Le Giornate del Cinema Muto 2005 Sommario / Contents
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un grande compenso. Ernst Lubitsch ed il suo produttore, Paul<br />
Davidson, non rinnovarono il contratto con l’UFA e seguirono la<br />
Negri nel dicembre <strong>del</strong>lo stesso anno. Lubitsch parlò <strong>del</strong>le sue nuove<br />
prospettive sulla rivista Der Film (febbraio 1921): “Adesso potrò<br />
realizzare film più spettacolari che mai. Nonostante il contratto<br />
americano, però, il mio stile non cambierà. Conserverò sempre le<br />
tipiche qualità tedesche, che per me sono una sceneggiatura<br />
attentamente e logicamente sviluppata e la tecnica recitativa.”<br />
Nell’aprile <strong>del</strong> 1921 Blumenthal, Rachmann e Zukor fondarono<br />
ufficialmente la Europäische Film-Allianz (EFA), mettendo in seguito<br />
sotto contratto i migliori artisti tedeschi: oltre a Lubitsch ed alla Negri,<br />
scritturarono i registi Joe May e Max Reinhardt; gli attori Emil Jannings,<br />
Harry Liedtke e Mia May; lo sceneggiatore Hanns Kräly; gli operatori<br />
Werner Brandes e Theodor Sparkuhl; gli scenografi Ernst Stern, Kurt<br />
Richter e Martin Jacoby-Boy. Grazie a spettacolari investimenti, l’EFA<br />
cercò di fondare una compagnia sulla stessa scala <strong>del</strong>l’UFA, con<br />
branche per la produzione e gli studi (EFA Studio-Film GmbH), per la<br />
distribuzione e le vendite (EFA Vertriebs GmbH) e per le proiezioni<br />
(EFA Theatre GmbH). Lubitsch, May e Reinhardt formarono proprie<br />
società, integrate nell’EFA e finanziariamente dipendenti da essa. I soldi<br />
non erano un problema, come spiegò Samuel Rachmann alla rivista<br />
Film-Kurier il primo gennaio <strong>del</strong> 1922:“Ho sempre detto a Lubitsch e a<br />
May che non devono preoccuparsi dei costi, ma solo di produrre i<br />
migliori film che si siano mai visti. Io non credo che si possa andare in<br />
bancarotta per via <strong>del</strong>le spese, ma solo perché le entrate sono troppo<br />
basse. Così, basta cercare di fare più soldi!”<br />
Subito dopo la fondazione <strong>del</strong>l’EFA, e la prima di Die Bergkatze (Lo<br />
scoiattolo, il 12 aprile <strong>del</strong> 1921, Lubitsch mise in cantiere la sua prima<br />
produzione EFA (Film-Kurier, 18 maggio 1921): “Avendo Pola Negri<br />
ancora degli impegni da onorare, abbiamo dovuto trovare un soggetto<br />
che fosse soprattutto stimolante per Emil Jannings.” Per Das Weib des<br />
Pharao, Lubitsch si concesse un tempo insolitamente lungo.<br />
Dall’elaborazione iniziale alla prima <strong>del</strong> film passarono sette mesi, un<br />
periodo in cui il prolifico regista avrebbe in passato girato almeno trequattro<br />
film. L’Ernst Lubitsch-Film affittò un terreno di 120.000 metri<br />
quadri alla periferia di Berlino, dove vennero montati set a grandezza<br />
naturale: un villaggio egizio con 50 case, diversi palazzi ed un alto muro<br />
tutt’attorno.Venne creata tutta una rete di infrastrutture che potesse<br />
ospitare la massa di comparse, con tanto di strade, forniture idriche,<br />
linee telefoniche, camerini per 8000 persone, perfino un centro<br />
medico. Scritturando Emil Jannings, Paul Wegener e Harry Liedtke,<br />
Lubitsch ebbe a disposizione in un colpo solo i tre più famosi attori<br />
<strong>del</strong> cinema tedesco <strong>del</strong>l’epoca. Invece, come protagonista femminile al<br />
posto di Pola Negri, ingaggiò la quasi sconosciuta Dagny Servaes, cui<br />
venne offerto un contratto a lungo termine dall’EFA.<br />
La lavorazione venne accompagnata da una campagna promozionale<br />
senza precedenti: i giornalisti erano portati in barca al luogo <strong>del</strong>le<br />
riprese, con tanto di bande d’ottoni, in modo da poter assistere alle<br />
grandi scene di battaglia tra Egizi ed Etiopi, con migliaia di comparse<br />
agli ordini di Lubitsch. Nello zoo di Berlino fu messa in scena per<br />
