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come gli Stati Un<strong>it</strong>i e l’Australia 26 che con <strong>il</strong> sistema postale tradizionale<br />

sarebbe stato molto più diffic<strong>il</strong>e e costoso raggiungere.<br />

Il King’s Cross Phone-In era una scommessa, un’ipotesi sull’intersezione<br />

di vari sistemi di comunicazione, materiali e immateriali: quello <strong>del</strong>la<br />

locale stazione londinese (importante snodo <strong>del</strong>la metropol<strong>it</strong>ana urbana),<br />

<strong>il</strong> sistema ferroviario nazionale br<strong>it</strong>annico e quello telefonico internazionale.<br />

Quest’ultimo veniva impiegato sia nella vecchia modal<strong>it</strong>à – le<br />

conversazioni a voce – che nella nuova – le ma<strong>il</strong>ing list. Sebbene l’idea<br />

fosse stata concep<strong>it</strong>a da un singolo, la sua attuazione, ancora una volta,<br />

era stata possib<strong>il</strong>e solo grazie alla partecipazione di molti. Come nel caso<br />

di Hole in Space, <strong>il</strong> King’s Cross Phone-In metteva in luce un meccanismo.<br />

Se Galloway e Rabinow<strong>it</strong>z si erano serv<strong>it</strong>i <strong>del</strong> satell<strong>it</strong>e, Heath Bunting<br />

aveva impiegato le reti telematiche, creando però un’asimmetria comunicativa.<br />

Una parte <strong>del</strong>l’azione veniva effettuata da un pubblico – coloro<br />

che chiamavano – attivo e cosciente <strong>del</strong>le final<strong>it</strong>à <strong>del</strong>l’esperimento. L’altra<br />

metà, quella dei riceventi, non sapeva perché i telefoni stessero squ<strong>il</strong>lando<br />

simultaneamente, né perché avesse alzato <strong>il</strong> ricev<strong>it</strong>ore. Introducendo<br />

<strong>il</strong> fattore caso, Bunting dimostrava come fosse possib<strong>il</strong>e sv<strong>il</strong>uppare<br />

nuove forme di social<strong>it</strong>à a distanza (una chat telefonica di massa), in grado<br />

di irrompere negli spazi urbani in modo <strong>del</strong> tutto inaspettato.<br />

L’intersezione tra sistemi di comunicazione urbana e telematica rimane<br />

al centro <strong>del</strong> lavoro <strong>del</strong>l’artista nel suo primo periodo. Nel 1995 sarà la volta<br />

di Communication Creates Conflict, realizzato con <strong>il</strong> patrocinio <strong>del</strong>l’Inst<strong>it</strong>ute<br />

of Contemporary Culture di Tokyo. In questo caso, i media ut<strong>il</strong>izzati<br />

– fax, e-ma<strong>il</strong>, cartoline virtuali, volantini e bigliettini cartacei – facevano<br />

esplic<strong>it</strong>amente riferimento alla ma<strong>il</strong> art, che aveva già posto la questione<br />

<strong>del</strong> networking come nuova forma <strong>del</strong>l’agire estetico. Tuttavia rispetto al<br />

King’s Cross Phone-In, Communication Creates Conflict offriva al navigatore<br />

una serie di opzioni basate su un uso più specifico <strong>del</strong> Web. Accedendo<br />

all’homepage <strong>del</strong> progetto e attivando<br />

i collegamenti ipertestuali contenuti in un breve componimento<br />

introduttivo di Bunting, <strong>il</strong> navigatore trovava una serie di form – moduli<br />

predisposti all’inserimento dinamico di dati – con cui poteva inviare messaggi<br />

di testo a Heath Bunting o a chiunque altro. A complemento dei processi<br />

automatici ut<strong>il</strong>izzati, l’artista londinese elaborava poi un ventaglio di<br />

“opzioni poetiche”: significativo, in questo senso, era <strong>il</strong> modulo per l’invio<br />

di messaggi e-ma<strong>il</strong>, dove un testo precomp<strong>il</strong>ato poteva essere modificato<br />

in più parti, con un numero discreto di permutazioni possib<strong>il</strong>i.<br />

Bunting ideava anche altre forme di interazione a distanza da realizzare<br />

in un lasso temporale coincidente con <strong>il</strong> periodo in cui si sarebbe reca-<br />

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