Progetto Co.Al.Ta. II Sintesi dei risultati - Cra
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GiorgettiSecondo.qxp 25/02/2008 10.11 Pagina 157<br />
La razza suina Cinta Senese a partire dall'inizio<br />
degli anni '90 ha avuto un incremento numerico<br />
sostanziale. Se infatti fino al 1992 erano registrati<br />
meno di 40 soggetti in totale, nel 2006 un'indagine<br />
ARSIA contava 155 aziende con 1500 scrofe e 250<br />
verri; il numero di aziende è ancora aumentato tanto<br />
che il sito ANAS per la razza riporta alla fine del<br />
2007, 214 aziende che allevano soggetti di razza<br />
Cinta Senese. Questo incremento numerico è legato<br />
all'interesse che è stato riservato ai prodotti di Cinta<br />
Senese dal mercato; i prodotti derivati da questa<br />
razza hanno infatti rapidamente conquistato una fetta<br />
di mercato, ancorché ridotta, ma formata da consumatori<br />
disposti a spendere cifre sostanzialmente più<br />
elevate. Questi consumatori oltre a riconoscere alcune<br />
caratteristiche organolettiche peculiari nei prodotti<br />
derivati dalla razza, identificano la Cinta Senese<br />
con un sistema di allevamento più attento alla salute<br />
ed al benessere sia del consumatore sia degli animali<br />
stessi. Il sistema di conduzione tradizionale prevede<br />
infatti l'allevamento outdoor sfruttando le risorse<br />
del bosco e l'integrazione alimentare nei periodi di<br />
ridotte disponibilità alimentari ma è bene ricordare<br />
che il solo bosco nelle condizioni italiane non può<br />
permettere l'allevamento di un numero sostanziale di<br />
soggetti a meno di non avere a disposizione superfici<br />
vastissime su cui far sussistere gli animali.<br />
<strong>Co</strong>munque la conversione di aziende che coltivano<br />
tabacco ad aziende zootecniche basate sull'impiego<br />
della Cinta Senese è una alternativa plausibile e conveniente<br />
a patto che la filiera produttiva si diversifichi<br />
da quella del suino classico.<br />
Difatti, a fronte di una sostanziale soddisfazione<br />
per i prezzi che riescono a spuntare gli allevatori<br />
che operano anche la trasformazione, i soli allevatori<br />
spuntano prezzi decisamente non competitivi;<br />
prezzi che risentono della crisi che ha investito<br />
il settore suinicolo in questi ultimi anni. A livello<br />
nazionale infatti il prezzo <strong>dei</strong> suini è calato di un<br />
10% nel 2007 e si è avuta anche una contrazione<br />
nel consumo pro capite; al produttore oggi viene<br />
<strong>Progetto</strong> <strong>Co</strong>.<strong>Al</strong>.<strong>Ta</strong>. <strong>II</strong> 157<br />
L'allevamento della razza suina Cinta Senese come alternativa<br />
alla coltivazione del tabacco in Toscana<br />
Bozzi R 1<br />
Dipartimento di Scienze Zootecniche - Università di Firenze.<br />
TF 0553288355 FAX 055321216<br />
email: riccardo.bozzi@unifi.it<br />
corrisposto un prezzo di poco superiore di 1 €/kg<br />
senza che peraltro si sia osservata una riduzione <strong>dei</strong><br />
prezzi al dettaglio.<br />
È ovvio che in una situazione così variegata la<br />
decisione di allevare Cinta Senese non può prescindere<br />
da alcune scelte aziendali e la conversione<br />
potrà essere di interesse per quelle aziende che riescono<br />
a far coesistere le produzioni agronomiche<br />
(mais, grano, orzo, ecc….) con il successivo pascolo<br />
in campo <strong>dei</strong> suini ed una presenza sostanziale di<br />
superficie boschiva per la fase di finissaggio<br />
(castagna e ghianda) <strong>dei</strong> soggetti da ingrasso sarebbe<br />
preferibile. A tale riguardo dovrà inoltre essere<br />
tenuto conto dell'effetto che la permanenza in<br />
bosco <strong>dei</strong> suini provoca all'ambiente forestale; il<br />
carico animale dovrà essere ridotto al minimo e<br />
costantemente monitorato in modo da evitare rischi<br />
di sovrapascolamento. La fase di allevamento è<br />
stata comunque largamente indagata in questi anni<br />
e le risultanze sperimentali forniscono ai futuri<br />
allevatori quelle nozioni fondamentali per l'avviamento<br />
dell'attività. Si potrà appunto prevedere un<br />
sistema di allevamento outdoor a patto che siano<br />
disponibili ampie estensioni e periodi lunghi di<br />
allevamento ponendo una particolare attenzione ai<br />
boschi, oppure prevedere un allevamento di tipo<br />
classico (indoor) che si troverà però ad affrontare<br />
gli stessi se non maggiori problemi di quelli che si<br />
riscontrano nell'allevamento <strong>dei</strong> suini "bianchi".<br />
Dove invece è necessaria una profonda riflessione<br />
è proprio al riguardo della filiera produttiva.<br />
Il settore che presenta delle carenze sostanziali per<br />
una reale redditività dell'allevamento è proprio<br />
questo; in un contesto come quello suinicolo nazionale<br />
la redditività di tali produzioni è strettamente<br />
legata alla possibilità di creare una filiera corta, trovare<br />
il sistema per "reggere il prezzo" (qualità,<br />
sicurezza, ….), porre attenzione a non inflazionare<br />
il mercato. Il primo aspetto, filiera corta, è imprescindibile,<br />
le consistenze degli allevamenti portano<br />
infatti ad una eccessiva frammentazione dell'offerta,<br />
a fronte di una domanda concentrata in larga<br />
parte nella GDO si viene così a creare una filiera<br />
che allo stato attuale risulta fortemente frammentata<br />
e fonte di instabilità (figura 1). In un contesto