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Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents

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nuovamente la storia moderna. Ancora insoddisfatto <strong>del</strong>le scene <strong>del</strong><br />

processo e <strong>del</strong>l’esecuzione, fece ricostruire i set che aveva mandato<br />

al macero l’estate precedente. Una foto di scena ritrovata da Marc<br />

Wanamaker verso la fine degli anni ’80 ci mostra i set <strong>del</strong>le forche e<br />

di una porzione <strong>del</strong>l’aula giudiziaria appena ricostruiti sul pavimento<br />

<strong>del</strong>la gigantesca scenografia babilonese. Poi Griffith fece allestire un<br />

altro set per girare la sequenza di Lillian Gish che dondola la culla.<br />

Il risultato finale, con l’aggiunta <strong>del</strong>le scene <strong>del</strong>la Passione (girate nel<br />

dicembre <strong>del</strong> 1915) era un conglomerato di storie e stili diversi in<br />

cerca di un principio unificatore. In parte dramma allegorico, in parte<br />

circo a tre piste, il film era in carattere con il nuovo eclettismo<br />

estetico che aveva definitivamente sepolto il vecchio ideale di sintesi<br />

organica. Insieme con Treemonisha di Scott Joplin e la Terza Sinfonia di<br />

Charles Ives, Intolerance rimane uno dei grandi ibridi <strong>del</strong>l’epoca.<br />

<strong>Le</strong> “prime” e la distribuzione di Intolerance costituiscono un racconto<br />

molto complesso, come ho descritto abbastanza dettagliatamente in<br />

occasione <strong>del</strong>la presentazione <strong>del</strong>la copia restaurata dal Museum of<br />

Modern Art’s nel 1989 (Merritt, “D.W. Griffith’s Intolerance:<br />

Reconstructing an Unaittanable Text”, Film History,Vol. 4, inverno 1990,<br />

p. 337-375). [Il film restaurato venne presentato al MoMa di New<br />

York nell’ottobre <strong>del</strong> 1989, e vide la sua anteprima europea a<br />

Pordenone un anno dopo]. Ma dall’inizio, Griffith continuò a<br />

considerare il suo film come “una maestosa improvvisazione” (la<br />

definizione è di Richard Schickel), rimaneggiandolo a più riprese per<br />

almeno altri 10 anni.<br />

La prima proiezione pubblica di Intolerance ebbe luogo all’Orpheum<br />

Theater di Riverside, in California, il 4 agosto <strong>del</strong> 1916, dove tenne<br />

cartellone per due giorni con il titolo alquanto pomposo di The<br />

Downfall of All Nations, or Hatred The Oppressor, diretto da un certo<br />

Dante Guilio [sic] – che la stampa definiva “il famoso regista italiano<br />

attualmente prigioniero degli austriaci nelle prigioni viennesi”.<br />

Secondo gli annunci pubblicitari, il film epico di Dante Guilio – che si<br />

proclamava “PIÙ GRANDE DI ‘THE KLANSMAN’,‘CABIRIA’ E ‘BEN-<br />

HUR’ MESSI INSIEME” – era costituito da 11 rulli.<br />

In quella fatidica occasione, le didascalie soporifere e i dettagli tediosi<br />

<strong>del</strong> film fiaccarono la resistenza di almeno un paio di spettatori; gli<br />

stessi due che in seguito – in modo abbastanza fuorviante – gli<br />

attribuirono tempi di durata wagneriana. Negli anni ’20, Lillian Gish<br />

ricordava quella serata come un’esperienza estenuante che sembrava<br />

non dovesse “finire mai”. Mentre il rettore <strong>del</strong>la Stanford University,<br />

David Starr Jordan, ricordando l’anteprima di Riverside a sei mesi di<br />

distanza, le attribuiva una durata di almeno 6 ore, anche se<br />

ammetteva di aver assistito solo alla prima parte. Da questi racconti,<br />

sono nate le leggende sulla lunghezza smodata <strong>del</strong> film; che in realtà<br />

