Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents
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Fuori quadro / Out of Frame<br />
ENTUZIAZM: SIMFONIIA DONBASSA [ENTUSIASMO:<br />
LA SINFONIA DEL DONBASS / ENTHUSIASM: SYMPHONY OF<br />
THE DONBASS] (VUFKU [Comitato panucraino per il cinema e<br />
la fotografia/All-Ukrainian Photo and Film Administration], USSR<br />
1930)<br />
Re./dir: Dziga Vertov; aiuto regista/asst. dir: Elizaveta Svilova; f./ph: Boris<br />
Tseitlin; mus: Nikolai Timofeev (& Dziga Vertov); suono/sd: Petr Shtro,<br />
Nikolai Timartsev, K. Chibisov, Kharitonov; amministratore di prod./<br />
prod. admin: Nemirovskii; 35mm, 1849 m., 67’ (24 fps),<br />
Österreichisches Filmmuseum.<br />
Didascalie e sottotitoli in russo e ucraino / Russian and Ukrainian<br />
dialogue & subtitles.<br />
La fondamentale retrospettiva Vertov <strong>del</strong>le <strong>Giornate</strong> 2004 ha dato<br />
agli spettatori un’opportunità che non s’era mai avuta prima: quella<br />
di vedere – e di rifletterci sopra – la produzione muta di Dziga<br />
Vertov nel suo evolversi su su fino alla versione di Tri pesni o lenine<br />
(Tre canti su <strong>Le</strong>nin) predisposta (1935) per le sale non attrezzate<br />
per il sonoro. L’uscita su DVD <strong>del</strong>l’edizione di Entuziazm: Sinfonija<br />
Donbassa (1930) nel restauro <strong>del</strong> 1972 di Peter Kubelka, ci permette<br />
ora una rivisitazione <strong>del</strong>l’opera di Vertov alla luce dei suoi<br />
pionieristici esperimenti nel documentario sonoro.<br />
Entuziazm, il primo film sonoro di Dziga Vertov, il suo maggior peana<br />
al primo piano quinquennale sovietico per lo sviluppo economico<br />
(1928-1932), è un’opera che ti soggioga e (secondo molti) disorienta<br />
a tal punto che qualche “guida all’interpretazione” potrebbe rivelarsi<br />
utile, specie a chi vi si avvicina per la prima volta. Nel complesso, il<br />
film ha una struttura tripartita o “a tre movimenti”, come lo stesso<br />
Vertov aveva suggerito in diverse interviste ed articoli <strong>del</strong>l’epoca.<br />
Dall’ouverture iniziale (primo e secondo rullo) sull’eliminazione<br />
<strong>del</strong>le vestigia <strong>del</strong> passato – religione, alcolismo e residui zaristi vari<br />
– che ostacolano la completa realizzazione <strong>del</strong> socialismo, si passa ad<br />
una lunga sezione centrale (dal terzo al quinto rullo) che, dall’appello<br />
all’industrializzazione, descrive i processi produttivi <strong>del</strong>l’industria<br />
pesante – dall’estrazione <strong>del</strong> minerale, alla sua fusione e<br />
trasformazione in prodotto –, per culminare (rullo 6) nel movimento<br />
finale, dove i prodotti <strong>del</strong>l’industrializzazione rifluiscono in URSS (in<br />
particolare nelle campagne) e vengono celebrati.<br />
Fin qui tutto chiaro; eppure da una prospettiva storica il rapporto<br />
tra questa forma base e ciò che Vertov effettivamente voleva – e<br />
persino ciò che forse riuscì a filmare ed a montare – rimane oggetto<br />
di controversie. Il piano quinquennale cominciò ad essere<br />
seriamente applicato verso la fine <strong>del</strong> 1929, con campagne<br />
antireligiose, pro-industrializzazione e pro-collettivismo condotte<br />
contemporaneamente nella regione <strong>del</strong> Donbass, nell’Ucraina<br />
orientale (dove fu girata gran parte <strong>del</strong> film). Queste campagne, e la<br />
resistenza che ne seguì, portarono al caos nel Donbass ed altrove<br />
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con conseguenze anche su Entuziazm. Gli enormi problemi legati al<br />
