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Gli apprezzi e le platee dell'archivio Caracciolo - Precedente ...

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tizia è molto importante anche perché è l’unico manufatto firmato e datato<br />

dall’autore e quindi rappresenta un sicuro riferimento per l’attribuzione<br />

e la datazione di altre opere dell’artista ed in genera<strong>le</strong> per lo studio dell’arte<br />

medioeva<strong>le</strong> in Basilicata.165<br />

Nell’ACT di questo porta<strong>le</strong> ne è stato rinvenuto un disegno (Tav. 9), che<br />

riporta sommariamente <strong>le</strong> forme del<strong>le</strong> decorazioni, e i resti del<strong>le</strong> scritte che<br />

vi si possono <strong>le</strong>ggere. Esso era posto nella cartella 8 del fascio 141 insieme<br />

ad altre carte sparse, ed è posto in questo lavoro in al<strong>le</strong>gato.<br />

Al<strong>le</strong> donazioni del 1174 e del 1187 seguirono <strong>le</strong> ripetute donazioni da<br />

parte di Margherita, vedova di Gilberto II e ultima esponente della famiglia<br />

normanna dei Balvano. La nobildonna, consenzienti i figli e <strong>le</strong> figlie, donò<br />

tra il 1198 e il 1200 diversi appezzamenti di terra nel tenimento di Vitalba offerti<br />

a Pierno per l’avvenuta monacazione della figlia Mansella presso il monastero<br />

del Go<strong>le</strong>to.166<br />

Intanto il vescovo di Rapolla Uberto, su richiesta della badessa Marina,<br />

aveva concesso nel 1183 a Pierno il privi<strong>le</strong>gio dello Ius pontifica<strong>le</strong> che svincolava<br />

la chiesa dall’autorità vescovi<strong>le</strong>. Grazie a questa concessione confermata<br />

poi da papa Lucio III e da Ruggiero, la chiesa rimase per lungo tempo dipendente<br />

solo dal monastero del Go<strong>le</strong>to.167<br />

L’unico debo<strong>le</strong> <strong>le</strong>game che restava tra la chiesa e il vescovo loca<strong>le</strong> era<br />

la corresponsione, espressamente riconfermata nella concessione, della tassa<br />

di sedici ducati usualmente pagata nel giorno della festa della Madonna<br />

dal priore di Pierno.<br />

Per tutto il XIII secolo si susseguono continue donazioni e lasciti da parte<br />

degli esponenti dell’aristocrazia dominante ma anche di benestanti privati,<br />

ad ulteriore riprova del grande prestigio religioso assunto a quel tempo<br />

dal priorato. Fra i beni donati a Pierno compaiono anche <strong>le</strong> chiese con i<br />

166 Idem, p. 13.<br />

167 Idem.<br />

168 F. Caputo, Il monachesimo italogreco e benedettino in Basilicata, in Ministero per i beni Culturali<br />

e Ambientali, Soprintendenza per i beni Ambientali e Architettonici della Basilicata, Matera,<br />

1996 vol. I p. 154.<br />

165

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