– anche alle sue anteprime – si ritiene non raggiungesse le 3 ore di<br />

durata. Ciò non di meno, anche dalle recensioni <strong>del</strong>l’epoca emerge<br />

chiaramente che il film era considerato lento e le sue didascalie<br />

verbose.<br />

Riverside fu solo la prima tappa di una lunga serie di anteprime<br />

pubbliche di Intolerance. Griffith tornò a Los Angeles per modificare<br />

79<br />

le didascalie e il montaggio, e dieci giorni dopo organizzò una<br />

seconda proiezione, stavolta a Pomona, in California. Il titolo era<br />

ancora The Downfall of All Nations, e Griffith continuava a chiamarsi<br />

Dante Guilio, ma la nuova pubblicità annunciava un film di 12 rulli e il<br />

giornalista <strong>del</strong> Progress di Pomona gli attribuiva una durata di “quasi 3<br />

ore”. Il film, presentato con l’accompagnamento musicale di<br />

“un’orchestra sinfonica” di 8 elementi, riempì le prime pagine dei<br />

giornali di titoli trionfali, ma lo spettacolo continuava chiaramente a<br />

non funzionare (The Pomona Bulletin, 17 agosto 1916).<br />

Dietro le quinte, l’aiuto regista Joseph Henabery esprimeva il proprio<br />

senso di <strong>del</strong>usione, peraltro condiviso da altri, su questo secondo<br />

tentativo: “Il film mi lasciava molto perplesso. Ero scoraggiato e<br />

insoddisfatto… Griffith aveva accumulato troppo materiale… Ma la<br />

cosa che mi disturbava più di tutto erano le didascalie”.<br />

La stampa locale dette voce allo scontento generale. Per il Progress di<br />

Pomona “Il dramma umano emerge solo nelle scene in cui la povera<br />

madre mostra la sua devozione per il bambino e per il marito<br />

perseguitato”. Un altro giornalista, dopo aver intervistato Griffith,<br />

scrisse: “Occorre un riordinamento <strong>del</strong>le migliaia di scene, un<br />

drastico taglio <strong>del</strong>le sequenze inutili, e un adeguato commento<br />

musicale – affinché il carattere di ogni singola scena, immagini e<br />

musica, possa raggiungere il suo culmine drammatico. Il signor Griffith<br />

ha davanti a sé ancora parecchi giorni di duro lavoro prima che il suo<br />

ponderoso dramma sia pronto per il pubblico”.<br />

Griffith rimaneggiò nuovamente il film, e organizzò una terza<br />

anteprima pubblica a San Luis Obispo, cui fece seguire una proiezione<br />

privata per la stampa al Tally’s Broadway Theater di Los Angeles. Infine<br />

decise di portare il film a New York per il suo debutto ufficiale.<br />

La sera <strong>del</strong>la “prima” al Liberty, il 5 settembre <strong>del</strong> 1916, fu uno<br />

spettacolo nello spettacolo. Lo scenografo di Griffith aveva<br />

trasformato il teatro in un tempio assiro, con incensi che bruciavano<br />

nel foyer adorno di sagome di legno e decorazioni di gusto orientale.<br />

<strong>Le</strong> mascherine erano vestite da sacerdotesse babilonesi, mentre gli<br />

uscieri esibivano smoking di raso rosso e nero. Per preparare la<br />

serata, Griffith visse praticamente nel teatro per 10 giorni di fila,<br />

controllando di persona non solo le prove <strong>del</strong>l’orchestra di 40<br />

elementi e <strong>del</strong> coro, ma anche lo speciale sistema d’illuminazione<br />

appositamente ideato per proiettare sullo schermo varie sfumature<br />

di colore, e l’imponente carico di marchingegni per gli effetti sonori<br />

che, stando ai resoconti dei giornali, era così ingombrante da dover<br />

essere stipato nel retropalco <strong>del</strong> Liberty.Anche i proiezionisti furono<br />

impegnati 18 ore al giorno per mettere a punto le varie velocità<br />

richieste per sincronizzare il film con la musica e gli effetti sonori. The<br />

Moving Picture World (30 settembre 1916) calcolava che, in totale, per<br />

la presentazione newyorchese erano state coinvolte 134 persone, ivi<br />

compresi i 7 uomini responsabili <strong>del</strong> “considerevole quantitativo di<br />

esplosivi” usato per le scene di battaglia.<br />

Alla fine, per un motivo o per l’altro, i critici <strong>del</strong>l’anteprima<br />

newyorchese rimasero sbalorditi. Malgrado la sua pessima nomea<br />

critica, Intolerance ricevette recensioni decisamente positive. La<br />

GRIFFITH

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