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Ascott, <strong>il</strong> quale sperimenta costruendo dei dispos<strong>it</strong>ivi telematici che consentono<br />
la realizzazione di testi, ad opera di autori dislocati lungo i vari<br />
nodi <strong>del</strong>la rete attivata. Ered<strong>it</strong>ando e rielaborando le teorie di Derrida,<br />
Foucault e Barthes sull’intertestual<strong>it</strong>à e sulla cosiddetta “morte <strong>del</strong>l’autore”,<br />
Ascott orientava la sua ricerca verso una poetica <strong>del</strong> networking:<br />
La tecnologia di autori disseminati (dispersed autorship) che <strong>il</strong> networking<br />
incorpora procede oltre la stessa nozione <strong>del</strong> soggetto, <strong>del</strong>l’individuale,<br />
l’artista, <strong>il</strong> genio, <strong>il</strong> pensante originale... Il networking sfida in prima istanza<br />
questo status quo ancora modernista (in tutte le vecchie “avanguardie”<br />
messe a confronto l’ident<strong>it</strong>à individuale resta sempre in primo piano: st<strong>il</strong>e,<br />
forma, contenuto). Nel networking ci sono “autori” come ci sono “terminali”<br />
per accedere al sistema: tutti legati a luoghi, tempi e frontiere locali, ma<br />
in un’infin<strong>it</strong>a processual<strong>it</strong>à di testo/immagine. 24<br />
L’artista inglese era <strong>il</strong> primo a porre in modo chiaro la “questione urgente<br />
<strong>del</strong> postindividualismo”. Era cioè <strong>il</strong> primo a intuire che, al di là <strong>del</strong>le<br />
modificazioni estetiche dei nostri percetti spazio-temporali, le reti telematiche<br />
preconizzavano una vera mutazione antropologica: la formazione<br />
di un’“intelligenza connettiva” 25 distribu<strong>it</strong>a all’interno di un contesto<br />
(<strong>il</strong> network) in cui <strong>il</strong> potenziamento e l’autonomia di ogni singolar<strong>it</strong>à<br />
creativa era direttamente causa ed effetto <strong>del</strong> livello di cooperazione e di<br />
interscambio cogn<strong>it</strong>ivo. Ascott sperimentava ancora con reti telematiche<br />
che consentivano trasferimenti di dati a livello quasi esclusivamente testuale,<br />
ma le sue intuizioni si sarebbero r<strong>il</strong>evate, nell’arco di un decennio,<br />
<strong>del</strong> tutto corrette. La diffusione <strong>del</strong> World Wide Web, a partire dalla fine<br />
<strong>del</strong> 1993, in segu<strong>it</strong>o all’usc<strong>it</strong>a <strong>del</strong> primo browser, Mosaic, metterà a disposizione<br />
uno standard in grado di integrare in un unico protocollo<br />
(l’Http) diverse funzional<strong>it</strong>à, non più di solo testo, ma anche di immagini,<br />
animazioni, video, grafica 3D, suoni. La crescente specializzazione dei<br />
software e dei linguaggi di programmazione favoriranno per contro<br />
un’accelerazione dei processi di collaborazione e networking.<br />
Gli albori <strong>del</strong>la net.art<br />
I progetti <strong>del</strong> periodo ’94-’96 si muovono in uno spir<strong>it</strong>o decisamente<br />
low-tech. Basati su soluzioni concettuali e una grafica minimale, esplorano<br />
le caratteristiche dei protocolli di rete, alla ricerca <strong>del</strong>le specific<strong>it</strong>à <strong>del</strong><br />
mezzo. Lo spir<strong>it</strong>o è fresco, quasi ingenuo, come in tutti i periodi di sco-<br />
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