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università degli studi della tuscia di viterbo daf dipartimento di ...

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Alla luce del presente lavoro risulta, come questa affermazione, sia ancora attuale e<br />

scarsamente presa in considerazione dagli addetti al settore. Nelle imprese <strong>stu<strong>di</strong></strong>ate, infatti,<br />

ancora oggi, sono impiegate attrezzature e macchine spesso inadeguate, rispetto<br />

all’evoluzione tecnologica <strong>della</strong> meccanizzazione forestale.<br />

Nei cantieri analizzati esse sono risultate, non solo obsolete, ma prive <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong><br />

protezione, essenziale non solo per il loro migliore funzionamento in bosco, ma soprattutto<br />

per la sicurezza <strong>degli</strong> operatori.<br />

Il quadro generale riscontrato desta molte perplessità, soprattutto per la scarsa formazione e<br />

la <strong>di</strong>ffusissima impreparazione al lavoro in bosco. Quest'ultima è oggi ancor più <strong>di</strong>ffusa,<br />

per il maggiore impiego <strong>di</strong> maestranze straniere, rispetto al passato.<br />

E’ emerso, inoltre, un alto livello <strong>di</strong> ignoranza negli operatori forestali, sia delle tecniche<br />

adottate nei singoli cantieri, che delle misure <strong>di</strong> prevenzione agli infortuni, sia attive che<br />

passive, troppo spesso inadeguate e non rispettose <strong>degli</strong> standard legislativi.<br />

Pur analizzando e confrontando piccole nicchie <strong>della</strong> filiera bosco-legno, è venuta<br />

prepotentemente alla luce una <strong>di</strong>ffusa incapacità dei titolari delle imprese, <strong>di</strong> dare ai loro<br />

interventi selvicolturali una valenza <strong>di</strong>versa, rispetto a quella del solo taglio <strong>della</strong> massa<br />

legnosa a fine turno. Questa situazione evidenzia come il sistema delle prime utilizzazioni<br />

in Italia, non solo rappresenti l’anello debole <strong>della</strong> filiera (Bal<strong>di</strong>ni et al. 2002), con le sue<br />

lacune strutturali ed organizzative, ma soprattutto <strong>di</strong>mostri la sua inadeguatezza per una<br />

concreta e corretta applicazione dei criteri guida <strong>della</strong> gestione forestale sostenibile.<br />

Tali criteri gestionali, infatti, definiti nelle Conferenze MCPFE <strong>di</strong> Helsinki e Lisbona,<br />

esplicitano letteralmente che: “Le tecniche <strong>di</strong> esbosco, devono essere rispettose del<br />

soprassuolo residuo, minimizzando gli impatti negativi sull’ecosistema.”<br />

Alla luce <strong>di</strong> questo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o, l’applicazione <strong>di</strong> tali criteri appare generalmente insufficiente,<br />

rispetto ad altri Paesi <strong>della</strong> UE.<br />

L’indagine effettuata, anche in riferimento allo stato dell’arte, ha messo in evidenza come il<br />

settore forestale risenta ancora <strong>di</strong> fattori negativi, che possono fondamentalmente<br />

sintetizzarsi nei seguenti punti:<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista del monitoraggio:<br />

- l’attuale presenza <strong>di</strong> dati sui prelievi boschivi, non consente, ad oggi, <strong>di</strong> poter<br />

<strong>di</strong>mensionare il settore del lavoro irregolare; ciò in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> sicurezza dell’ambiente<br />

<strong>di</strong> lavoro, già molto precarie, crea notevoli effetti in<strong>di</strong>retti per tutte le <strong>di</strong>tte che decidono <strong>di</strong><br />

operare nel rispetto delle normative vigenti. Gli operatori forestali in nero, infatti, costano<br />

<strong>di</strong> meno e risultano facilmente con<strong>di</strong>zionabili dal datore <strong>di</strong> lavoro il quale, senza<br />

considerare i possibili rischi, ne fa un larghissimo e in<strong>di</strong>scriminato impiego;<br />

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