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fatti, nella sua apertura alla dimensione sociale, nelle possib<strong>il</strong><strong>it</strong>à d’interazione<br />
offerte dal buco spaziale a chiunque attraversasse due spazi urbani<br />
di pubblico dominio. I due artisti avevano cioè rinunciato a eserc<strong>it</strong>are un<br />
controllo sull’es<strong>it</strong>o <strong>del</strong> loro esperimento, lasciando al pubblico <strong>il</strong> comp<strong>it</strong>o<br />
di determinarne direttamente l’evoluzione. Questo tipo di apertura era<br />
decisamente inusuale rispetto alla maggior parte degli esperimenti telecomunicativi<br />
<strong>del</strong> periodo, che proponevano quasi sempre circu<strong>it</strong>i chiusi o<br />
solo parzialmente accessib<strong>il</strong>i a un pubblico più ampio. Gli unici artisti che<br />
si ponevano in una prospettiva di partecipazione e cooperazione diffusa<br />
(networking) erano, non a caso, coloro che sperimentavano con le prime<br />
reti telematiche, come Roy Ascott, Robert Adrian e Marc Denjean, Giovanna<br />
Colacevich, Natan Karczmar, Jean-Claude Anglade e altri ancora.<br />
Nel settembre 1982, nel corso <strong>del</strong>la terza edizione <strong>del</strong> festival Ars<br />
Electronica, Robert Adrian X diede v<strong>it</strong>a a <strong>The</strong> World in 24 Hours, un<br />
progetto che metteva in collegamento, per un arco di 24 ore, artisti di sedici<br />
c<strong>it</strong>tà dislocate in tre continenti. Seguendo <strong>il</strong> sole di mezzogiorno lungo<br />
la rotazione terrestre, gli artisti si collegavano per circa un’ora ciascuno<br />
con <strong>il</strong> festival di Linz, tracciando così una sorta di mappa geo-telematica.<br />
Per farlo, potevano ut<strong>il</strong>izzare tre diversi tipi di sistemi: un terminale<br />
in grado di inviare materiale grafico attraverso un network di computer<br />
timesharing (Ip Sharp Apl Network), passando per la rete telefonica locale;<br />
una televisione a bassa scansione (Sstv) in grado di transcodificare <strong>il</strong><br />
segnale video in un segnale acustico che, veicolato attraverso la rete telefonica<br />
internazionale, veniva poi riconvert<strong>it</strong>o in segnale video; un telefax<br />
che inviava, sempre tram<strong>it</strong>e una chiamata internazionale, un segnale<br />
acustico in grado di convertire un’immagine stampata su carta. 23<br />
Rispetto ai costosi esperimenti satell<strong>it</strong>ari di Galloway e Rabinow<strong>it</strong>z,<br />
<strong>The</strong> World in 24 Hours si cimentava con tecnologie a basso costo, già accessib<strong>il</strong>i,<br />
almeno in teoria, ai singoli artisti. Sebbene l’uso privato <strong>del</strong><br />
computer fosse ancora poco diffuso, la prima tecnologia <strong>del</strong> network di<br />
computer timesharing già dimostrava tutta la sua convenienza economica,<br />
consentendo una connessione telefonica solo a livello locale. Tuttavia l’esperimento<br />
di Robert Adrian X si fondava ancora su uno schema di comunicazione<br />
uno-a-molti, con un centro, la sede <strong>del</strong> festival, cui facevano<br />
capo i contributi provenienti dagli altri paesi. Non prendeva dunque in<br />
considerazione l’ipotesi che gli altri nodi <strong>del</strong>la rete potessero interconnettersi<br />
indipendentemente dal centro di Linz.<br />
Uno dei pochi artisti che già dai primi anni Ottanta è pienamente consapevole<br />
<strong>del</strong>le trasformazioni radicali che la telematica produrrà rispetto<br />
al concetto di autore e di creazione/fruizione <strong>del</strong>l’opera, è l’inglese Roy<br />
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