido avvento degli interessi commerciali, società come<br />
Netscape e Microsoft iniziarono a darsi battaglia per piegarne l’universal<strong>it</strong>à<br />
ai propri fini particolari. Introducendo a ogni versione nuove<br />
funzional<strong>it</strong>à esclusive, le due aziende cercarono di convincere webmaster<br />
e webdesigner che era vantaggioso progettare un s<strong>it</strong>o in funzione dei rispettivi<br />
browser. A volte vi riuscivano – di qui i noti disclaimer “Best<br />
viewed w<strong>it</strong>h” – nella maggior parte dei casi no, sicchè le innovazioni introdotte<br />
rimanevano sottout<strong>il</strong>izzate. Il fallimento <strong>del</strong>la versione 5.X di<br />
Netscape chiudeva l’era <strong>del</strong>la concorrenza lasciando Explorer leader<br />
pressoché unico <strong>del</strong> mercato. 21<br />
Tuttavia, al riparo dai frastuoni prodotti dagli scontri commerciali, alcuni<br />
gruppi di artisti e programmatori hanno sugger<strong>it</strong>o, negli ultimi anni<br />
modi di vedere o ascoltare <strong>il</strong> World Wide Web alternativi alle rappresentazioni<br />
standard. Spesso privi di risorse finanziarie, questi gruppi hanno<br />
inventato e distribu<strong>it</strong>o browser che non competono certo con quelli più<br />
noti, soprattutto se si tratta di reperire informazioni impacchettate con i<br />
linguaggi più complessi, ma che trovano <strong>il</strong> loro motivo di interesse nel<br />
mostrare aspetti e meccanismi <strong>del</strong>la rete che rimangono spesso celati al<br />
navigatore.<br />
Nel 1997, <strong>il</strong> collettivo londinese I/O/D – composto da Matthew Fuller,<br />
Simon Pope e Colin Green – aveva lanciato un browser “concettuale”,<br />
basato su una nuova modal<strong>it</strong>à di interpretare l’Html. Scr<strong>it</strong>to in Lingo,<br />
<strong>il</strong> Web Stalker , attaccava “con fare predatorio”<br />
le metafore spaziali usate dai browser convenzionali (i tasti <strong>del</strong><br />
“back” e <strong>del</strong> “forward”, per esempio, sono concetti spaziali che indicano<br />
però successioni temporali) suggerendo un modo completamente diver-<br />
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