Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents
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noted it as an innovation:“Lillian Gish plays Jennie and once more [is this<br />
a reference to her performance in The Greatest Thing in Life?] departs<br />
from her old line of work to create a character part that is a combination<br />
of wistful awkwardness and inward grace. Some of her business<br />
approaches dangerously near to farce, but it is funny and most persons<br />
will forgive its introduction.” John Jr. is clearly the protagonist of A<br />
Romance of Happy Valley, and the ending hardly involves Jennie until the<br />
final reconciliation, but through the central stretches of the movie, she is<br />
much more prominent, and her part is much more varied. Gish’s success<br />
in creating this passive, comic yet touching heroine may well have<br />
suggested to Griffith a film in which the heroine would, without openly<br />
seizing the initiative, be the real protagonist, her partner essentially a foil.<br />
The very existence of The Griffith Project, implying as it does that every<br />
film directed by Griffith is of interest, precludes the archival attitude that<br />
there are Griffith films so minor that they need not be preserved. Indeed,<br />
film archivists now think of their work much more as librarians in deposit<br />
libraries do, to preserve every published work. Although A Romance of<br />
Happy Valley is a “small” film, and as such may not be as successful as<br />
some of his other small films, perhaps most particularly True Heart<br />
Susie, precisely as an adumbration of certain aspects of that film, it<br />
highlights an interest in narrative experimentation in Griffith that has<br />
largely been ignored. – BEN BREWSTER [DWG Project # 570]<br />
Prog. 5<br />
THE FALL OF BABYLON (D.W. Griffith, US 1919)<br />
Re./dir: D.W. Griffith; cast: Tully Marshall, Constance Talmadge, Elmer<br />
Clifton, Alfred Paget, Seena Owen, George Siegmann, Elmo Lincoln;<br />
16mm, 1743 ft., 73’ (16 fps),The Museum of Modern Art.<br />
Didascalie in inglese / English intertitles.<br />
Sul finire <strong>del</strong> 1918, Griffith ricavò da Intolerance due lungometraggi<br />
dalla struttura convenzionale: The Fall of Babylon e The Mother and The<br />
Law. Per entrambi girò alcune nuove scene, reinserì brani non utilizzati<br />
nell’epico originale, e modificò parzialmente didascalie e montaggio.<br />
Dei due, The Fall of Babylon è quello che ha subito minori alterazioni<br />
rispetto all’originale. Una nuova didascalia introduttiva cerca di<br />
stabilire un maggiore equilibrio tra la spettacolarità di Babilonia e la<br />
vicenda personale <strong>del</strong>la ‘ragazza di montagna’: LA STORIA DI UNA<br />
CITTÀ – E DI COLORO CHE LA AMANO – E DI UNA GIOVANE<br />
DONNA SCESA DAI MONTI PER FARSI UN ABITO NUOVO –<br />
CHE SI TROVA CASUALMENTE COINVOLTA IN UNA DELLE PIÙ<br />
GRANDI AVVENTURE DI TUTTI I TEMPI. Molte <strong>del</strong>le sequenze e<br />
<strong>del</strong>le inquadrature aggiunte all’inizio <strong>del</strong> film, riguardano appunto la<br />
storia individuale <strong>del</strong>la ragazza di montagna (Constance Talmadge) che<br />
ora impara ad “apprezzare i baci” con il rapsodo e a padroneggiare “la<br />
camminata alla moda” osservando le donne di città. La nuova enfasi<br />
portava Variety (25 luglio 1919) a dichiarare: “In questa versione, si<br />
riesce ad apprezzare a pieno il meraviglioso lavoro fatto da Constance<br />
95<br />
Talmadge, che nel film originale si perdeva in una storia intricata e<br />
difficile da seguire. Ora è sempre al centro <strong>del</strong>l’azione e si ha più agio<br />
