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Cresciuto come p<strong>it</strong>tore astratto, dalla metà degli anni Novanta Napier<br />

abbandona <strong>il</strong> pennello per dedicarsi alla Rete. Nel 1996 pubblica <strong>il</strong> suo<br />

primo lavoro, <strong>The</strong> Distorted Barbie, ,<br />

un s<strong>it</strong>o che offriva una serie di reinterpretazioni<br />

grafiche <strong>del</strong>la bambola più famosa <strong>del</strong> mondo. Al mo<strong>del</strong>lo “ideale”<br />

in commercio, Napier affiancava un’anoressica Kate Moss Barbie dagli<br />

occhi così grandi e liquidi che le pup<strong>il</strong>le potevano galleggiarci dentro,<br />

una Barbie posseduta dal demonio un pò invasata o una Barbie brutta e<br />

grassa, tutto sommato non dissim<strong>il</strong>e da una comune teenager americana<br />

sovrappeso.<br />

L’esplic<strong>it</strong>à volontà <strong>del</strong>l’autore di parodiare “uno dei simboli religiosi<br />

<strong>del</strong> nostro tempo”, 23 scatenò la reazione <strong>del</strong>la Mattel. Minacciato legalmente<br />

per violazione di copyright, l’artista fu costretto a fare marcia indietro<br />

e a lasciare online una versione mut<strong>il</strong>ata <strong>del</strong> s<strong>it</strong>o, completata dalla<br />

sarcastica scr<strong>it</strong>ta “Barbie è un prodotto Mattel”.<br />

Chiuso l’incidente, l’artista decide di abbandonare i s<strong>it</strong>i ricombinati e<br />

si dedica alla progettazione di un nuovo browser. Nasce così, nel 1998, lo<br />

Shredder (<strong>il</strong> Frammentatore) , un<br />

software che non va scaricato né installato. Per lanciarlo basta infatti collegarsi<br />

a Potatoland, <strong>il</strong> s<strong>it</strong>o che raccoglie tutti i progetti <strong>del</strong>l’artista e accedere<br />

all’area contenente <strong>il</strong> browser.<br />

Lo Shredder infatti non è nemmeno un plug-in, ma un semlice programmino<br />

(applet) in Java, che si insinua come un un cuneo tra <strong>il</strong> server e<br />

<strong>il</strong> nostro browser. Alterando <strong>il</strong> codice Html, prima che Netscape o Explorer<br />

siano in grado di leggerlo, lo Shredder consente di visualizzare i f<strong>il</strong>e<br />

sorgenti <strong>del</strong>le pagine Html, sovrapponendoli al contenuto <strong>del</strong>le pagine<br />

stesse.<br />

Se lo si “punta” su una qualsiasi pagina Web che contiene immagini e<br />

testo, l’effetto è quello di un collage impazz<strong>it</strong>o, in cui segni grafici e testuali<br />

si sovrappongono caoticamente al codice di controllo (le tag) che<br />

dovrebbe disporre i contenuti in modo funzionale. Da nascosto, <strong>il</strong> f<strong>il</strong>e di<br />

testo Html diviene palese, si fa segno grafico e metatestuale, elemento di<br />

costruzione autonomo, non più semplice conten<strong>it</strong>ore o strumento per<br />

l’impaginazione. Nella presentazione <strong>del</strong> browser, lo stesso Napier sv<strong>il</strong>uppava<br />

<strong>del</strong>le riflessioni non dissim<strong>il</strong>i da quelle di Jodi o di Fuller:<br />

Perché frammentare <strong>il</strong> Web? Il Web non è una pubblicazione. I s<strong>it</strong>i Web<br />

non sono carta. Eppure <strong>il</strong> modo corrente di pensare al webdesign è ancora<br />

quello <strong>del</strong>la rivista, giornale, <strong>libro</strong> o catalogo. [...] Poiché tutti i browser<br />

concordano (almeno in generale) sulle convenzioni <strong>del</strong>l’Html, si ha l’<strong>il</strong>lu-<br />

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