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Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents

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HEARTS OF THE WORLD (D.W. Griffith, US 1918)<br />

Re./dir: D.W. Griffith; cast: Lillian Gish, Robert Harron, Dorothy Gish,<br />

George Siegmann, Josephine Crowell, Kate Bruce, Robert Anderson;<br />

35mm, 9871 ft., 147’ (18 fps), imbibizione/tinted, The Museum of<br />

Modern Art. Anteprima mondiale <strong>del</strong>la versione restaurata (2004) /<br />

World premiere of the restored version (2004)<br />

Didascalie in inglese / English intertitles.<br />

he impressione farà Hearts of the World a uno spettatore o spettatrice<br />

moderni che non abbiano mai visto i film Biograph di Griffith né i due<br />

importanti lungometraggi che lo avevano preceduto, The Birth of a<br />

Nation e Intolerance? Il film venne girato nel 1917, quando i registi<br />

avevano adottato stabilmente lo stile narrativo che era destinato a<br />

dominare a lungo nella Hollywood <strong>del</strong> futuro. Nel 1915 e nel 1916,<br />

Griffith era stato un pioniere <strong>del</strong> cinema. Nella primavera <strong>del</strong> 1918,<br />

quando venne distribuito Hearts of the World, sembrava già un regista<br />

sorpassato. Sotto ogni punto di vista, il film rappresenta una nuova fase<br />

nella sua carriera – che in seguito comprenderà solo un numero<br />

ridotto di grandi film e residui momenti di grandezza in film minori.<br />

Ma forse fu proprio a partire da Hearts of the World che Griffith da<br />

‘padre <strong>del</strong> cinema’ cominciò a diventarne il nonno. Di fatto, non si<br />

impegnerà più nelle sperimentazioni di cui aveva dato prova in The<br />

Birth of a Nation e Intolerance. Malgrado l’innovativa fotografia dai<br />

contorni morbidamente sfumati di Broken Blossoms e il tentativo di<br />

realismo di Isn’t Life Wonderful, i Griffith successivi a Intolerance si fanno<br />

apprezzare solo per gli sporadici momenti di grazia che recuperano<br />

l’energia <strong>del</strong> passato.<br />

Questo film di transizione ebbe una gestazione piuttosto lunga.<br />

Griffith, che negli anni Biograph e nella realizzazione dei suoi grandi<br />

lungometraggi aveva sempre lavorato con estrema speditezza, per<br />

completare Hearts si concesse dei tempi decisamente più comodi.<br />

Dopo essere stato invitato dal governo britannico a girare un film sulla<br />

prima guerra mondiale, si recò a Londra per la “prima” inglese di<br />

Intolerance (7 aprile 1917) in concomitanza con l’annuncio<br />

<strong>del</strong>l’intervento americano in guerra (6 aprile). Il filmato <strong>del</strong> suo<br />

incontro con Lloyd George, girato al numero 10 di Downing Street,<br />

fu inserito nel prologo di Hearts. Nello stesso mese, visitò le trincee<br />

francesi, dove si fece filmare di nuovo, anche se quel materiale<br />

probabilmente non fu mai inserito nel film. Dopo il suo ritorno a<br />

Londra, il lavoro di preparazione <strong>del</strong> film continuò, e nel mese di<br />

maggio i protagonisti e Billy Bitzer partirono per l’Inghilterra. La<br />

troupe trascorse l’intera estate a Londra, a quanto risulta senza<br />

lavorare granché sul set di Hearts. Nel maggio, Griffith aveva girato<br />

alcuni esterni di villaggi inglesi, i cui ambienti furono ricostruiti<br />

parecchi mesi dopo sul set californiano per il grosso <strong>del</strong>le riprese.<br />

Durate l’estate, girò alcune scene con varie signore <strong>del</strong>la buona<br />

società, che intendeva usare per progetti futuri e, a quanto pare, a<br />

Londra i suoi attori sperimentarono dei veri attacchi nemici che<br />

servirono di preparazione per le loro interpretazioni in Hearts.<br />

Malgrado il prologo <strong>del</strong> film enfatizzi le riprese effettuate sul suolo<br />

