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Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents

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LA TERRE (S.C.A.G.L., FR 1919-21)<br />

Re./dir: André Antoine; a. re./asst. dir: Georges Denola, [Julien<br />

Duvivier?]; scen., adatt./adapt: André Antoine, dal romanzo di/from the<br />

novel by Emile Zola; f./ph: René Guychard, René Gaveau; cast:* Armand<br />

Bour (Père Fouan), René Alexandre (Jean Macquart), Germaine Rouer<br />

(Françoise), Jean Hervé (Louis, “Buteau”), Jeanne Briey (Lise), Emile<br />

Milo (Hyacinthe,“Jésus-Christ”), Berthe Bovy (Olympe,“La Trouille”),<br />

? (“La Cognette”), Max Charlier (Delhomme), Maxime Desjardins<br />

(Soulas, il vecchio pastore/the old shepherd), Jeanne Grumbach? (la<br />

Grande), ? (Bécu, il guardiacaccia/the gamekeeper), René Hiéronimus<br />

(Nénesse), Jacques <strong>Le</strong>rner (Delphin), Armand Numès (M. Charles);<br />

dist: Pathé-Consortium-Cinéma; riprese/filmed: 1919; anteprima per<br />

stampa ed esercenti/trade show: 31.8.1921; ppp/rel: 30.9.1921; 35mm,<br />

6761 ft., 95’ (19 fps), Photoplay Productions. Restauro in<br />

collaborazione con / Restoration in collaboration with Cinémathèque<br />

Royale de Belgique, Cinémathèque Française, Gosfilmofond.<br />

Didascalie in francese / French intertitles.<br />

* Secondo le ricerche condotte dallo storico <strong>Le</strong>nny Borger, in un paio<br />

di casi l’elenco dei personaggi e degli interpreti che attualmente<br />

compare sulla copia non è corretto e va modificato come sopra<br />

riportato. / Per film historian <strong>Le</strong>nny Borger, research indicates that the cast<br />

and character credits should be as listed above; one or two are inaccurate<br />

as they currently appear on the print.<br />

La terre è il compendio perfetto dei “film di vita contadina” francesi<br />

dei primi anni ’20, una sottocategoria dei molteplici melodrammi<br />

realistici girati dopo la Grande Guerra e volti a rappresentare<br />

un’ampia gamma di aree geografiche e culture provinciali, dalle rive<br />

dei mari, dei fiumi o dei canali fino alle montagne ed alle pianure<br />

agricole. Se da un lato questi melodrammi condividono le<br />

preoccupazioni per il folklore di quella che Linda Nochlin ha definito<br />

“la pittura di genere regional-pittoresco” <strong>del</strong> diciannovesimo secolo,<br />

nondimeno si basano anche su due modi di presentazione paralleli,<br />

eppure non sempre compatibili: ovviamente, la narrativa ed il teatro<br />

<strong>del</strong> naturalismo francese, ma anche la pittura impressionista. La<br />

critica aspra, a tratti fatalistica, <strong>del</strong>l’una si combina, a volte con un<br />

certo disagio, con il piacere estetico <strong>del</strong>l’altra di catturare “le verità<br />

<strong>del</strong>la natura en plein air.”<br />

I film sui contadini, in particolare, documentano il retroterra <strong>del</strong>le<br />

regioni agricole <strong>del</strong>la Francia occidentale, centrale e meridionale (il<br />

Nord e l’Est erano stati distrutti dalla guerra). Colti nel loro insieme,<br />

tendono a coltivare una percezione dei paesaggi naturali<br />

contrassegnata dalla nostalgia, persino dalla malinconia, un effetto<br />

dovuto forse alle devastazioni belliche ed al lento adattamento <strong>del</strong><br />

paese ad un mondo sempre più “moderno”.<br />

Il soggetto di La terre non è dissimile da quello <strong>del</strong> Re <strong>Le</strong>ar di<br />

Shakespeare, nel senso che racconta la storia di un anziano<br />

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contadino, il vecchio Fouan, che divide la sua terra tra i figli ormai<br />

adulti confidando che essi provvederanno a lui e alla moglie. Invece,<br />

li vedremo tramare avidamente l’uno contro l’altro e contro il loro<br />

stesso padre e benefattore; anche i personaggi più positivi, Jean e<br />

Françoise, alla fine agiranno per interesse, rifiutandosi di difendere il<br />

vecchio Fouan contro Buteau, il loro maggior rivale ed antagonista.<br />

Ne deriva una serie di lutti e di sfratti che per poco non distrugge<br />

la famiglia (ma senza alcun effetto sul proprietario terriero più ricco<br />

<strong>del</strong>la regione) per concludersi, una mattina d’inverno, con il vecchio<br />

Fouan, solo e senza casa, che si trascina sulla terra spoglia che un<br />

tempo era sua.<br />

Peraltro, una buona parte di questa cupa storia si ambienta in un<br />

paesaggio di grande ricchezza, le feconde pianure agricole <strong>del</strong>la<br />

regione di Beauce, dove fu girata quasi tutta la pellicola, utilizzando<br />

la luce naturale (l’illuminazione artificiale è limitata a due sole scene,<br />

quelle che mostrano i tentativi di sottrarre i risparmi al vecchio<br />

Fouan).All’epoca, la meticolosità pittorica <strong>del</strong>le immagini rammentò<br />

al critico cinematografico Paul de la Borie le opere di Jean-François<br />

Millet. Si notino, ad esempio, specie nelle scene <strong>del</strong> raccolto, i molti<br />

campi lunghi in cui uno o più personaggi sono collocati in “spazi<br />

profondi” sapientemente composti cosicché essi sembrano essere<br />

parte <strong>del</strong>la terra stessa. Il fatto, poi, che gli interpreti principali, in<br />

buona parte provenienti dalla Comédie Française, raramente<br />

sembrino “fuori posto” rafforza nel film l’estetica <strong>del</strong> realismo<br />

pittorico.<br />

Questo concetto di una terra che paradossalmente produce<br />

bellezza e ricchezza ma anche desideri autodistruttivi a stento<br />

repressi è complicata da vari esempi di ironia. Nel corso <strong>del</strong> film, si<br />

vede in lontananza una cattedrale (Chartres?), ma non c’è nessun<br />

prete nella storia, e quando il vecchio Fouan vi cerca rifugio trova la<br />

porta sbarrata. Verso la fine, un pastore parla a Fouan come un<br />

saggio patriarca, ma ha poco da offrirgli, anche in termini di consigli.<br />

L’ironia si fa particolarmente aspra poco dopo, quando le<br />

inquadrature di una vita che finisce si alternano con quelle di un’altra<br />

che “inizia”: mentre il vecchio Fouan si accascia e muore in un<br />

campo, la Cognette si sveglia, si stiracchia con voluttà e si pettina<br />

davanti alla finestra aperta. – RICHARD ABEL<br />

La Terre (“Earth”) epitomizes the French “peasant films” of the early<br />

1920s, a subset of the numerous realist melodramas produced after the<br />

Great War that depicted a wide range of geographical areas and<br />

provincial cultures, from the seacoasts and rivers or canals to the<br />

mountains and agricultural plains. If these realist melodramas share the<br />

folklorist concerns of what Linda Nochlin has called 19th-century<br />

“picturesque regional genre painting”, they also depend on two parallel,<br />

yet not always compatible, modes of representation – that, most obviously,<br />

of French naturalistic fiction and drama, but also that of Impressionist<br />

painting as well.The one’s harsh, even fatalistic critique of the social order<br />

is combined, sometimes uneasily, with the other’s aesthetic pleasure in<br />

capturing “the verities of nature en plein air.”

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