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Progetto Co.Al.Ta. II Sintesi dei risultati - Cra

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Giorgetti.qxp 25/02/2008 10.10 Pagina 141<br />

Il suino di razza “macchiaiola maremmana”<br />

Ciani F 1 , Giorgetti A 2 , Gallai S 2<br />

Premessa<br />

La popolazione suina denominata tradizionalmente<br />

Macchiaiola maremmana è considerata una delle<br />

più primitive e rustiche d'Italia (Bonadonna 60).<br />

L'area originaria di allevamento comprendeva<br />

parte della Toscana meridionale, nelle province di<br />

Siena e Grosseto e in particolare il monte Amiata,<br />

ma la razza, nei primi due decenni del secolo scorso,<br />

si diffuse anche in altre zone della Toscana, nel<br />

Lazio (dove era denominata Romana), ed in<br />

Umbria (dove era chiamata Perugina o da<br />

Macchia) (Mascheroni 1927). Data per scomparsa<br />

alcuni anni fa, nel 2005 furono individuati in alcuni<br />

allevamenti delle province di Grosseto e Siena,<br />

suini fenotipicamente somiglianti al vecchio<br />

Macchiaiolo. L'Associazione Genomamiata ha<br />

auspicato allora un recupero della razza, affidandone<br />

il compito al <strong>Co</strong>nSDABI e al CIRSeMAF, che<br />

ha inserito questo programma nel <strong>Progetto</strong><br />

<strong>Co</strong>.<strong>Al</strong>.<strong>Ta</strong>. 2 E' stato quindi avviato un percorso di<br />

ricerca di materiale storico su questo tipo genetico<br />

(iconografico e scritto), di verifica della reale<br />

sopravvivenza della razza e delle eventuali possibilità<br />

di un suo recupero e successiva valorizzazione.<br />

Origini<br />

La razza Macchiaiola deriva da popolazioni autoctone<br />

presenti nell'Italia centrale e meridionale da<br />

tempi immemorabili. Nel suo ampio areale di<br />

distribuzione, tra la fine del XIX e gli inizi del XX<br />

secolo, queste popolazioni autoctone furono sottoposte<br />

a incroci con razze britanniche quali Large<br />

White (primitiva), Large Black, Berkshire e<br />

<strong>Ta</strong>mworth (Mascheroni 1927), con influenze difficilmente<br />

quantificabili ma sicuramente in grado di<br />

ingentilire le popolazioni originali, conferendo loro<br />

maggiore attitudine alla produzione della carne.<br />

1 <strong>Co</strong>nSDABI (<strong>Co</strong>nsorzio per la Sperimentazione, Divulgazione<br />

e Applicazione di Biotecniche Innovative) - National Focal<br />

Point FAO - Benevento<br />

2 CIRSeMAF - Dipartimento di Scienze Zootecniche.<br />

Università degli Studi di Firenze.<br />

Via delle Cascine, 5 - 50144 FIRENZE Tel +390553288356,<br />

E-mail <strong>Al</strong>essandro.giorgetti@unifi.it<br />

<strong>Progetto</strong> <strong>Co</strong>.<strong>Al</strong>.<strong>Ta</strong>. <strong>II</strong> 141<br />

<strong>Ta</strong>li razze comunque, nel corso della loro formazione,<br />

erano state a loro volta fortemente influenzate<br />

da germoplasma autoctono italiano, a causa di<br />

massicce importazioni di riproduttori suini italiani<br />

in Inghilterra nel XV<strong>II</strong>I secolo; pertanto gli incroci<br />

con razze inglesi non hanno fatto che riportare nel<br />

nostro Paese parte del genoma indigeno che tre<br />

secoli prima era stato esportato (Ballarini 2002).<br />

Sempre a cavallo tra il XIX e il XX secolo la<br />

Macchiaiola fu infine sottoposta a incroci con la<br />

Cinta senese considerata, fino agli anni trenta, più<br />

gentile e produttiva nell'allevamento semi-brado o<br />

stallino (Mascheroni 1927).<br />

Caratteristiche fenotipiche<br />

I maiali Macchiaioli, così come descritto nei testi<br />

di zootecnia della prima metà del secolo scorso,<br />

avevano una statura ridotta, corpo quasi cilindrico,<br />

arti di medio sviluppo e ben conformati, reni corte,<br />

testa piccola con muso lungo e sottile con orecchie<br />

corte portate orizzontalmente o talora erette. Il<br />

mantello era completamente nero, tranne che in<br />

alcuni soggetti che maggiormente avevano subito<br />

l'influenza dell'antico Large White, costituito da<br />

grosse e folte setole che sulla linea dorsale e sulla<br />

nuca formavano un'irta criniera; l'allevamento<br />

esclusivamente brado condizionava fortemente lo<br />

sviluppo, molto tardivo, tanto che le femmine<br />

completavano la crescita a circa 18 mesi, età ritenuta<br />

ottimale per il primo accoppiamento nei primi<br />

decenni del secolo scorso (Mascheroni 1927). Le<br />

scrofe, allevate con sistema brado o semibrado,<br />

partorivano mediamente 8 suinetti per figliata<br />

(Bonadonna 1960). Se allevati razionalmente, in<br />

aree caratterizzate da buona offerta alimentare e in<br />

presenza di integrazioni, i suini maremmani a 12<br />

mesi pesavano circa 120 Kg e a 16 mesi 150 Kg<br />

(Mascheroni 1927), valori che si possono considerare<br />

alla stregua di un embrione di standard di<br />

razza. Oggi appare però necessario procedere a<br />

nuove rilevazioni del peso e degli altri parametri<br />

biometrici alle diverse età, in modo da descrivere<br />

adeguatamente morfologia e sviluppo somatico<br />

della razza. In primo luogo infatti i dati reperibili<br />

in bibliografia sono limitati al peso vivo e non

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