86<br />

francese, Griffith in realtà vi avrebbe trascorso solo altre due<br />

settimane durante l’autunno, e l’unico membro <strong>del</strong> cast a raggiungerlo<br />

in Francia fu Lillian Gish. Insieme girarono alcune scene nei dintorni<br />

<strong>del</strong> villaggio di Ham, nella Somme, che Richard Schickel considera<br />

l’unica località francese identificabile nel film. Nell’ottobre, tornarono<br />

tutti negli Stati Uniti, e ai primi di novembre il cast si riunì sul set<br />

californiano per girare le scene principali. Durante le riprese <strong>del</strong> film,<br />

Griffith acquisì <strong>del</strong> materiale documentario sulla guerra, che usò per<br />

rinforzare le sue scene di battaglia. Verso dicembre, si imposero dei<br />

tempi di lavorazione così frenetici che sicuramente a molti <strong>del</strong>la<br />

troupe rammentarono i giorni Biograph. Nel gennaio <strong>del</strong> 1918 Griffith<br />

iniziò il montaggio. Nell’aprile ebbe luogo la “prima” di Hearts, che<br />

raggiunse un incasso di 600.000 dollari – un successo reso parziale<br />

dall’armistizio e dalla grande epidemia di ‘spagnola’ <strong>del</strong> 1918-1919<br />

(sulla produzione e distribuzione <strong>del</strong> film, si veda D.W. Griffith di<br />

Richard Schickel, p. 340-360).<br />

Schickel ha sottolineato lo scarso realismo <strong>del</strong>le scene di battaglia di<br />

Griffith: azione, movimento, e “movimento impetuoso” – e non<br />

l’estenuante, statica guerra di trincea che caratterizzò gran parte <strong>del</strong><br />

conflitto. Poi aggiunge che sono molto più vicini alla realtà i due giorni<br />

che il Ragazzo trascorre nel cratere <strong>del</strong>la bomba.Anche se, guardando<br />

quella scena, viene da chiedersi come faccia il Ragazzo, che si trova lì<br />

da appena due giorni, a capire quando sarebbe arrivato il momento<br />

per dare il segnale <strong>del</strong>l’attacco. A parte questa unica eccezione, la<br />

mancanza di realismo di Griffith nel descrivere la guerra va<br />

indubbiamente a discapito <strong>del</strong> suo tentativo di raggiungere una<br />

maggiore autenticità includendo le scene girate in Francia.<br />

Perciò, malgrado la continua combinazione di materiale girato in<br />

Inghilterra, Francia e America, Hearts rimane, nella sua raffigurazione<br />

<strong>del</strong>la guerra, altrettanto convenzionale quanto gli altri film sul primo<br />

conflitto mondiale interamente girati ad Hollywood.<br />

Come ho già accennato, dopo la sperimentazione dei suoi due grandi<br />

film <strong>del</strong>la metà degli anni ’10, Griffith passò bruscamente a uno stile<br />

cinematografico di impronta conservatrice. A questo corrispose un<br />

approccio antiquato anche sul piano narrativo. Lo stesso Schickel ha<br />

evidenziato i cliché e la scarsa plausibilità <strong>del</strong>le scene non-militari di<br />

Hearts, dove Griffith, intrappolato nel melodramma di stampo teatrale,<br />

ripete la familiare e semplicistica nozione <strong>del</strong>la minaccia di stupro<br />

come epitome degli orrori <strong>del</strong>la guerra. Sicuramente, anche The Birth<br />

of a Nation e Intolerance non erano esenti da scene melodrammatiche<br />

e antiquate, che però sembravano sparire in secondo piano di fronte<br />

alle audaci sperimentazioni tecniche. In Hearts of the World, i momenti<br />

più emozionanti sono quelli <strong>del</strong>le scene più intime e raccolte, che<br />

ricordano i migliori Biograph di Griffith.<br />

In definitiva, la forza di Hearts risiede nelle sue scene individuali,<br />

giacché i meccanismi di progressione <strong>del</strong>la trama sono da vecchio<br />

macinino. All’inizio, il racconto si dilunga nella presentazione dei<br />

personaggi senza chiarire subito quali sono i loro scopi e le loro<br />

speranze come ormai comunemente avveniva nelle trame<br />

hollywoodiane. In tal senso, basta solo guardare i film di Douglas

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