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Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents

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stampa locale, quella di categoria e anche le riviste per amatori<br />

saltarono sul carro <strong>del</strong> vincitore, esprimendo solo qualche riserva su<br />

dettagli minori. Julian Johnson di Photoplay (dicembre 1916) scrisse:“È<br />

una piacevole carrellata storica; un veloce viaggio attraverso i secoli,<br />

un corso didattico condensato in una sola serata. Intolerance è il più<br />

straordinario esperimento di racconto per immagini mai tentato<br />

prima”.<br />

Secondo l’Herald di New York (6 settembre 1916), “...le scene <strong>del</strong>la<br />

guerra babilonese hanno spinto il pubblico elettrizzato a un applauso<br />

spontaneo per il loro intenso realismo. La festa indetta da Baldassarre<br />

per celebrare la vittoria sull’assalitore Ciro si svolge in un ambiente<br />

di dimensioni colossali, con l’occhio onniveggente <strong>del</strong>la cinepresa che<br />

segue passo per passo lo spettacolare evento”. Il critico <strong>del</strong> N.Y. Call<br />

(10 ottobre 1916) esibì una personale predisposizione all’epica già<br />

nel titolo <strong>del</strong>la sua recensione: “L’opera più grandiosa fin qui<br />

realizzata nell’arte <strong>del</strong>la regia cinematografica”. L’articolo cominciava<br />

così:“Fa sembrare Cabiria uno spettacolino di marionette – tanto per<br />

parlar chiaro”.<br />

E perfino Alexander Woollcott, pur riservando a Intolerance una<br />

stroncatura sul New York Times (10 settembre 1916) – “Lo splendore<br />

senza precedenti <strong>del</strong>la ineffabile ricostruzione storica si combina con<br />

una grottesca incoerenza di disegno e una totale vacuità di pensiero”<br />

– ammetteva che “le scene spettacolari valgono abbondantemente<br />

una visita al Liberty… L’immaginazione e la forza personale che<br />

emergono da questa impresa suggeriscono un uomo di grande<br />

statura. Il signor Griffith si configura come un novello Ciro. Entrambi<br />

hanno conquistato Babilonia. E varrebbe la pena di percorrere<br />

svariate miglia anche solo per vedere l’episodio babilonese”.<br />

E sicuramente molte ne percorse Griffith, che accompagnò le<br />

anteprime <strong>del</strong> suo film attraverso tutta l’America, prima a Brooklyn e<br />

a Pittsburgh, poi a Fila<strong>del</strong>fia, Milwaukee e Saint Louis. Griffith modificò<br />

e perfezionò la presentazione, ritoccando di volta in volta alcune<br />

parti <strong>del</strong> film.Tra le altre cose, lui e la sua società decisero di ampliare<br />

l’organico <strong>del</strong> coro quando il film giunse a Chicago e a Pittsburgh;<br />

mentre, a Washington DC, al posto <strong>del</strong> coro, preferì avvalersi di solisti<br />

che cantavano sulle musiche degli episodi babilonese e francese.<br />

Quando poi, nel 1917, vendette i diritti di distribuzione di Intolerance<br />

in tutto il Paese, introdusse una clausola contrattuale che impegnava<br />

il distributore “a dedicare al film la [sua] massima attenzione e a<br />

sperimentare l’impiego di un conferenziere (il corsivo è un’aggiunta;<br />

contratto Wark/McCarthy, 9 giugno 1917; cfr. accordo<br />

Wark/McSween, 6 settembre 1917).<br />

Non sappiamo con certezza se Griffith, dopo la “prima”<br />

newyorchese, abbia aggiunto nuovo materiale fotografico al suo film,<br />

ma se così fu, ciò avvenne sicuramente a breve distanza dal debutto.<br />

<strong>Le</strong> parti in questione riguardano le sequenze con le donne seminude<br />

in posa nel tempio <strong>del</strong>l’amore, poi nuovamente inserite nella danza<br />

<strong>del</strong> Tammuz. In realtà è impossibile stabilire se le scene <strong>del</strong> tempio<br />

