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ca trasformando la navigazione da esperienza sol<strong>it</strong>aria in evento collettivo.<br />

Mark Napier aveva già elaborato un concept sim<strong>il</strong>e nel 1998, con la<br />

creazione <strong>del</strong> Dig<strong>it</strong>al Landf<strong>il</strong>l , una pattumiera<br />

dig<strong>it</strong>ale in continua evoluzione su cui è tutt’ora possib<strong>il</strong>e “buttare”<br />

i f<strong>il</strong>e <strong>del</strong> proprio cestino. Dati che si mischiano e si ricombinano, come in<br />

una discarica pubblica, a strati e strati di immagini, animazioni, testi,<br />

link, indirizzi di posta o Url gettati da altri navigatori.<br />

La tendenza a condividere l’intim<strong>it</strong>à dei propri dati diviene presto comune<br />

ad altri progetti, che risentono, almeno in termini di immaginario,<br />

<strong>del</strong>la diffusione di massa degli applicativi peer-to-peer (p2p) tipo Napster<br />

e Gnutella.<br />

È questo <strong>il</strong> caso <strong>del</strong> già c<strong>it</strong>ato Life Sharing di 0100101110101101.org.<br />

Rendendo trasparenti e accessib<strong>il</strong>i tutti i dati e le librerie <strong>del</strong> computer di<br />

casa, Life Sharing abolisce la distinzione tra client e server, e l’intervallo<br />

di tempo che separa <strong>il</strong> momento <strong>del</strong>la produzione <strong>del</strong>le informazioni da<br />

quello <strong>del</strong>la loro distribuzione e messa in linea. Si tratta di una radicalizzazione<br />

concettuale <strong>del</strong>le arch<strong>it</strong>etture p2p, grazie a cui l’utente può venire<br />

a conoscenza di alcuni dati, come le e-ma<strong>il</strong> o i log, prima di<br />

0100101110101101.org, connettendosi a Life Sharing mentre i due non<br />

sono al computer. A propos<strong>it</strong>o <strong>del</strong> Life Sharing, Matthew Fuller ha parlato<br />

di “nudismo dei dati”, 33 altri osservatori di “pornografia astratta”, volta<br />

a sost<strong>it</strong>uire <strong>il</strong> voyeurismo dei data bodies a quello dei corpi di carne.<br />

Sullo stesso versante si muove DeskSwap <strong>del</strong>l’americano<br />

Mark Daggett. Pubblicato nel 2001, DeskSwap è un semplice<br />

screensaver che permette di condividere una <strong>del</strong>le parti più intime <strong>del</strong><br />

computer: <strong>il</strong> desktop. È a partire dal desktop che <strong>il</strong> dataspace viene personalizzato,<br />

dalla scelta <strong>del</strong>l’immagine di fondo alla disposizione <strong>del</strong>le<br />

icone e degli applicativi. “Mostrami <strong>il</strong> tuo desktop e ti dirò chi sei” si potrebbe<br />

dire, pensando a quanto è diverso <strong>il</strong> desktop di una grafica da<br />

quello di una scr<strong>it</strong>trice o di un programmatore.<br />

E così quando lo screensaver entra in funzione, chi ha installato Desk-<br />

Swap può visualizzare “le scrivanie” di altri utenti collegati in rete . Allo<br />

stesso modo, l’immagine <strong>del</strong> proprio schermo viene catturata ogni 30 secondi<br />

e inviata ad altri utenti collegati tram<strong>it</strong>e <strong>il</strong> server di DeskSwap. Non<br />

è detto però che in quel momento ci sia la nostra immagine desktop in<br />

primo piano; se teniamo aperto <strong>il</strong> programma di posta saranno le nostre<br />

e-ma<strong>il</strong> a essere sped<strong>it</strong>e a qualche remoto guardone. In questa condivisione<br />

“scambista” <strong>del</strong> narcisismo e <strong>del</strong> voyeurismo (“I show you mine,<br />

you’ll show me yours” è l’emblematico sottot<strong>it</strong>olo <strong>del</strong> software) sta <strong>il</strong> senso,<br />

e <strong>il</strong> successo, di DeskSwap, che sfrutta l’ansia generata dal sospetto<br />

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