trasporto <strong>del</strong>le attrezzature, al piano di lavorazione ed alle massicce<br />
perdite di materiale girato e registrato spinsero Vertov a definire<br />
Entuziazm “un film mutilato in battaglia. Fatto a pezzi. Diventato<br />
rauco. Coperto di ferite.”<br />
A quanto pare, certe di quelle ferite peggiorarono in studio: come<br />
risulta dai documenti, Vertov, amareggiato si lamentò con gli<br />
amministratori <strong>del</strong>lo studio di Kiev per la tardiva preparazione <strong>del</strong>le<br />
copie, per il furto di immagini allo scopo di riciclarle in altri film e,<br />
quel che più conta, per la sincronizzazione scadente. <strong>Le</strong> cose<br />
vennero ulteriormente complicate dal fatto che, dopo certe aspre<br />
critiche mosse al film in seguito alla proiezione – a Kiev nel<br />
novembre <strong>del</strong> 1930 – <strong>del</strong> montaggio preliminare,Vertov stesso, pare,<br />
ridusse la pellicola (secondo una <strong>del</strong>le fonti) da 3100 a 1800 metri:<br />
un taglio decisamente drastico.<br />
Ma soprattutto le difficoltà incontrate durante le riprese sembrano<br />
aver significativamente influito sulla struttura stessa <strong>del</strong> film. Come<br />
si capisce chiaramente dagli itinerari programmati per la primavera<br />
<strong>del</strong> 1930, il regista voleva che Entuziazm comprendesse materiale<br />
ben più differenziato – comprese immagini di scuole, asili, sanatori,<br />
attività di centri culturali – rispetto a quanto possiamo vedere nel<br />
film montato. Un’intera sezione aggiuntiva avrebbe dovuto essere<br />
dedicata al tempo libero degli operai, con un lavoratore-tipo <strong>del</strong><br />
Donbass (“Io, un operaio <strong>del</strong> Donbass”) che sale uno scalone di<br />
marmo fino al suo nuovo palazzo <strong>del</strong>la cultura, dove potrà divertirsi<br />
giocando a scacchi, ascoltando la radio, suonando, cantando,<br />
recitando, e così via (si pensi, per un’analogia, alla sequenza <strong>del</strong><br />
“circolo operaio” in Celovek s kinoapparatom [L’uomo con la<br />
macchina da presa]). Sembra che Vertov non riuscisse a decidere se<br />
questa celebrazione <strong>del</strong> tempo libero dovesse occupare la prima o<br />
l’ultima sezione di Entuziazm, ma di certo era centrale per la sua<br />
concezione <strong>del</strong> film, che si concludeva mostrando, per così dire,<br />
“solo lavoro e niente divertimento o quasi”.<br />
Allo stesso tempo, Entuziazm non è una vittima degli eccessi <strong>del</strong><br />
piano quinquennale, ma vi partecipa a pieno titolo “attuandolo<br />
pienamente sul fronte <strong>del</strong> cinema sonoro”. Il film è un’opera di<br />
svolta, un progetto in cui, sin dall’inizio, era esplicita una certa<br />
tensione, una <strong>del</strong>iberata volontà di spingersi oltre (<strong>del</strong>iberata al<br />
punto che a metà <strong>del</strong>le riprese Vertov e i suoi collaboratori si<br />
proclamarono ufficialmente, sulle pagine <strong>del</strong>la Pravda, “lavoratori<br />
d’assalto”). Per i cineasti sovietici, il principale obiettivo da<br />
raggiungere nel 1929-1930 era il cinema sonoro in quanto tale;<br />
inutile dire che le convinzioni relative al cine-occhio proprie di Vertov<br />
lo spinsero oltre, verso l’impresa davvero “impossibile” di registrare<br />
suoni e immagini <strong>del</strong>la realtà, con tanto di suono dal vivo<br />
sincronizzato.<br />
Il documentario sonoro era stato ampiamente liquidato come una<br />
FUORI QUADRO<br />
OUT OF FRAME