Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents
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ivisitata in The Mother and the Law, anche se la complicata storia <strong>del</strong>le<br />
varie edizioni di entrambi rende difficile stabilire con precisione che<br />
cosa il pubblico abbia realmente visto – o letto nelle didascalie – nel<br />
corso di quegli anni. Considerato come film a sé, The Mother and the<br />
Law aveva avuto una lunga gestazione, incorporando le sequenze di un<br />
film inedito <strong>del</strong> 1914 dallo stesso titolo, le aggiunte fatte per<br />
l’Intolerance <strong>del</strong> 1916, più altro materiale girato ex novo nel 1918.<br />
Questa lunga gestazione lo accomuna ai film epici europei le cui<br />
riprese erano state interrotte dalla prima guerra mondiale, ad<br />
esempio a 1793 di Albert Cappellani. Ma la coerenza complessiva dei<br />
vari materiali aggiunti a The Mother and the Law risulta perfino più<br />
straordinaria se si considera la lunga vicenda produttiva <strong>del</strong> film.<br />
Il tagliente ritratto <strong>del</strong>le “edificatrici morali” <strong>del</strong>l’era progressista aveva<br />
scatenato reazioni furiose fin dalle prime recensioni di Intolerance. Il<br />
resoconto sulla “prima” newyorchese apparso sull’Evening Sun riferiva<br />
che “le polemiche sulla ‘storia moderna’ sono nate già durante gli<br />
intervalli tra un atto e l’altro e paiono destinate e suscitare<br />
controversie pari a quelle sollevate dalla questione razziale nel<br />
precedente lavoro di Griffith, The Birth of a Nation. In questa storia<br />
moderna Griffith attacca apertamente le grandi ‘fondazioni’<br />
filantropiche e, sia pure in modo meno diretto, non risparmia le sue<br />
critiche neppure a una <strong>del</strong>le istituzioni <strong>del</strong> governo cittadino, il<br />
tribunale dei minori, che accusa <strong>del</strong>la separazione forzata di una<br />
madre affettuosa, e che non ha commesso alcun male, dal proprio<br />
bambino” (citazione riportata da The Moving Picture World, <strong>del</strong> 23<br />
settembre 1916). Nei successivi rimaneggiamenti di The Mother and<br />
The Law, Griffith rafforzò il suo ritratto critico (in particolare,<br />
chiarendo il tragico destino <strong>del</strong> bambino) ma cercò anche di dargli un<br />
contrappeso inserendo una nuova sequenza appositamente girata nel<br />
1918. Questa nuova e incoerente postilla sulle “vere istituzioni<br />
benefiche fondate sull’amore” segue subito dopo averci mostrato le<br />
conseguenze involontarie – smercio clandestino di bevande alcoliche<br />
e prostituzione di strada – <strong>del</strong>la campagna contro il vizio organizzato<br />
patrocinata dalla istituzione benefica dei Jenkins (sequenza che è<br />
inserita nella prima parte <strong>del</strong> film e che contiene ancora la trista<br />
didascalia QUANDO LE DONNE CESSANO DI ATTRARRE GLI<br />
UOMINI SI DEDICANO SPESSO ALL’EMENDAMENTO DEL<br />
PROSSIMO COME SECONDA SCELTA). Nella nuova sequenza, le<br />
porte <strong>del</strong>l’Esercito <strong>del</strong>la salvezza si aprono per offrire UN RIFUGIO<br />
ALLE DONNE SFORTUNATE, con il conforto materno di un<br />
personaggio interpretato dalla ‘madre’ griffithiana per eccellenza, Kate<br />
Bruce. Il film, inoltre, ora si apre con un proclama difensivo: QUESTA<br />
STORIA NON FA RIFERIMENTO A ORGANIZZAZIONI<br />
BENEFICHE, A TRIBUNALI O A ISTITUTI DI RIFORMA STATALI –<br />
NÉ AL LAVORO DI CHI SI DEDICA CON UMANA<br />
PARTECIPAZIONE ALL’AIUTO DEI MENO FORTUNATI – MA<br />
PIUTTOSTO A COLORO CHE USANO LA CARITÀ COME UN<br />
PRETESTO PER L’AUTOGLORIFICAZIONE, O, COME È STATO<br />
DOCUMENTATO DA NUMEROSE INCHIESTE GOVERNATIVE,<br />
PER L’USO AUTOCRATICO DEL LORO POTERE, CHE SI ESERCITA<br />
