Progetto Co.Al.Ta. II Sintesi dei risultati - Cra
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Giorgetti.qxp 25/02/2008 10.09 Pagina 125<br />
Introduzione<br />
Nell'ambito del progetto COALTA 2, in una prima<br />
fase di attività l'U.O. si è avvalsa della collaborazione<br />
dell'INEA che ha fornito alcuni dati generali<br />
relativi alle aziende che coltivano tabacco, con particolare<br />
riguardo alla regione Toscana. In seguito<br />
sono state studiate circa settanta aziende tabacchicole,<br />
in gran parte nelle province di Siena ed<br />
Arezzo sulle quali è stato iniziato un percorso di<br />
studio, a partire dai dati di un questionario appositamente<br />
predisposto, volto a verificare le possibilità<br />
di una loro riconversione, totale o parziale, in<br />
senso zootecnico o faunistico. Parallelamente sono<br />
state individuate e studiate alcune alternative zootecniche<br />
per verificarne le potenzialità e su alcune<br />
di queste sono iniziate sperimentazioni di campo.<br />
Materiali e metodi<br />
I dati raccolti nelle aziende sono stati elaborati calcolando<br />
medie, deviazioni standard, e valori massimi<br />
e minimi <strong>dei</strong> vari parametri. Per i metodi impiegati<br />
nelle sperimentazioni zootecniche si rimanda<br />
ai capitoli specifici.<br />
Risultati e discussione<br />
Dei circa 35.400 ha coltivati a tabacco in Italia (il<br />
38% circa del totale UE) 2.400 ha sono localizzati<br />
in Toscana, tradizionalmente specializzata nella<br />
produzione di tabacco Kentucky, ma anche produttrice<br />
della varietà Bright. La varietà Kentucky,<br />
dopo un periodo di crisi, sembra aver preso nuovo<br />
vigore grazie al rinnovato apprezzamento <strong>dei</strong> prodotti<br />
locali, in particolare del sigaro toscano. Oltre<br />
il 70% delle superfici e delle produzioni tabacchicole<br />
della Toscana è localizzata e in provincia di<br />
Arezzo (Val di Chiana e Val Tiberina) e circa il<br />
26% nella provincia di Siena, mentre le province di<br />
Firenze, Pisa e Grosseto continuano ad occupare<br />
una posizione marginale sia in termini percentuali<br />
che di superficie.<br />
<strong>Progetto</strong> <strong>Co</strong>.<strong>Al</strong>.<strong>Ta</strong>. <strong>II</strong> 125<br />
La tabacchicoltura in Toscana e le sue possibilità di riconversione<br />
Giorgetti A 1 , Sargentini C 1 , Degl'Innocenti P 1 , Fabeni P 1 , Lorenzini G 1 , Tocci R 1<br />
1 CIRSeMAF - Dipartimento di Scienze Zootecniche.<br />
Università di Firenze.<br />
Via delle Cascine, 5 50144 Firenze Tel +390553288356;<br />
e-mail: alessandro.giorgetti@unifi.it<br />
I dati raccolti hanno mostrato grande variabilità<br />
nelle caratteristiche generali delle aziende, confermando<br />
la scarsa omogeneità già emersa dai dati<br />
INEA. A partire dalla SAU infatti si osserva una<br />
grande differenza tra i valori minimi, tipici di una<br />
piccola azienda a gestione familiare, ed i valori<br />
massimi tipici di aziende a grande produzione.<br />
Molto diffuse sono le piccole aziende, possedute in<br />
genere da agricoltori anziani che coltivano il tabacco<br />
per tradizione. Le grandi aziende sono in numero<br />
limitato, ma rappresentano una percentuale<br />
molto estesa di superficie agricola interessata dalla<br />
coltura del tabacco. L'effetto dell' OCM tabacco<br />
sembra essere quello che i grandi produttori assimilino<br />
quelli minori, quindi lo scenario che si viene<br />
a delineare è quello di pochi grandi produttori interessati<br />
al proseguimento della propria attività ed ad<br />
un possibile ampliamento della stessa. La giacitura<br />
delle aziende è in gran parte in pianura, trattandosi<br />
essenzialmente di terreni irrigui. Le trattrici sono in<br />
media 3-4 in ciascuna azienda e tutte le aziende<br />
sono dotate delle varie attrezzature necessarie alle<br />
lavorazioni. Gli edifici, di differente ampiezza e<br />
tipologia, presentano comunque una cubatura<br />
media consistente che consentirebbe l'eventuale<br />
conversione in stalle o locali di trasformazione. Gli<br />
essiccatoi sono sempre presenti, anche se spesso<br />
sono di carattere provvisorio (di solito costruiti in<br />
lamiera). Le attività precedenti degli intervistati<br />
interessavano per il 24% il settore zootecnico, per<br />
il 32% quello agronomico, per il 13% entrambi. Il<br />
27% degli intervistati svolgeva attività diverse da<br />
quelle agricole. In alcuni casi tali attività sono<br />
ancora oggi praticate dagli imprenditori agricoli.<br />
La manodopera fissa varia in media da 2 a 3 unità,<br />
rispecchiando la caratteristica della conduzione<br />
familiare tipica della coltura. La media <strong>dei</strong> lavoratori<br />
stagionali è di 4-5 persone poiché alcune tipologie<br />
di tabacco richiedono una lavorazione artigianale<br />
che determina un alto fabbisogno di manodopera,<br />
che spesso si basa sullo scambio di aiuto tra<br />
familiari e amici. Il valore delle quote è mediamente<br />
alto, a dimostrare la vocazione di queste<br />
zone della Toscana verso la coltura del tabacco. Il<br />
Bright ed il Kentucky sono le varietà più coltivate,