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Progetto Co.Al.Ta. II Sintesi dei risultati - Cra

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GiorgettiSecondo.qxp 25/02/2008 10.11 Pagina 156<br />

156 Malevolti<br />

Marketing dell’offerta capi Chianina...<br />

tà, anche casi di vendita diretta al consumatore. In<br />

generale, il numero di ristoratori che acquistano<br />

carne chianina sembra assai ridotto specie in aree<br />

urbane a (troppo) forte incidenza turistica. Ma in<br />

tutti i casi la valorizzazione dell'offerta e lo sviluppo<br />

dell'ampiezza del mercato sono sempre una questione<br />

di organizzazione, cooperazione e marketing<br />

relazionale delle imprese e tra le imprese che<br />

necessita pertanto di un salto di qualità culturale da<br />

parte degli allevatori rivolta soprattutto al "controllo"<br />

della filiera grazie alla elaborazione di una mission<br />

diretta verso i consumatori che sappia sfruttare<br />

il bisogno della società <strong>dei</strong> consumi di riconoscersi<br />

in elementi simbolici e autoidentificatori (ad<br />

esempio, il consumo di cibi pregiati, di qualità e<br />

radicati al territorio e alla sua cultura).<br />

Questo continuo riferimento alle capacità organizzative<br />

del settore apre ad una discussione finale<br />

che rappresenta anche la conclusione all'analisi fin<br />

qui esposta (ovviamente assai più articolata nel<br />

Rapporto finale della ricerca).<br />

<strong>Co</strong>nclusioni<br />

Abbiamo, più volte, sostenuto l'importanza di un<br />

"controllo" di marketing della filiera sottolineando<br />

l'aspetto dell'organizzazione per poterlo sostenere e<br />

sempre pensando a quanto difficile risulti un discorso<br />

di tale portata culturale che presuppone un'azione<br />

svolta in forma integrata i tra produttori per la<br />

conoscenza del mercato (in senso assai ampio) e la<br />

presenza e il presidio su ciò che avviene durante il<br />

flusso di merci ed informazioni fino al consumo<br />

finale e di conoscenza dal consumo finale.<br />

L'indagine diretta rafforza la pregressa e diffusa<br />

conoscenza sulla scarsa propensione all'integrazione<br />

tra imprenditori vuoi orizzontale (tra allevatori<br />

per agire sui costi di produzione) che verticale<br />

(tra allevatori di vitelli da ristallo e ingrassatori e<br />

ancora tra allevatori e distribuzione, per agire nella<br />

contrattazione e sui prezzi). L'arrivo di una nuova<br />

generazione di allevatori (giovani, ma ancora pochi<br />

tra le aziende esaminate) sembra possa aprire nuovi<br />

orizzonti collaborativi. Di contro, esisterebbe da<br />

parte della GD, soprattutto cooperativa, un forte<br />

interesse ai rapporti di organizzazione e integrazione<br />

tra gli allevatori sia sul piano informativo che<br />

logistico: analisi e risposta alla stagionalità <strong>dei</strong><br />

consumi, comunicazione e condivisione delle<br />

informazioni, allargamento della gamma, schemi<br />

condivisi di alimentazione bestiame, sviluppo del-<br />

l'offerta e nuovi mercati ecc. In definitiva, si può<br />

parlare di un punto di debolezza del sistema dell'offerta<br />

ovvero delle aziende nel loro complesso.<br />

Il punto di forza delle singole imprese, che<br />

mette in ombra anche le esigenze interorganizzative<br />

di cui sopra, è dato finora dallo sbocco garantito<br />

dal mercato locale per la forza della tradizione<br />

nel consumo di carne chianina. In definitiva si tratta<br />

di una nicchia di mercato cui si aggiunge la<br />

domanda da parte del turismo via ristorazione privata<br />

(per la "bistecca alla fiorentina"). Il relativo<br />

punto di debolezza sta nella visione ristretta degli<br />

allevatori che non percepiscono in maniera chiara<br />

la possibilità di estendere la nicchia anche al di<br />

fuori del proprio ambiente attraverso strumenti di<br />

comunicazione ovvero di conoscenza e apprendimento<br />

da parte di quella parte del mondo <strong>dei</strong> consumatori<br />

attento ai prodotti differenziati e disposto<br />

a pagare un plus di prezzo per soddisfare questa<br />

esigenza.<br />

I mezzi a disposizione per questa promozione<br />

sono diversi e consistono, in mancanza di una<br />

massa critica anche collettiva d'offerta che permetta<br />

di avvicinarsi a forme costose di comunicazione<br />

e pubblicità, in pubblicità su media specializzati,<br />

promozioni localizzate in fiere, meeting ed eventi<br />

speciali, testimonial particolari, fino a pensare di<br />

potenziare l'autonomo sistema del passaparola<br />

attraverso un "passaparola organizzato" (tutto da<br />

impostare) o la creazione ad arte di momenti specifici<br />

per richiamare l'attenzione della pubblica opinione<br />

e <strong>dei</strong> massmedia sui comportamenti scorretti<br />

di alcuni operatori economici e virtuosi <strong>dei</strong> produttori<br />

di carne chianina, con effetto positivo di ricaduta<br />

sugli allevatori quasi a costo zero.<br />

In ogni caso tutto ciò comporta una consapevolezza<br />

della posta in gioco in primo luogo da parte<br />

<strong>dei</strong> produttori che devono cominciare a ragionare<br />

in termini più strategici, organizzativi e commerciali<br />

che agricolo-produttivi. Questa è la scommessa<br />

verso se stessi che proponiamo agli allevatori di<br />

razza Chianina attuali o potenziali (come i tabacchicoltori<br />

o ex-tabacchicoltori in fieri).<br />

Bibliografia<br />

Malevolti I., (2003), Prodotti tipici locali tradizionali e turismo<br />

rurale, IRPET, Firenze<br />

Malevolti I., (2003), "Umbria: i prodotti tipici locali e tradizionali<br />

tra turismo culturale e pellegrinaggio religioso", in<br />

Canavari M., Malevolti I., Agroalimentare e flussi turistici,<br />

Edizioni Avenue Media, Bologna

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