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Lo scenario, arricch<strong>it</strong>o da molti altri spazi e personaggi, divenne la base<br />
per All New Gen, un’installazione comprendente un cd-rom (una parodia<br />
di un gioco interattivo), nastri audio, un video erotico, diverse scatole<br />
luminose ed elementi scultorei, che venne esposta in Australia e in<br />
molti altri paesi.<br />
Alla pura invenzione fantastica, <strong>il</strong> gruppo affianca sin dal principio<br />
una riflessione teorica, che trova <strong>il</strong> suo es<strong>it</strong>o nel Manifesto Cyberfemminista<br />
per <strong>il</strong> XXI secolo (1991), tradotto poi in sette lingue e reinterpretato<br />
sotto varie forme, come un grande cartellone pubblic<strong>it</strong>ario o una colonna<br />
sonora. Nelle poche linee che lo compongono, si proclama la nasc<strong>it</strong>a di<br />
un nuovo soggetto, di una “fica futura”, che scardinerà l’ordine simbolico<br />
e masch<strong>il</strong>e <strong>del</strong> discorso dall’interno.<br />
L’affermazione che tra la cl<strong>it</strong>oride e la matrice vi è una “linea diretta”,<br />
un nesso sostanziale, non è casuale. Il termine matrix ha infatti una doppia<br />
valenza, sia come generatrice ultima <strong>del</strong>la realtà immersiva e simulata<br />
<strong>del</strong> cyberspazio – secondo la vulgata cyberpunk – sia come gen<strong>it</strong>rice biologica,<br />
secondo l’etimologia latina <strong>del</strong>la parola. Insomma tra <strong>il</strong> cyberspazio<br />
o, più in generale, tra la tecnologia e <strong>il</strong> femmin<strong>il</strong>e, esiste una connessione<br />
profonda, che <strong>il</strong> femminismo storico, generalmente tecnofobico,<br />
aveva ignorato. Se Vns Matrix fonda quest’enunciato su un’intuizione<br />
che scaturisce dalla propria esperienza diretta, nello stesso istante, dall’altro<br />
capo <strong>del</strong> mondo, c’è qualcuno che approda alle stesse conclusioni,<br />
partendo però dalla ricerca accademica.<br />
La persona in questione si chiama Sadie Plant, ed è la direttrice <strong>del</strong>l’Un<strong>it</strong>à<br />
di ricerca di cultura cibernetica alla Warwick Univers<strong>it</strong>y in Ingh<strong>il</strong>terra.<br />
Pur non conoscendo, in un primo momento, <strong>il</strong> lavoro <strong>del</strong> collettivo<br />
australiano, la Plant impiega presto lo stesso termine “cyberfemminismo”,<br />
per enunciare <strong>il</strong> carattere intrinsecamente femmin<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la tecnologia.<br />
Come r<strong>il</strong>eva acutamente Alex Galloway, a propos<strong>it</strong>o di uno dei testi<br />
base di Plant, Zeros and Ones:<br />
In tutto <strong>il</strong> suo lavoro la matrice è una metafora primaria. Si materializza<br />
storicamente nei processi d’intess<strong>it</strong>ura dei telai industriali, negli operatori<br />
telefonici prevalentemente femmin<strong>il</strong>i, nel tropo <strong>del</strong>la donna programmatrice<br />
(Ada Lovelace, Grace Murray Hopper) e nella struttura reticolare <strong>del</strong><br />
cyberspazio. In virtù di ciò, la Plant scrive che la tecnologia è fondamentalmente<br />
un processo di emascolinizzazione. 17<br />
Secondo Plant, la tess<strong>it</strong>ura, come attiv<strong>it</strong>à specificamente femmin<strong>il</strong>e, è <strong>il</strong><br />
nesso simbolico che lega la fase industriale a quella post-industriale. Un<br />
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