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so di misurare e ab<strong>it</strong>are la rete. Una volta installato, <strong>il</strong> Web Stalker si presenta<br />
con una grafica quasi sconcertante nella sua semplic<strong>it</strong>à. Immagini e<br />
funzioni come i frame, Java, Flash e altri plug-in vengono eliminate, come<br />
nei browser di solo testo (tipo Lynx). Al loro posto, prende corpo una<br />
mappa dinamica, in cui i singoli documenti Html vengono rappresentati<br />
come cerchi e i link che li collegano come linee. A seconda <strong>del</strong>la profond<strong>it</strong>à<br />
<strong>del</strong> s<strong>it</strong>o, la mappa si fa più aggrovigliata e le pagine più linkate vengono<br />
via via rappresentate da cerchi più luminosi. Altre funzioni mostrano<br />
in rapida successione i codici sorgenti dei documenti scansionati, la lista<br />
dei f<strong>il</strong>e contenuti in ciascuno di essi o le informazioni puramente testuali.<br />
Attraverso un approccio di tipo strutturale, che si sofferma più sugli<br />
interstizi tra una pagina e l’altra che sulla singola pagina, è come se <strong>il</strong> Web<br />
Stalker ci facesse entrare nel cervello di chi ha progettato e disegnato <strong>il</strong> s<strong>it</strong>o,<br />
mostrandone sinapsi e connessioni neuronali. Da un insieme di oggetti<br />
affastellati l’uno sull’altro, <strong>il</strong> Web ci appare quindi come un processo:<br />
da nome (l’Url) si fa verbo (i collegamenti, i rapporti tra le varie Url). A<br />
balzare in primo piano, è quel flusso di dati che scorre continuamente tra<br />
<strong>il</strong> server e <strong>il</strong> nostro modem e viene interpretato dal browser; un flusso<br />
che rimane ab<strong>it</strong>ualmente celato dietro alle rappresentazioni stab<strong>il</strong>i <strong>del</strong>le<br />
pagine Web (in realtà basta aprire la finestra di dialogo <strong>del</strong>la connessione<br />
a Internet per realizzare che riceviamo e inviamo byte in continuazione).<br />
Come nota uno degli ideatori <strong>del</strong> Web Stalker, Matthew Fuller, “una volta<br />
che non si crede più alla descrizione <strong>del</strong>la pagina, l’Html diviene un<br />
impaginatore semantico p<strong>it</strong>tosto che un linguaggio di marcatura ipertestuale.<br />
Visto che la sua rappresentazione sullo schermo dipende dal tipo<br />
di strumento che usi per riceverlo, rispetto al suo stato originale, i comandi<br />
in Html diventano <strong>il</strong> luogo per una negoziazione di altri comportamenti<br />
o processi potenziali”. In tal modo, continua Fuller, “ appaiono<br />
diverse possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à. Lo stream di dati diviene una fase spaziale, un regno<br />
di possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à al di fuori <strong>del</strong> browser”. Come osserva ancora Florian Cramer,<br />
questo regno di possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à è in realtà una finzione, o un’ipotesi puramente<br />
concettuale:<br />
Il codice di Web Stalker può anche smontare <strong>il</strong> codice <strong>del</strong> Web, ma lo fa<br />
riformattandolo secondo un’altra disposizione che semplicemente finge di<br />
“essere” <strong>il</strong> codice stesso. Web Stalker può essere letto come un’opera di<br />
net.art che esamina cr<strong>it</strong>icamente <strong>il</strong> proprio medium, ma è anche una riflessione<br />
su come la realtà è mo<strong>del</strong>lata dal software, dal modo in cui <strong>del</strong> codice<br />
processa codice. 21 107