di seguirla e apprezzarla”.Anche la caratterizzazione di Ciro (George<br />
Siegmann) è leggermente approfondita, come emerge dalla divertente<br />
scena in cui interroga un “sacro cavallo bianco” sulla opportunità di<br />
attaccare Babilonia. (Il cavallo fa un cenno d’assenso con la testa).<br />
Pur se la maggior parte di The Fall of Babylon non era significativamente<br />
cambiata rispetto a Intolerance, senza meno la sua presentazione<br />
costituì una esperienza <strong>del</strong> tutto diversa per il pubblico <strong>del</strong> 1919. Il<br />
film venne infatti inserito all’interno di un elaborato spettacolo<br />
teatrale, perché evidentemente Griffith non intendeva confinare la sua<br />
Babilonia nell’ambito ristretto di un film come tutti gli altri. La<br />
spettacolare presentazione, riadattata di città in città con artisti<br />
diversi, iniziava con un prologo narrato dal vivo da un attore vestito<br />
da sacerdote babilonese e comprendeva svariati numeri musicali e<br />
danze che si mischiavano al film. La prima versione aveva debuttato a<br />
Los Angeles nel gennaio <strong>del</strong> 1919, ma la produzione che ottenne<br />
maggiore eco di stampa fu quella newyorchese <strong>del</strong> mese di luglio,<br />
dove, secondo Variety, lo spettacolo “equamente ripartito tra schermo<br />
e palcoscenico, si apre con un tableau, in parte mimato dal vivo e in<br />
parte proiettato su un piccolo schermo speciale, dove protagonista è<br />
New York, la moderna Babilonia; dopo una dissolvenza, appare lo<br />
schermo grande con le prime immagini <strong>del</strong> film”. Durante la prima<br />
festa di Baldassarre, l’azione dal vivo si spostava su una danza,<br />
piuttosto osé, di una ballerina di nome Kyra (“che se fosse stata<br />
presentata all’Olympic o al Columbia avrebbe sicuramente richiamato<br />
l’intervento dei poliziotti… Kyra mostra tutto il mostrabile pur<br />
restando ‘nei limiti consentiti’”; sempre da Variety). <strong>Le</strong> interpolazioni<br />
teatrali includevano anche un duetto di una coppia di cantanti lirici che<br />
impersonavano la ragazza di montagna e il rapsodo (“Ma sarebbe stato<br />
meglio sopprimerlo prima <strong>del</strong>la ‘première’”, sostenne Variety.“Il tenore<br />
era in balia <strong>del</strong> panico da palcoscenico e non riusciva a padroneggiare<br />
la voce”). Poco prima <strong>del</strong>l’attacco finale di Ciro contro Babilonia,<br />
riappariva sul palcoscenico Kyra, (“una figura davvero singolare e<br />
dall’apparente ossatura flessibile”, la cui seconda danza “ha ammaliato,<br />
o forse sconcertato, gli spettatori” (The New York Times, 22 luglio<br />
1919). Il fatto che The Fall of Babylon si prestasse così bene a questo<br />
tipo di interpolazioni non fa che confermare la sua natura di film<br />
spettacolare più che narrativo, anche in questa versione riveduta <strong>del</strong><br />
1919.<br />
La principale differenza di trama rispetto a Intolerance emerge<br />
soprattutto nel finale decisamente meno tragico di The Fall of Babylon.<br />
Un uso selettivo <strong>del</strong>le sequenze di Intolerance sulla morte <strong>del</strong>la ragazza<br />
elimina la freccia conficcata nel suo petto e la fa vedere solo<br />
duramente provata dalla sconfitta. Poi l’eroina viene portata al<br />
cospetto di un giurì di conquistatori persiani come una sorta di<br />
curiosità – una ragazza trovata a combattere a fianco degli uomini<br />
babilonesi. Il loro sbrigativo verdetto è “PASSATELA PER LE ARMI E<br />
GETTATELA NEL LETAMAIO”, ma il rapsodo, che assume quasi le<br />
funzioni di un avvocato difensore, afferma che la ragazza “NON È<br />
GRIFFITH