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arti elettroniche, <strong>del</strong>la comunicazione radio e, ovviamente, telematica.<br />
Nei locali <strong>del</strong> centro venivano allest<strong>it</strong>e mostre e conferenze, mentre <strong>il</strong> server<br />
osp<strong>it</strong>ava più di 120 gruppi legati ad attiv<strong>it</strong>à di vario tipo: organizzazioni<br />
non governative, gruppi ecologisti, attivisti e progetti artistici. La<br />
direzione <strong>del</strong> centro era stata affidata a tre giovani artisti residenti a Lubiana:<br />
Luka Frehli, Vuk Cosic e Marko Peljhan. Quest’ultimo, piuttosto<br />
distante dai circoli <strong>del</strong>la net.art, aveva tuttavia aperto un’ulteriore direzione<br />
di ricerca nel campo dei tactical media. In occasione di Documenta<br />
X, assieme al tedesco Brian Springer, Peljhan aveva lanciato <strong>il</strong> progetto<br />
Atol/Makrolab ossia l’installazione di<br />
un centro mob<strong>il</strong>e a pochi ch<strong>il</strong>ometri da Kassel, destinato al mon<strong>it</strong>oraggio<br />
e all’intercettazione dei flussi di informazione, analogici e dig<strong>it</strong>ali. Equipaggiato<br />
con strumentazione ad alta tecnologia, dotato di un sistema di<br />
autoalimentazione a energia solare e eolica, Makrolab era progettato come<br />
un ambiente autosufficiente in grado di resistere a condizioni ambientali<br />
estreme, all’interno <strong>del</strong> quale veniva sistematicamente scandagliato<br />
lo spettro elettromagnetico alla ricerca di dati sensib<strong>il</strong>i, che erano<br />
poi immagazzinati e proiettati su una console all’interno di Documenta.<br />
Attraverso ricev<strong>it</strong>ori a bassa e alta frequenza, la troupe di Makrolab riusciva<br />
a intercettare le comunicazioni aeronautiche, i sistemi telefonici e<br />
televisivi satell<strong>it</strong>ari, e persino le trasmissioni <strong>del</strong>la base orb<strong>it</strong>ante Mir,<br />
rendendo di pubblico dominio, in un contesto artistico ufficiale, dati e<br />
trasmissioni normalmente non disponib<strong>il</strong>i. Negli anni successivi <strong>il</strong> Makrolab<br />
evolverà verso una nuova struttura (Mark II) che raccoglierà informazioni<br />
sui sistemi di comunicazione, <strong>il</strong> tempo e le migrazioni, trasferendosi<br />
dall’isola di Rottnest Island a largo <strong>del</strong>la costa australiana occidentale<br />
alla Scozia per poi puntare al Giappone, l’Antartide, <strong>il</strong> Sud Africa,<br />
Israele, la Russia in un programma a tappe che andrà avanti fino al 2007.<br />
Attorno alla metà degli anni Novanta, la discussione sui nuovi media e<br />
le tecnologie dig<strong>it</strong>ali aveva iniziato a farsi strada anche nelle tre piccole<br />
repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e L<strong>it</strong>uania, riapparse sulla<br />
mappa d’Europa nel 1991. In particolare, tra <strong>il</strong> 1995 e <strong>il</strong> 1997 si erano<br />
svolte a Tallin, in Estonia, alcune rassegne di ampio respiro che facevano<br />
<strong>il</strong> punto sulla computer mediated communication. La più importante di<br />
queste era stata Interstanding – Understanding Interactiv<strong>it</strong>y, un convegno<br />
biennale cui collaboravano anche alcuni esponenti <strong>del</strong>la Society for<br />
Old and New Media di Amsterdam. Alla prima edizione aveva partecipato<br />
in veste di vis<strong>it</strong>atrice una giovane artista lettone, Rasa Sm<strong>it</strong>e, che<br />
aveva iniziato da qualche tempo a interessarsi agli sv<strong>il</strong>uppi <strong>del</strong>le arti elettroniche.<br />
Nell’estate <strong>del</strong> 1996 la Sm<strong>it</strong>e, insieme ad altri tre compagni –<br />
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