<strong>del</strong>l’amore e <strong>del</strong>la danza <strong>del</strong> Tammuz come le vediamo oggi siano<br />

apparse in tempo per la “prima” newyorchese. Ma verso la metà di<br />

80<br />

novembre quelle scene erano sicuramente al loro posto, perché un<br />

fan newyorchese mandò a Griffith un rotolo di 26 piedi di versi<br />

scadenti che vi facevano esplicito riferimento. Sappiamo che le scene<br />

erano presenti anche quando il film fu presentato a Chicago, dove il<br />

locale comitato di censura fece pressione perché Griffith le tagliasse.<br />

I nudi sopravvissero all’attacco dei censori di Chicago, così come<br />

uscirono indenni da scontri simili a San Francisco e a Los Angeles. Poi<br />

caddero nel mirino dei furibondi censori <strong>del</strong>la Pennsylvania, cui<br />

Griffith dette strenuamente battaglia. A Pittsburgh e a Fila<strong>del</strong>fia, le<br />

scene di nudo vennero usate come oggetto di contrattazione, ma<br />

anche come elemento di distrazione per sviare l’attenzione dei<br />

censori dallo sciopero operaio e dalla satira antiriformista che molte<br />

commissioni esaminatrici ritenevano diffamatori.<br />

Vergini sacre a parte, le modifiche che Griffith apportò al film a<br />

partire dal settembre 1916 fino alla fine di febbraio <strong>del</strong> 1917,<br />

quando il tour <strong>del</strong>le anteprime americane di Intolerance si concluse,<br />

furono solo ritocchi di poco conto a un’opera anomala e di difficile<br />

controllo che sin dall’inizio si era sviluppata come una “maestosa<br />

improvvisazione”. Stabilire con esattezza quando abbia eliminato le<br />

scene descrittive dall’episodio sulla Passione di Cristo, quando<br />

abbia tolto la breve e inessenziale sequenza <strong>del</strong>l’assassinio di de<br />

Coligny durante il massacro degli ugonotti, o alterato questa o<br />

quella didascalia, è virtualmente impossibile perché Griffith non<br />

smise mai di considerare il suo film come un work in progress. Senza<br />

meno le modifiche continuarono fino al 27 febbraio <strong>del</strong> 1917,<br />

quando Griffith presenziò alla sua ultima anteprima a St. Louis. A<br />

partire da quella data, la versione <strong>del</strong> film aveva raggiunto la sua<br />

forma definitiva – e tale restò almeno fino alla fine di giugno, quando<br />

il road show di Intolerance, in sale selezionate e a prezzi speciali, ebbe<br />

termine. – RUSSELL MERRITT [DWG Project # 543]<br />

True to what had already become his customary practice, Griffith started<br />

work on his new movie while editing The Clansman in late fall 1914.The<br />

new film, called The Mother and the Law, was intended as a companion<br />

piece to The Escape, released earlier that year. In it, Griffith recast Mae<br />

Marsh and Bobby Harron for another study of prostitution and gangs in<br />

the city slums. By January 1915, the 3-reeler was virtually complete,<br />

enabling Griffith to turn his full attention to the exhibition of his Civil War<br />

feature. In late February he left California to oversee its New York<br />

premiere and battle his antagonists in the accompanying censorship<br />

brawls. Not until May, after Birth’s controversies were at their peak, did<br />

Griffith return to his slum story, now determined to build on Birth’s<br />

success. He famously decided to expand the story, transforming Mother<br />

into an exposé of industrial exploitation. He built lavish sets (notably the<br />

Mary Jenkins ball, the mill-workers’ dance hall, the Chicago courtroom, and<br />

the San Quentin gallows); added the strike sequence and last-minute<br />

rescue; and introduced the motif of mill owner Jenkins, his ugly sister, and<br />

the wicked civic reformers.<br />

The expansion was, in part, an effort to capitalize on the headlines<br />

surrounding John D. Rockefeller, Jr., who had stirred up controversy and

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