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beneficenza una grande parata notturna con gli attori tutti in costume.<br />
Der Kinematograph riferì nel dicembre <strong>del</strong> 1921 che circa 250.000<br />
studenti berlinesi, con i loro insegnanti, erano stati invitati in visita al<br />
set dopo la fine <strong>del</strong>le riprese, per poter studiare la cultura egizia. Ben<br />
prima che fosse ultimato, non si faceva altro che parlare <strong>del</strong> film.<br />
Per Lubitsch la principale innovazione furono le nuove lampade<br />
americane, che resero possibili effetti di luce totalmente nuovi nel<br />
“buio” studio <strong>del</strong>l’EFA e nelle scene notturne in esterni. Il regista poté<br />
riprendere le scene di massa usando diverse macchine da presa in<br />
contemporanea; la sequenza <strong>del</strong>la battaglia fu filmata persino da una<br />
mongolfiera.Alla fine di novembre <strong>del</strong> 1921, le riprese erano ultimate.<br />
Per il montaggio, Lubitsch ebbe bisogno di quasi un’intera settimana<br />
(di solito gli bastavano tre giorni). Dopo un ricevimento dato l’1<br />
dicembre dal presidente Ebert, desideroso di sostenere la vendita<br />
all’estero dei film tedeschi, l’8 dicembre ci fu la proiezione privata per<br />
il personale <strong>del</strong>l’EFA ed un gruppo di giornalisti selezionati, ed il 10 si<br />
tenne la festa d’addio. Il 13 dicembre Lubitsch e Davidson partirono<br />
per l’America con la prima copia di Das Weib des Pharao in valigia. A<br />
New York Ben Blumenthal aveva organizzato sontuosi ricevimenti e<br />
banchetti per presentare Lubitsch alla stampa americana e<br />
promuoverne il film. Il regista spiegò orgogliosamente ai giornalisti che<br />
alla realizzazione <strong>del</strong> film avevano collaborato 112.065 comparse.<br />
Davidson confermò il dato mostrando i conti dei fornitori dei<br />
costumi, anche se – ovviamente – le comparsate venivano contate in<br />
base ai giorni di lavoro. Nel suo desiderio di studiare il cinema<br />
americano, Lubitsch partecipò alle prime dei nuovi film di Stroheim,<br />
Griffith e Chaplin, da cui fu molto impressionato.<br />
Il regista era già rientrato in Germania quando al Criterion Theatre di<br />
New York, il 21 febbraio <strong>del</strong> 1922, si tenne la spettacolare prima <strong>del</strong><br />
film. La pellicola era stata “montata e dotata di didascalie da Rudolph<br />
Bartlett” – che ne aveva tagliato circa 700 metri. Tra le scene<br />
eliminate, c’era la lapidazione di Ramphis e Theonis alla fine <strong>del</strong> film,<br />
così da dare alla versione americana il sospirato happy ending. Il titolo<br />
d’uscita in America fu The Loves of Pharaoh, giustamente definito dall’<br />
Exhibitor’s Herald “inappropriato”. A parte questo, il film ricevette<br />
grandi consensi:“È un film davvero eccezionale,” affermò The New York<br />
Times (22 febbraio 1921). Solo la recitazione venne criticata (The<br />
Exhibitor’s Herald, 11 marzo 1921):“<strong>Le</strong> interpretazioni dei singoli attori<br />
non brillano come ci si aspetterebbe da stelle di tale grandezza e a<br />
volte alcune parti sono penosamente esagerate.” Il film ebbe 300<br />
proiezioni al Criterion, ma in altre città incontrò meno favore.<br />
La prima tedesca <strong>del</strong> 14 marzo <strong>del</strong> 1922, all’ Ufa-Palast am Zoo, fu un<br />
evento mondano di spicco: “Neanche ai tempi gloriosi di Reinhardt<br />
nessuna prima è mai stata così affollata”, scrisse Kurt Pinthus (Das<br />
Tage-Buch, 18 marzo 1922). Ci fu il tutto esaurito per sei settimane, e<br />
la stampa specializzata riferì che durante le scene di battaglia ed alla<br />
fine di ogni rullo scoppiavano applausi spontanei. La partitura<br />
orchestrale, opera <strong>del</strong> noto compositore di operette Eduard Künneke<br />
(1885-1953), fu recensita dalla stampa separatamente: era la prima<br />
volta che la musica di un film veniva presa sul serio dalla critica<br />
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