97<br />
TRAMITE LE VARIE FONDAZIONI, UNICAMENTE PER PIEGARE<br />
LE LEGGI ALLA LORO VOLONTÀ.<br />
Un rimaneggiamento ancora più sottile aiutò a risolvere un problema<br />
che forse infastidiva lo stesso Griffith, o gli spettatori, anche se le<br />
recensioni newyorchesi di Intolerance non ne facevano menzione. Nel<br />
primo film, i motivi che spingevano “la donna senza amici” (Miriam<br />
Cooper) ad assassinare il “moschettiere” (Walter Long) risultavano<br />
piuttosto inconsistenti – a parte la didascalia di una sola parola<br />
GELOSIA che apriva la scena in cui Cooper spiava Long intento a<br />
corteggiare per la prima volta la giovane donna sposata (ovvero “il<br />
piccolo tesoro”, come viene chiamato all’inizio <strong>del</strong> film il personaggio<br />
di Mae Marsh) con il pretesto di aiutarla a curare il suo bambino<br />
ammalato. Ora vengono suggerite due nuove motivazioni per<br />
l’omicidio: una didascalia nella scena ambientata nella fabbrica<br />
cittadina, identifica “la donna senza amici” come “la prima fidanzata”<br />
<strong>del</strong> ragazzo; e una scena aggiunta poco prima <strong>del</strong>l’omicidio mostra un<br />
vivace scambio erotico di baci e schiaffi, piuttosto scioccante per<br />
l’epoca, tra “la donna senza amici” e il “moschettiere”, che si conclude<br />
con lei che crolla a terra sotto le percosse.<br />
The Mother and the Law raggiunge i suoi momenti più intensi nella<br />
scena che chiarisce il fatale destino <strong>del</strong> bambino dopo il suo<br />
trasferimento nella corsia <strong>del</strong>l’istituto d’assistenza. La scena è<br />
introdotta, senza alcun preambolo, dall’immagine cruda, disturbante, di<br />
una piccola bara di legno, cui segue la spiegazione burocratica fornita<br />
alla madre, nella stanza accanto, dagli impiegati <strong>del</strong>l’istituzione<br />
benefica: PER LA TUA MANCANZA DI CURE PRIMA CHE CI<br />
VENISSE AFFIDATO, IL BAMBINO È MORTO. Con un brillante<br />
espediente narrativo di presagio indiretto (anch’esso mancante in<br />
Intolerance), il ‘ragazzo’ in precedenza aveva interrotto il suo lavoro tra<br />
i compagni di prigionia e si era fermato a guardare a lungo dentro una<br />
tomba aperta. La morte <strong>del</strong> bambino e il memento mori nella prigione<br />
contribuiscono ad accentuare l’incertezza <strong>del</strong> pubblico sull’esito finale<br />
<strong>del</strong>la vicenda. In questo nuovo contesto, anche l’impiccagione <strong>del</strong><br />
“ragazzo” non sarebbe apparsa <strong>del</strong> tutto fuori luogo. La filosofia che<br />
ispira la nuova versione <strong>del</strong> film ha subito una sottile evoluzione. In<br />
molte <strong>del</strong>le nuove didascalie, il ruolo <strong>del</strong> “fato” viene ora bilanciato da<br />
una spiegazione sociologica, spesso ricorrendo alla parola “ambiente”,<br />
come nella giustificazione <strong>del</strong> primo furto <strong>del</strong> ragazzo quando ruba il<br />
portafogli <strong>del</strong>l’ubriaco: IL RAGAZZO CADE NELLA RETE DI UN<br />
AMBIENTE DA CUI È IMPOSSSIBILE FUGGIRE. Né sfuggono<br />
all’attenzione i neologismi <strong>del</strong>le forme verbali <strong>del</strong> sostantivo<br />
“intolerance” che erano disseminati nel film epico, come nella<br />
spiegazione che “LA REFURTIVA, MESSA ADDOSSO AL RAGAZZO,<br />
E LA SUA CATTIVA REPUTAZIONE LO CONDANNANO<br />
[“intolerate him” nell’originale] A UN PERIODO DI CARCERE. In The<br />
Mother and the Law, il primo arresto <strong>del</strong> ragazzo è preceduto da una<br />
didascalia diversa: LA NOSTRA GENTE, SPINTA DA QUESTI AMARI<br />
SBAGLI IN UN AMBIENTE DOVE SPROFONDA SENZA<br />
SPERANZA NELLE RETI DEL DESTINO.<br />
Mae Marsh, pur indulgendo a qualche concitazione di troppo, incarna<br />
GRIFFITH