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Gli apprezzi e le platee dell'archivio Caracciolo - Precedente ...

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Venosa<br />

Venosa, posta sulla confluenza dei valloni del Rea<strong>le</strong> e del Ruscello, costituisce<br />

nell’area nord della Basilicata un punto di incontro tra l’Irpinia, la<br />

Lucania e la Puglia.<br />

Essa nasce nel III secolo a.C. quando sull’altopiano circondato dai due<br />

fiumi, i Romani vi fondano un municipio racchiuso da un grosso circuito murario,<br />

che raggiunge la sua massima estensione urbana fino ai confini naturali<br />

del sito. 189<br />

Ma nel corso del V e VI secolo, mentre la religione cristiana acquista autorità,<br />

Venosa vede arretrare sensibilmente i suoi confini nord-orientali e quindi<br />

ridursi il suo perimetro urbano. Di conseguenza la popolazione si concentra<br />

nel punto più alto e meglio difeso del promontorio, mentre il resto dell’area<br />

racchiusa nella cinta muraria si ruralizza. 190<br />

Dall’apprezzo del 1696 apprendiamo che nella cinta muraria si aprivano<br />

<strong>le</strong> porte per l’accesso alla città. La prima porta, forse la cosiddetta Porta della<br />

Terra, era posta vicino alla fontana angioina, la seconda porta, quella della<br />

Città, era posta nel<strong>le</strong> vicinanze del Castello. La terza porta, quella ad oriente<br />

era detta la porta della Trinità. La particolarità della presenza di due porte<br />

nella stessa area una prima dell’altra è da ricercarsi nella conformazione<br />

del sito, in quanto quella parte non era certo una del<strong>le</strong> più adatte alla sicurezza<br />

della città, perchè non presentava difese naturali come pendii o valloni<br />

a differenza degli altri lati. Quindi <strong>le</strong> due porte dovevano servire ad una<br />

maggior difesa di questa parte della città.<br />

“…Nell’entrare in detta Città si ritrova la prima Porta con fontana d’acqua<br />

viva, con due <strong>le</strong>oni alli lati, e pila grande di pietra fra mezzo di <strong>le</strong>oni, e con un’poco<br />

di largo, si passa alla seconda Porta e da essa si và ad un’ vacuo, seù largo grande,<br />

a sinistra del qua<strong>le</strong> si ritrovano alcuni archi di fabbrica, e sopra di lui in alcune<br />

parti, vi sono camere per habitare , e sotto detti archi, vi sono molte botteghe di<br />

189 E. Masiello Venosa Storia Città Architettura, Lavello, 1994 p. 39.<br />

190 Idem.<br />

171

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