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Cantiere 9
Il cantiere forestale era localizzato in provincia di Terni ed era di proprietà privata, con una
quota media altimetrica di 1000 m s.l.m.
La fustaia di faggio (Fagus sylvatica L.) aveva un accidentalità media e una pendenza
appartenente alla I° classe. La particella si trovava lungo la strada provinciale e al suo
interno vi era una viabilità principale e secondaria abbastanza articolata. L'intervento ha
interessato una superficie di 9 ha in cui è stato effettuato un I° diradamento ad un'età di 70
anni dopo il taglio di conversione. Il sistema di lavoro adottato è stato quello del legno
lungo.
Le operazioni di abbattimento e allestimento venivano eseguite da 2 operai, di cui uno era
il titolare dell'impresa che aveva ricevuto l'incarico dalla proprietà di fare l'intervento,
l'altro operatore era assunto a giornata dal titolare.
In queste fasi di lavoro veniva usata una motosega medio - pesante di proprietà del titolare
della ditta boschiva. Questa veniva usata in maniera alternata dai due operai per evitare di
affaticarsi. Entrambi gli operatori avevano anche attrezzi manuali sempre di proprietà del
titolare. Il taglio veniva eseguito con una tacca di direzione molto rudimentale, cercando di
avere una direzione di caduta tale da non far soprapporre le piante fra loro.
Tale tecnica pur non essendo corretta, riusciva però ad evitare che nella caduta le piante
non andassero su quelle che restavano in piedi o su quelle già abbattute.
I due operatori, inoltre, rispetto ad altri cantieri osservati, dopo aver abbattuto 5-6 piante
provvedevano alla loro sramatura, con gli attrezzi manuali.
Le operazioni di concentramento ed esbosco sono state eseguite sempre dal titolare e
l'operatore che aveva tagliato, più un terzo operaio che il titolare chiamava appositamente
per questa operazione e anch’esso retribuito a giornata.
Il trattore agricolo con ruote, senza nessun dispositivo di protezione, era di proprietà del
titolare e veniva da guidato solo da lui. I fusti interi sramati venivano concentrati ed
esboscati fino all'imposto in prossimità della strada provinciale. I carichi venivano legati a
strozzo con la fune del verricello ed esboscati a strascico fino all’imposto.
Qui venivano, una parte, ulteriormente sezionati per legna da ardere per il proprietario del
bosco e una parte veniva lasciata lunga, per poi essere venduta all’imposto ad un’altra ditta
della zona, che con propri mezzi e operai provvedeva al carico e al trasporto in segheria.
La legna da ardere, invece veniva successivamente, con un camion di un cottimista,
portata direttamente al suo domicilio.
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